ONE PIECE: c'è da avere paura della serie Netflix?

Il live action di One Piece su Netflix porta con sé tantissime paure e qualche speranza: analizziamole tutte assieme in attesa della serie.

ONE PIECE: c'è da avere paura della serie Netflix?
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I bambini hanno paura del buio e noi abbiamo paura del live action di One Piece. È fisiologico, quasi naturale, soprattutto perché Netflix ci ha purtroppo abituato male (se per caso non ve lo ricordate ecco la recensione di Cowboy Bebop, cancellato dopo una fallimentare prima stagione). E la paura che One Piece faccia la sua stessa fine è alta, viscerale, anche perché tantissimi di noi sono fan del manga, lo hanno letto fin dagli albori e ne sono stati accompagnati per un pezzo decisamente lungo della vita. E probabilmente sarà ancora così per tantissimo tempo.

Sappiamo benissimo la lunga sequenza di rischi che accompagna una produzione di questo tipo, dato che per adattare un manga così denso, enorme e roboante come One Piece ci vuole un comparto tecnico e creativo di primo livello. Netflix ci riuscirà?

Paura e delirio per One Piece

Probabilmente il primo rischio che ci viene in mente è quello relativo all'effetto cosplay. Il passaggio dal disegno al live action è sempre complicato, e può di risultare finto e posticcio. Soprattutto per un prodotto come One Piece, così sopra le righe e piacevolmente esagerato.

La componente visuale dovrà quindi trovare la propria anima senza discostarsi troppo dal manga, un compromesso di non facile realizzazione. Il punto è infatti la credibilità della messa in scena: deve risultare realistica nel suo essere derivazione di un manga dove il protagonista ha il potere di allungarsi come la gomma. E qua veniamo a uno dei grandi punti interrogativi che ci spaventa davvero: la rappresentazione dei poteri. Gli effetti del frutto Gomu Gomu su Rufy dovranno essere gestiti alla perfezione, non c'è altra via. Così come tutti gli altri, ovviamente (la paura aumenta anche solo pensando ai poteri di Bagy), perché One Piece vive dei suoi scontri e dell'elemento fantastico applicato al mondo della pirateria. Al tempo stesso questi poteri bisogna vederli in azione spesso: Rufy non lesina mai nel loro utilizzo, anche perché sono parte integrante della sua costituzione fisica. La paura concreta è che Netflix, per motivi di budget, li faccia vedere con il contagocce, un po' come era successo per il pugno di Iron Fist o Ghost Rider in Agents of Shield.

Flebili speranze

C'è però qualcosa che fa sperare, almeno un minimo: il cuore. Perché i protagonisti della serie ci stanno davvero credendo tanto, anima e corpo. Innanzi tutto la scelta degli attori è al momento perfetta.

Ogni volta che annunciano un nuovo personaggio sembra davvero la controparte reale di quello cartaceo. E sembrano anche fan del prodotto originale, almeno i cinque membri della ciurma di Cappello di paglia. Stanno comunque creando affiatamento immedesimandosi nel gruppo, quindi almeno da questo punto di vista c'è speranza. Così come per il video mostrato da Netflix durante la Geeked Week. Sembra non abbiano badato a spese per quanto riguarda la scenografia: la Going Merry è stata ricostruita totalmente, così come il Baratie e altre location che vedremo nella prima stagione. C'è comunque un tentativo di verosimiglianza e attinenza al prodotto originale, come se volessero davvero rispettare il manga. E poi Eiichiro Oda, il papà di One Piece, sarà il produttore esecutivo della serie. Avere la sua presenza effettiva all'interno del prodotto dà comunque benzina alle speranze, assieme al budget stanziato da Netflix, che dovrebbe essere di circa dieci milioni di dollari a episodio. Un bel gruzzolo a cui attingere per poter fare bene.

One Piece crollerà?

Tirando le somme, è ovvio che le paure superino di gran lunga le certezze. A produrre la serie c'è Tomorrow Studios, gli stessi di Cowboy Bebop, e già questo dovrebbe farci tremare. Ma con loro in prima linea c'è anche Shueisha, la grande casa editrice giapponese proprietaria di Jump Comics che pubblica One Piece.

Perciò possiamo almeno sperare che vogliano rendere onore alla propria creatura, rendendone felici i fan di tutto il mondo. La chiave di volta sarà capire quanto la serie Netflix riuscirà a trovare la propria rotta senza perdersi nel mare magnum delle serie fatte e cancellate dopo la prima stagione. Perché purtroppo la Grande N ha un continuo passato di questo tipo (vi ricordate anche con i supereroi? Nel caso qua c'è la recensione di Jupiter's Legacy). Un concetto produttivo mordi e fuggi che stona enormemente con la pianificazione totalizzante di One Piece. Non ci resta che aspettare, sperando che le paure vengano distrutte tutte dal sorriso di Rufy.