Speciale Miniserie - Quattro titoli da scoprire

SerialEye vi porta alla scopera di alcune delle serie brevi/miniserie del recente passato ancora inedite in Italia: in questo primo appuntamento troviamo le britanniche Birdsong e The Escape Man e le americane The Andromeda Strain e Political Animals.

Speciale Miniserie - Quattro titoli da scoprire
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Curiosi di scoprire serie o miniserie inedite o poco conosciute del recente passato? Allora questa è la rubrica che fa per voi! Serialeye inizia un percorso di "recupero" di alcune delle proposte più interessanti degli ultimi anni, per un motivo o per l'altro mai passate sui nostri schermi e/o comunque ignorate dai più, in una ricerca di confronto tecnico e stilistico anche tra le produzioni dei vari Paesi. In questo primo appuntamento (ci auguriamo di tanti se desterà il vostro interesse) mettiamo a confronto due colossi del piccolo schermo come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti.
Per gli amanti dellle produzioni del regno di sua Maestà analizziamo due miniserie con protagonisti eccellenti, uno come David Tennant già idolo televisivo per il ruolo di Doctor Who, l'altro da poco alla ribalta quale il neo-premio Oscar Eddie Redmayne. Dal ricco mondo hollywoodiano ecco invece l'approfondimento introduttivo su due titoli molto diversi: il primo, Andromeda Strain, ci trascina infatti in un intrigo militare che cavalca tematiche sci-fi, mentre Political Animals ci conduce tra i giochi di potere della politica americana con un'ottima Sigourney Weaver.
Buona lettura e, speriamo, conseguente visione.

The Escape Artist (2013, UK)

Il 2013 è stato un anno ricco di impegni per l'amatissimo attore scozzese David Tennant: oltre a ritornare in fatti nei panni di Doctor Who nell'episodio speciale The Day of the Doctor (nel quale condivideva la scena con l'undicesimo dottore Matt Smith) è infatti stato protagonista di ben tre miniserie, tra le quali l'inedita The Escape Artist. Tre episodi scritti e diretti da David Wolstencroft (già creatore dell'acclamata Spooks) e diretti da Brian Welsh (In our name) nei quali Tennant interpreta Will Burton, un rampante avvocato difensore prossimo al "salto di qualità" dopo essere stato inserito nella classifica dei legali più importanti dell'anno. Il suo ultimo caso lo porta a difendere un giovane accusato di un efferato omicidio di una ragazza, il cui corpo senza vita è stato ritrovato in un bosco con segni di inequivocabili torture. Burton riesce a far rinviare il processo e a "far uscire" il suo assistito, che però dopo la scarcerazione comincia a perseguitare lui e la sua famiglia...
Nonostante vaghi istinti da comedy procedurale che permeano la parte introduttiva, ben presto The Escape Artist svolta su toni più cupi e drammatici, infarcendo di pagine tragiche la narrazione e accumulando un'alta dose di tensione che si sprigiona ansiosa nelle scene madri. La prima puntata mette in mostra le atmosfere che seguiranno nei successivi episodi, spiazzando in parte lo spettatore e reggendosi sulla convincente performance di Tennant, capace di imprimere la giusta dose di sfumature al suo personaggio. E la storia che "gioca" con una certa crudeltà sulla non semplice etica di un avvocato difensore pur se già "abusata" dal grande e dal piccolo schermo riesce a trasmettere una certa empatia.

Da recuperare perché: con un'eleganza tipicamente british racconta una tematica non nuova con una certa originalità affidandosi alla bravura dell'ottimo protagonista.


The Andromeda Strain (2008, USA)

Tutto ebbe inizio nel 1969 quando il compianto scrittore/regista Michael Chrichton (autore di innumerevoli successi come Jurassic Park) diede alle stampe il bel romanzo di fantascienza The Andromeda Strain (uscito in Italia soltanto come Andromeda). Due anni dopo venne alla luce anche la prima trasposizione cinematografica, dal titolo omonimo, diretta dal grande Robert Wise. Nel 2008, a trentasette anni di distanza, Universal Pictures decise di realizzarne una nuova versione, questa volta in ambito televisivo, con una miniserie da due episodi per una durata complessiva di tre ore. Con in cabina di regia Mikael Salomon (puntate di Rome e Band of brothers nel curriculum) e un cast multietnico nel quale spiccano i nomi di Benjamin Bratt (Law & Order), Daniel Dae Kim (Hawaii Five-0) e Viola Davis (The Help), la produzione è stata apprezzata per la particolare fedeltà al romanzo, molto più marcata rispetto alla pellicola del '71. La storia prende il via quando una coppia di adolescenti ritrova nelle campagne vicino Piedmont, Utah, un satellite appena precipitato dal cielo. I ragazzi decidono di portare l'oggetto in città, dando però inconsapevolmente il via ad un'epidemia che in rapidissimo tempo ne uccide tutti gli abitanti. L'esercito degli Stati Uniti decide di creare una squadra speciale di esperti, capeggiati dal Dr. Jeremy Stone, affinché indaghino sui motivi della piaga. E mentre i servizi segreti sembrano nascondere ben più di qualche mistero, Stone e i suoi uomino scoprono che dietro alla pandemia potrebbero esservi cause di origine aliena...
Con una narrazione secca e precisa, che non si perde in tempi morti, Salomon dirige con un'ammirabile sicurezza, riuscendo a creare sequenze suggestive e mantenendo una regia sempre "sul pezzo", lasciando il giusto spazio sia alle relazioni interpersonali che ai numerosi intrighi governativi. La prima parte di The Andromeda Strain coinvolge rimandando alle atmosfere di classici del genere "Ultracorpi", potendo contare su interpreti preparati e un buon dispendio di uomini e mezzi e un uso accurato dei discreti effetti speciali. E, cosa più importante, infonde la curiosità di vedere come andrà a concludersi la vicenda nel successivo episodio.

Da recuperare perché: più fedele al romanzo rispetto al comunque buon film di Wise, una miniserie di buon livello tecnico (superiore a molti titoli di genere del grande schermo) e attoriale che tratta tematiche sci-fi sempre affascinanti.


Political Animals (2012, USA)

Nonostante le speculazioni che volevano l'allungamento "in corsa" ad una vera e propria stagione, Political Animals è stata invece concentrata in una miniserie di sei episodi, come inizialmente progettato. Prodotto e trasmesso sulla rete televisiva via cavo USA Network nel 2012, la creatura di Greg Berlanti (anche regista dell'episodio pilota qui oggetto di analisi) ci riporta tra i palazzi del potere americani, già ben sviscerati dal piccolo schermo nel corso dell'ultimo ventennio attraverso le vicende personali di eminenti personaggi politici. Anche questo caso non fa eccezione, mostrando gli intrighi che hanno luogo dentro e fuori dalla Casa Bianca attraverso lo sguardo femminile della protagonista, interpretata da Sigourney Weaver, e della figura di una tenace giornalista alla ricerca di scoop che ha il volto di Carla Gugino. La storica attrice di Alien interpreta l'ex first-lady Elaine Barrish, governatore dell'Illinois, che alle nuove elezioni presidenziali perde il confronto col suo rivale Paul Garcetti. Il nuovo presidente però sceglie comunque, visto anche il grande appeal della donna sull'opinione pubblica, di nominarla Segretario di Stato. E mentre Elaine deve gestire una difficile situazione famigliare (l'omosessualità di uno dei figli, il prossimo matrimonio dell'altro, il complesso rapporto con l'ex marito e passato Presidente Bud), un gruppo di giornalisti americani viene catturato in Iran e condannato a morte...
Con influenze da classici del genere come West Wing, Political Animals sceglie un approccio più melodrammatico che sfiora tematiche sociali importanti e sempre attuali: dall'omosessualità all'anoressia, dai rapporti interazziali sono all'etica del giornalismo, la miniserie ha un buon impatto emozionale, anche se a tratti rischia di sfociare in una ricattatoria retorica che rischia di infastidire. Nel primo episodio ci vengono presentate tutte le varie sottotrame, sicuramente esplorabili nel proseguio, e introdotti il gran numero di personaggi in gioco: ed è proprio qui, nel solido e affiatato cast (con una Weaver di grande intensità) che risiedono i maggiori punti di forza dell'iniziale ora di visione.


Birdsong (2012, UK)

Il suo nome è diventato famoso da poco, con la notevole interpretazione dello scienziato Stephen Hawking nel toccante La teoria del tutto, che gli è valsa il premio Oscar come miglior attore protagonista. Ma è dall'età di dieci anni che Eddie Redmayne bazzica il mondo della recitazione, dapprima a teatro e in seguito sul piccolo e grande schermo. E' perciò il caso di riscoprire Birdsong, miniserie televisiva britannica in due episodi (per tre ore di durata) prodotta da Working Title Films e andata in onda sulla BBC. Diretto dal pluripremiato regista, preponderatamente "catodico", Philip Martin questo progetto per il piccolo schermo è tratto dall'osannato romanzo omonimo pubblicato nel 1993 dallo scrittore Sebastian Faulks e può vantare altri astri più o meno nascenti come Richard Madden (Il trono di spade), Matthew Goode (Stoker) e la bella francese Clémence Poésy (127 ore). La storia si incentra su due archi narrativi, entrambi con protagonista il giovane Stephen Wraysford. Il primo, ambientato nel 1910, vede il ragazzo (orfano di genitori) appena ventenne trovare lavoro presso la casa del ricco uomo d'affari Stephen; l'attrazione ricambiata per la giovane moglie del magnate rischia però di mandare all'aria la sua permanenza. Sei anni dopo, nell'alternanza narrativa, troviamo Stephen a combattere nella prima guerra mondiale col grado di capitano, in una dolorosa e crudele guerra di trincea contro i soldati tedeschi.
Non è sempre semplice raccontare una vicenda divisa nettamente in due tronconi che, tolti brevi passaggi, almeno nel primo episodio non finiscono quasi mai per sfiorarsi (epilogo escluso). Ma il regista, affidandosi alle ottime interpretazioni del cast, riesce con un'ammirevole semplicità nell'impresa, mantenendo un certo equilibrio e dosando al meglio le esplosioni melodrammatiche, infondendo alla visione una grande carica emozionale. A questo va aggiunta un'ottima realizzazione tecnica che, dalla fotografia alle musiche, dalle scenografie ai costumi, denota un'attenzione certosina ai dettagli che aumenta il senso di toccante realismo.

Da recuperare perché: una love story ai tempi della guerra che coinvolge con abilità tra due linee narrative, sfruttando al meglio la bravura degli interpreti.

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