Legion vs Moon Knight: perché una delle migliori serie Marvel non è nel MCU

Passato anche l'hype per Moon Knight, vi invitiamo a riscoprire l'opera di Noah Hawley, un prodotto pionieristico troppo spesso dimenticato

Legion vs Moon Knight: perché una delle migliori serie Marvel non è nel MCU
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Le serie inserite nel macrocosmo del Marvel Cinematic Universe hanno ormai acquisito buona fetta del mercato, soprattutto in termini produttivi. Eppure, nessuna di esse è finora riuscita a spiccare il volo, dando sempre più l'impressione di una debacle ormai imminente. Una chiara dimostrazione di ciò è l'altalenante e incompiuto successo dell'ultima produzione targata Disney+, Moon Knight (come dimostra la nostra recensione di Moon Knight). Nonostante l'impatto in termini di attenzione mediatica, si è giunti a un punto in cui gli show Marvel finiscono sempre per scricchiolare sulle proprie premesse, fallendo nel tentativo di approfondire introspettivamente certi elementi per offrire un contenuto più complesso e maturo.

Eppure, in un tempo in cui le serie della Casa delle Idee venivano scaraventate fuori dai radar senza alcuna possibilità di mantenere un reale filo conduttore, una produzione FX si era già riuscita a contraddistinguere pur rimanendo estremamente distante al panorama MCU. Legion, opera tanto complessa quanto sottovalutata, è stata senza dubbio uno dei prodotti più interessanti slegati dalla Marvel, mandato in onda su Fox in Italia e attualmente presente in catalogo su Disney+ (qui trovate le uscite Disney+ di maggio 2022). Lo show ideato e scritto dal Noah Hawley di Fargo è stato l'unico a creare dei presupposti ideali al suo svolgimento, pur non avendo mai scalfito neppure la superficie del proprio universo narrativo di appartenenza. Cerchiamo quindi di riaccendere la luce su uno dei migliori prodotti ispirati ai fumetti, uno dei serial più coraggiosi e originali degli ultimi anni.

L'importanza di essere Legione

Il personaggio di Legione è uno dei più intriganti eppure fra i meno noti del panorama Marvel: la sua schizofrenia e i suoi incredibili poteri psichici l'hanno sempre reso un essere a metà tra l'antieroe e il villain, e la serie ha sin da subito mostrato il potenziale di cui un simile contesto può disporre. Lo spunto più interessante in tal senso, volto a concentrarsi su uno sguardo introspettivo proprio come il recente Moon Knight, non ha però permesso allo show di sfondare: ottime risposte dalla critica, ma poco impatto sul pubblico, nonostante una folta schiera di aficionados.

La narrazione di Legion nasce atipica già alla sua fonte: il personaggio di David Haller (Dan Stevens) è sempre stato visto come una scheggia impazzita all'interno dell'Universo fumettistico Marvel. La sua figura traviata e tormentata dalla schizofrenia è in realtà in possesso di una qualità e un potere fuori dal comune in tutto il regno mutante. Il racconto della serie parte proprio da qui: David è un paziente di un ospedale psichiatrico, vittima di se stesso e dei suoi problemi di personalità, ma scopre passo dopo passo l'incredibile capacità di cui dispone.

Facendo affidamento sul più classico dei narratori inaffidabili, gli eventi prendono presto una piega che porta al capovolgersi della prospettiva, tramutando la malattia mentale del protagonista e la sua lotta interiore in una realtà ben più grande di lui. Grazie all'incontro con alcuni comprimari, fra cui la stravagante Lenny (Aubrey Plaza), David si ritroverà a combattere una guerra senza esclusione di colpi in cui soltanto lui può risultare decisivo. Le ipotesi iniziali vanno quindi via via confermandosi, cambiando la visione del personaggio e di conseguenza la narrazione man mano che gli episodi proseguono.

Con il mutamento della percezione di David si stravolgono automaticamente tutti gli elementi presentati a schermo, formando scena dopo scena uno spettacolo visivo che gioca costantemente con l'attenzione dello spettatore stimolandolo e incuriosendolo tra rimandi, rebus e veri e propri giochi d'intuizione. Legion si pone quindi l'obiettivo di raccontare la "lotta" del protagonista, partendo dai traumi interiori fino ad affrontare le guerre esterne alla sua psiche.

La scelta di una penna esperta e sapiente come quella di Hawley di raccontare Legione risulta quindi tanto coraggiosa quanto bizzarra, se si pensa alla sua notorietà e al panorama di scelte disponibili. Eppure, gli scenari e gli sviluppi presentati si sono rivelati quanto mai congeniali alla visione di un autore capace di portare su schermo una caotica e kaleidoscopica avventura che poggia le sue fondamenta sulla presa di coscienza dei disturbi mentali, contrapponendola a molte classiche rappresentazioni dei disturbi mentali.

Un viaggio "astrale"

Nel mettere in scena una simile complessità interiore per i personaggi, ma esteriore per chi si trova a osservare le vicende narrate, Hawley e soci hanno posto maggiormente la loro attenzione al contesto e alla sua costruzione visiva e concettuale. Ogni elemento - scenografico e non - che appare su schermo è pensato e ragionato per richiamare in maniera più o meno esplicita qualche frammento narrativo o qualche dettaglio sulle evidenti interferenze cognitive del protagonista.

Il tutto assume così sin dai trailer e dagli spot un look folle e quasi psichedelico, ma che anche nei momenti più deliranti acquisisce completamente senso: osservando la realtà presentata con un filtro molto simile a quello che potrebbe avere David, lo spettatore rimane aggrovigliato in una matassa di pensieri discordanti e apparentemente sconnessi tra loro.

L'unico elemento di distacco con la prospettiva del protagonista è infatti rappresentato dal punto di vista più esterno che viene concesso a chi osserva. Distinguendo la realtà materiale da un vero e proprio "piano astrale" in cui la mente può trovare libero sfogo, la messa in scena di Legion riesce a trasportare e a divertire con grandissima originalità, al punto di permettersi anche alcune sbavature nel suo costante osare con qualcosa di mai pienamente approfondito altrove. Un'opera simile riesce a elevarsi rispetto alle concorrenti perché si mantiene dall'inizio alla fine libera da coerenze esterne e marasmi di dettagli da giustificare. Legion acquisisce uno status superiore per il semplice pregio di mantenere la propria coerenza interna seguendo le dinamiche che essa stessa ha posto, per quanto caotiche siano. A differenza di altri prodotti simili, e lo stesso Moon Knight ne è la prova schiacciante, questa serie è l'unica che riesce a trovare la giusta sintesi tra forma e contenuto.

Non serve arrovellarsi troppo su eventuali scelte drastiche, preoccuparsi nel mettere in scena fantasie di ogni tipo con effetti speciali a iosa o palesarsi in tutta la propria imprevedibilità. Legion è uno dei migliori prodotti di stampo supereroistico perché si diverte a essere diverso, difficile da eviscerare in ogni suo dettaglio e per certi versi assurdo. Giocando con la mente del proprio protagonista, esattamente come con quella dello spettatore, Hawley e soci hanno creato una piccola grande meraviglia che colpisce dritta al cervello e proietta la mente verso un viaggio sorprendente.

Esaltare lo sguardo interiore

Tale viaggio va osservato sia dal punto di vista strettamente strutturale e narrativo, sia da quello diegetico e meta-narrativo. Un grande punto di forza di Legion, assente in serial targati MCU, risiede proprio nella capacità di saper essere un prodotto maturo ma perfettamente calibrato anche in quegli aspetti non propriamente unici nel loro genere. La grande forza dell'opera si può riassumere nell'ammirevole capacità di mettere tutto in discussione, dando colore alle storie eroistiche con atmosfere mai viste.

Quanto più si va a fondo nella psiche di David, con un conseguente amplificarsi della tensione e un alzarsi della posta in gioco, tanto più aumenta il senso di meraviglia, condito da una sottile ironia tagliente che rende sempre interessante ogni scoperta. C'è un piacere morboso nello scherzare con i viaggi, mentali o reali che siano - non sono un caso le citazioni abbastanza esplicite a Jules Verne e Syd Barrett. Lo show mostra caratteri ben definiti alla ricerca di qualcosa che è di vitale importanza trovare, e al netto di un budget non esattamente esorbitante sono proprio le idee a farla da padrone. Lo sguardo di Hawley sull'approfondire la psiche dei suoi personaggi rende la ricerca avvincente e mai prolissa, stravagante ma mai imbarazzante.

In questo l'alchimia fra gli interpreti è stata fondamentale, come dimostrano le performance totalmente sopra le righe e oltre gli standard dei principali volti della serie. La storia di David, impegnato a prendere coscienza dei propri immensi poteri e delle personalità che gli ruotano intorno, assume tutti i connotati di una origin story in cui parole e sguardi si alternano tra passato e presente, tra demoni mentali e demoni reali bramosi di soggiogare un individuo fragile, nel bene o nel male.

Allontanandosi presto dai cliché, il percorso di Legion si caratterizza per lo stile profondo e a tratti inquietante che lo show sfrutta nel rappresentare i suoi vari livelli di lettura. A volte ci si troverà davanti a sequenze di Lynchyana memoria, avviluppati in una nebbia di contenuti surreali degni del miglior Kubrick, altre volte sembrerà di trovarsi in uno scenario simile ai film di Wes Anderson con tenori orrorifici degni del miglior Craven. Ogni elemento presentato ne mescola altri diversi creando un connubio di sapori che non potranno lasciare indifferente il pubblico più attento, raccontando quindi una storia in maniera attiva e portando chi osserva dentro i pensieri del protagonista.

Sulla retta via

Ciò che ha reso Legion così efficace a dispetto di tanti prodotti targati MCU è il suo modo di comunicare in maniera diretta sfruttando i disturbi della mente come chiave di lettura. Il mondo non capisce David per ciò che è, ma grazie alla consapevolezza cerca di trarre il meglio dalla propria condizione esaltandosi nonostante la sua diversità. Il Cuore dell'opera rispecchia il cuore insito nell'origine stessa dei mutanti, desiderosi di elevare la propria identità contro un mondo ostile, ma senza moralismi o automatismi di sorta.

Sfruttando il visual storytelling, Hawley racconta attraverso le immagini e crea il proprio ritratto della mente umana in tutta la sua caoticità e complessità. Problemi quotidiani non vengono semplicemente sovvertiti di fronte alla presa di coscienza di avere dei poteri, ma mantengono il loro focus sulla lotta interiore per ottenere una vita migliore.

Gli X-Men e i mutanti sono sempre stati la rappresentazione di quelle diversità: Legion permette di assaggiare ogni emozione di quelle lotte nonostante il suo focus si discosti dai canoni fumettistici. Pensare che un'opera obbligata a non mostrare troppi collegamenti - vuoi per questioni legali, vuoi per scelta - sia riuscita a rendere così lampante il significato di coerenza interna, basta a mettere in ombra qualsiasi prodotto simile giunto dopo di essa. Legion connette il pubblico a ciò che osserva, sia ai personaggi, sia alle vicende, e lo fa con arguzia e coraggio senza mai disilludere le proprie premesse. Questa serie diventa inevitabilmente un monito e un paragone cui accostarsi, , specialmente oggi e di fronte alla confusione di alcuni prodotti targati MCU, .

Proprio perché dal presente si discosta così tanto, pur avendo avuto possibilità decisamente inferiori, Legion ha fatto centro nel tentativo di sorprendere lo spettatore in maniera personale e dinamica, mantenendo una verve non necessariamente lineare ma mai lontana da se stessa. Se un prodotto simile è riuscito a incantare con il suo personalissimo surrealismo, non si può omettere ancora una volta la sostanziale differenza tra concetti puri, programmatici, e progetti ingolfati (o ancor peggio, soffocati) da una complessità che non si è più in grado di gestire a dovere.