La Famiglia Proud sbarca su Disney+ ed è sempre più attuale

La famiglia Proud è disponibile per lo streaming su Disney+: com'è invecchiata la serie, a quasi vent'anni dalla sua messa in onda originale?

La Famiglia Proud sbarca su Disney+ ed è sempre più attuale
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I millennials cresciuti a pane e Disney Channel, durante le loro sessioni di zapping in tenera età si saranno imbattuti, almeno una volta, ne La famiglia Proud. Che ne conosca a memoria sigla e personaggi o che si ricordi vagamente della sua esistenza, chiunque bazzicasse il canale di Topolino nei primi anni 2000 avrà visto almeno una volta Penny, Oscar, Trudy e gli altri passare sul proprio schermo. In onda dal 2001 negli USA e dal 2003 in Italia, per un totale di due stagioni e cinquantadue episodi, La famiglia Proud è una delle nostalgiche uscite Disney+ di agosto. A distanza di quasi vent'anni dal suo debutto, com'è invecchiata la serie? Cosa si prova di fronte allo stesso prodotto nel passaggio dall'infanzia all'età adulta? Scopriamolo insieme.

La famiglia Proud in breve

La trama della serie ruota, neanche a dirlo, intorno alle giornate della famiglia Proud. I suoi componenti sono Penny Proud, la protagonista, un'adolescente studentessa al liceo; i suoi genitori Trudy e Oscar, rispettivamente una veterinaria e un imprenditore famoso per i suoi "Proud Snacks"; i suoi fratelli minori, i gemelli BeBe e CeCe, e la caustica nonna Suga Mama, madre di Oscar. Nella quotidianità dei Proud ci sono poi gli amici di Penny, Dijonay, Zoey e Sticky, e la famiglia Boulevardez, composta dai genitori Felix e Sunset e dalla figlia LaCienega, questi ultimi vicini di casa e nemici-amici dei Proud.

La struttura è quella della classica serie per ragazzi pensata per essere fruita anche in maniera discontinua in base al palinsesto televisivo, con episodi autoconclusivi da venticinque minuti ciascuno, ognuno con la propria trama. Essendo Penny una studentessa delle superiori è ovviamente centrale il tema dell'adolescenza, declinato in vari modi. Dai primi fidanzati ai gossip, dalle amicizie ai litigi, dal rapporto con i genitori al valore della famiglia; alla fine di ogni episodio Penny impara sempre qualcosa di nuovo. Il tutto, ovviamente, condito con il tocco Disney Channel, fatto di gag, situazioni esagerate e divertenti e battute di spirito.

La famiglia Proud ieri e oggi

Con Disney+ ad accogliere nel suo catalogo tutti gli episodi delle serie che popolavano l'ormai chiuso Disney Channel, la tentazione di tornare bambini per un attimo è irresistibile. Va da sé che, con vent'anni in più di esperienza sulle spalle, la seconda visione de La famiglia Proud è un'esperienza totalmente diversa rispetto alla prima nonostante, ad esempio, la sigla sia esattamente come la ricordavamo - impossibile non canticchiarla muovendosi a ritmo. Disney+ propone persino l'opzione per saltarla; cose da pazzi.

Anche perché con una cultura musicale più ampia di quella dei tuoi sette anni riesci a capire che le voci che senti sono particolarmente familiari: la sigla de La famiglia Proud è infatti cantata nientemeno che dalle Destiny's Child, con la collaborazione di Solange Knowles. L'intera serie è, a voler ben vedere, un inno alla cultura pop degli anni 2000 - e non solo. La colonna sonora, come una veloce ricerca su Internet può confermare, è composta da brani di artisti come Alicia Keys, Aretha Franklin e gli The O'Jays; e personaggi famosi del calibro di Cicely Tyson, Mo'Nique, Shaun Robinson e Mos Def fanno dei cameo vocali o persino animati, interpretando se stessi. La particolarità? Si tratta principalmente di persone di colore.

Una rappresentazione decisamente inclusiva

Agli occhi di un adulto salta subito all'occhio come La famiglia Proud fosse una serie particolarmente avanti per i tempi in cui ha visto la luce; e forse avanti persino per il modernissimo 2020. A partire già dalle premesse: protagonista è una famiglia afroamericana, con amici afroamericani (solo una delle amiche di Penny è di etnia caucasica) e vicini di casa ispanici. Nella famiglia Proud, tra l'altro, sono le donne a tirare le fila. Insomma, una lezione su come rappresentare minoranze etniche e parità di genere sul piccolo schermo.

I cinquantadue episodi che compongono la serie, come già menzionato, sono delle lezioni di vita per la protagonista Penny Proud. E sì, come già detto si parla di adolescenza, ragazzi e gelosie. Ma si parla anche di mascolinità tossica, di body positivity, del valore del denaro, di empowerment femminile e di pari opportunità per uomini e donne. Tutti argomenti "caldi" del 2020, che La Famiglia Proud riesce a sviscerare e rendere accessibili anche ai bambini, con una naturalezza per nulla scontata neanche al giorno d'oggi; figuriamoci vent'anni fa.

Al passo con i tempi

Sì, La famiglia Proud è una serie che ha i suoi anni e si vede. Dal comparto grafico chiaramente datato, all'occasionale esasperazione degli stereotipi che, seppur fatta a fin di bene, rischia di compromettere le buone intenzioni - come nell'episodio "Shock culturale", nel quale la xenofobia nei confronti di una famiglia pakistana viene portata all'estremo per permettere a Penny di criticarla e di condannare chi punta il dito contro i "diversi".

Nonostante tutto, La Famiglia Proud passa a pieni voti il vaglio del tempo; è uno show di cui avevamo bisogno nel 2001, e che oggi risulta ancor più necessario. Una serie che lascia i bambini di allora con una consapevolezza: a sette anni volevi essere Penny Proud, mentre oggi ti senti più simile a Suga Mama e al suo piglio pungente e disilluso nei confronti del mondo intero.