Mercoledì è inarrestabile su Netflix. Ma direste che è di Tim Burton?

Il regista di Burbank ha ripreso un immaginario molto vicino alla sua sensibilità, eppure non gli ha impresso un'impronta autoriale decisa.

Mercoledì è inarrestabile su Netflix. Ma direste che è di Tim Burton?
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Passano inesorabili le giornate, sulle piattaforme in streaming nuovi titoli vanno e vengono, ma è ormai una certezza che al primo posto tra le serie tv più viste del momento troveremo Mercoledì. Nonostante la ricezione contrastata da parte di pubblico e critica (scoprite cosa ne pensiamo con la recensione di Mercoledì), lo show ideato da Miles Millar ed Alfred Gough continua a dominare le classifiche e riscrive i primati di visualizzazione online: è infatti recente la notizia che Mercoledì ha frantumato il record di Stranger Things e, anche dando uno sguardo al catalogo Netflix di Dicembre 2022, la sua posizione all'apice non sembra avvicinabile nel breve termine.

Sono davvero tanti i motivi dietro un successo così clamoroso, dall'ovvio periodo di distribuzione - che ben si presta al binge watching compulsivo - all'innegabile qualità di un prodotto di elevata caratura, il quale può addirittura vantare nel ruolo di regista un nome altisonante come quello di Tim Burton. Il visionario animatore creato e ripudiato dalla Disney ci ha abituato a cornici estetiche molto vicine a quelle viste nella serie Netflix, eppure ci saremmo aspettati un approccio più autoriale da parte di un autore così particolare.

Non esiste solo Tim Burton

Nell'immaginario popolare comune sono ben pochi i registi proprietari di un tocco unico e peculiare come quello di Tim Burton, al quale vengono attribuiti spesso lavori di altri autori semplicemente perché mossi da un'estetica molto simile a quella dei suoi capolavori. Potremmo citare numerose pellicole nel novero di questi "errori in buona fede", come Coraline, Una Serie di Sfortunati Eventi oppure il celeberrimo Nightmare Before Christmas - ideato e supervisionato da Burton, ma diretto da un mai abbastanza celebrato Henry Selick -, e forse più di una persona avrà pensato che anche i film de La Famiglia Addams nascondessero la mano dell'animatore di Burbank in qualche anfratto della writing room.

In contrasto alle aspettative, il regista di Sleepy Hollow non aveva mai approcciato il tetro mondo di questa famiglia disfunzionale, e mettere lui al timone del progetto è sembrata fin da subito una scelta più che azzeccata: nonostante gli ultimi lavori non abbiano entusiasmato nemmeno i suoi più strenui sostenitori, le atmosfere di Mercoledì sono molto vicine a quelle che hanno reso indimenticabile questo regista, con l'ottimo risultato estetico della serie a testimoniare la lungimiranza della scelta.

Lo show che ha riportato a casa Christina Ricci riempie gli occhi con una fotografia d'impatto, che gioca senza ritegno sulla contrapposizione di personaggi, colori e caratteri, eppure non sconvolge né tenta di allontanarsi dalle modalità grafiche già viste nelle pellicole di Sonnenfeld, ed allo stesso modo la regia si fa mite e decide di seguire il solco già tracciato in precedenza da altri.

Nascosto nel personaggio?

Come era lecito aspettarsi da un'opera che riprende un immaginario già molto famoso, le modalità registiche devono per forza di cose rapportarsi con quanto fatto nei lavori precedenti, poiché un'operazione di rottura netta col passato è sempre pericolosa agli occhi dei fan, ma in fondo al cuore speravamo che proprio Tim Burton avesse il coraggio di osare e imprimere la sua indiscutibile impronta sullo show.

Rimanendo nell'ambito della serie Netflix, in questo senso un parallelo può essere ritrovato nella sua protagonista: Jenna Ortega era obbligata a partire dalla celebre interpretazione della collega Christina Ricci, ma è riuscita a donare ulteriore spessore ad un personaggio che credevamo cristallizzato nel tempo (abbiamo già analizzato come quella di Mercoledì fosse un'evoluzione necessaria), e gli elogi che le piovono addosso da giorni sono per questo meritati. Tim Burton sembra farsi piccolo di fronte ai suoi protagonisti, lasciando che siano proprio loro a guidare il senso estetico della produzione con dialoghi ed occhiatacce, mentre è soprattutto la musica di Danny Elfman a far viaggiare nel passato e donare un tocco di gradevole nostalgia.

Sia ben chiaro, la capacità di un regista di "sparire" all'interno della storia sarebbe in altre occasioni un pregio più che un difetto, e la riuscita complessiva di Mercoledì è legata a doppio filo con la supervisione di un Tim Burton che è sempre imbattibile nel dipingere un contesto di reietti ed emarginati, ma proprio in virtù della sua fama di trasgressore ci saremmo aspettati più coraggio in fase di regia.

Le prime quattro puntate della serie valorizzano gli attori e gli scenari, riportando subito alla mente tutto l'affetto provato per le due pellicole cult degli anni '90, ma non aggiungono nulla all'immaginario già conosciuto della Famiglia Addams. Mercoledì potrebbe in questo modo rientrare nell'elenco di quei prodotti che sembrano di Tim Burton eppure non lo sono, uno show sospeso in un'autorialità non spinta che cerca di lasciare agli altri gli onori dei riflettori, ma rimane allo stesso modo una delle opere recenti meglio riuscite di un regista che francamente temevamo di aver perso del tutto.