Parasite: cosa aspettarsi dalla miniserie HBO

La serie ispirata al film di Bong Joon-Ho non sarà un remake, ma espanderà alcuni aspetti della trama tralasciati dal film.

Parasite: cosa aspettarsi dalla miniserie HBO
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Bong Joon-Ho non è certo un nome nuovo tra i cinefili e i critici della settima arte, e nemmeno l'iperbole è estranea alla definizione delle sue opere, con pellicole iconiche quali Memorie di un assassino, The Host e Snowpiercer. Negli ultimi mesi però anche le attenzioni del pubblico di massa hanno interessato il cineasta sudcoreano, grazie all'exploit della sua splendida, ultima opera: Parasite. Vero e proprio fenomeno di consenso tra spettatori e critica, Parasite ha lastricato la sua strada di premi, dalla Palme d'Or al Festival del Cinema di Cannes, ai quattro Academy Awards vinti, con il premio alla regia, alla sceneggiatura originale, quello come miglior film straniero e - per la prima volta nella storia degli Oscar per un film non in lingua inglese - come miglior film.

Il fenomeno Bong Joon-Ho ha invaso anche il bel paese
; basti pensare che, sull'onda del successo di Parasite, abbiamo assistito alla realease nelle sale di Memorie di un Assassino, il capolavoro del 2003, distribuito da noi solo nel 2007, direttamente per il mercato home video. Ma tra tutte le conseguenze legate al successo di Parasite, la più interessante è senz'altro quella legata allo sviluppo di miniserie targata HBO basata sull'ultimo successo del regista sudcoreano. Vediamo nel dettaglio cosa dobbiamo aspettarci da questa collaborazione.

Un film espanso

Nel mese di gennaio, prima della cerimonia di premiazione degli Oscar, è giunta notizia che il regista Bong Joon-Ho avrebbe fatto squadra con il collega americano Adam McKay (La Grande Scommessa, Vice) per realizzare una miniserie HBO basata su Parasite. Le speculazioni sono circolate sin da subito, ma nonostante lo sviluppo sia ancora allo stato embrionale una cosa è ormai certa: la miniserie non sarà un remake, ma espanderà la storia del film. A questo proposito sono illuminanti le parole del regista sudcoreano: "Ho avuto tutte queste idee chiave accumulate da quando ho iniziato a scrivere la sceneggiatura. Non riuscivo proprio a includere tutte quelle idee nel giro di due ore del film, quindi sono tutte archiviate sul mio iPad e il mio obiettivo con questa serie limitata è quello di creare un film di sei ore".

Uno dei grandi vantaggi della serialità televisiva - che nei casi di gestione sciagurata può però ritorcersi contro come un boomerang - è il dipanarsi della storia su più episodi e attraverso più stagioni, permettendo una profondità di sviluppo dei personaggi impensabile nella durata di un singolo film. L'obiettivo è quindi quello di includere materiale narrativo che vada ad integrare la storia originale, svelandone i retroscena e sviluppando i personaggi in maniera esponenziale.

Per esempio, vi siete mai chiesti perché, quando la governante Mun Gwang (Lee Jung Eun) torna a tarda notte a suonare al citofono dei Park, la sua faccia sia tumefatta e lei non risponda nemmeno al marito al riguardo? Perché la donna conosce la storia del bunker e quali erano i suoi rapporti con l'architetto che ha progettato la casa? Bene, il regista Bong Joon-Ho ha una risposta a tutti questi ed altri interrogativi rimasti in sospeso e ci auguriamo di assistere al dispiegamento di queste vicende all'interno della miniserie HBO.

Un cast di tutto rispetto

Uno dei punti di forza del film originale è senz'altro un cast coeso e coinvolto nel dare vita alla divisione cellulare che porterà i membri della povera, resiliente famiglia Kim ad innestarsi nella vita agiata dei Park. L'interazione tra il patriarca Kim - interpretato da Song Kang-ho, il cui sodalizio con Bong risale ai tempi di Memorie di un Assassino - e i restanti membri della famiglia è un esempio perfetto di quanto un casting ben svolto sia fondamentale per la piena realizzazione della visione di un regista.

La miniserie dovrà muoversi sullo stesso piano, con un cast che si auspica eccezionale. Le notizie che circolano al riguardo sono molto rassicuranti e parlano, al momento, del coinvolgimento di due star del calibro di Mark Ruffalo e Tilda Swinton.

Se Ruffalo è conosciuto ai più per il ruolo di Bruce Banner/Hulk nel multiverso Marvel, nel quale ha prestato servizio anche la Swinton (Doctor Strange), in pochi ricordano che il nostro è un attore di talento, tre volte candidato all'Oscar, che ha dato grande prova di sé nei generi più disparati, diretto da registi del calibro di David Fincher e Martin Scorsese. I ragazzi stanno bene, Se mi lasci ti cancello, Zodiac e Foxcatcher, sono solo alcuni dei titoli della sua filmografia.

Stesso discorso per Tilda Swinton, che tra l'altro aveva già lavorato con Bong in Snowpiercer, ma che possiamo ritrovare nei film dei fratelli Coen, di Wes Anderson, Terry Gilliam, Jim Jarmush e di tantissimi altri maestri della cinematografia contemporanea. Non sappiamo ancora quale ruolo spetterà ai due, HBO resta molto vaga al riguardo. L'ipotesi più accreditata è che siano la versione occidentale dei coniugi Kim, che di necessità hanno fatto una vera e propria virtù. Le ultime dichiarazioni di Ruffalo sembrano orientate verso questa ipotesi: "Ci siamo incontrati. Adoro [Bong Joon-ho], adoro quel film. Potrei interpretare il padre in Parasite in una serie televisiva. Mi piacerebbe farlo. Stiamo aspettando la sceneggiatura e tutto il resto, ma sì, è quasi tutto vero ed è in lavorazione". Vedremo come evolverà la situazione nei prossimi mesi.

Una location viva

Il sudicio appartamento seminterrato dei Kim, e soprattutto la moderna e spaziosa dimora dei Park, non sono solo le semplici location nelle quali si svolgono le sorprendenti vicende di Parasite, ma sono costruite come dei veri e propri personaggi. Il disagio dei sobborghi di Seul trasuda dalle mura e dalle vedute del banjiha - così si chiamano queste particolari tipologie di appartamento sudcoreano -, sepolto tra il groviglio di cavi elettrici che lo sovrastano e l'asfalto che fa da palco ad una vita in bilico che tira fuori le unghie per aggrapparsi a qualsiasi occasione di sopravvivenza. Un luogo che è allo stesso tempo accampamento per il presente e mausoleo di un passato nel quale vivono i Kim e come loro più di 360 mila in Sud Corea.

La dimora dei Park è a suo modo un luogo dal fascino lovecraftiano, con una mitologia alle spalle che incute timore e allo stesso tempo stimola la curiosità sulla sua storia, sulle vicende che in precedenza si sono svolte tra le sue mura, tenendo lo spettatore in uno stato di sospensione tra l'opulenza della parte abitata dai Park e il segreto che si cela nelle sue viscere. Una delle sfide della serie HBO sarà quella di rendere allo stesso modo protagoniste le location principali, specchio e allo stesso tempo subconscio dei personaggi e delle dinamiche che intercorrono tra loro, ma anche della moderna società americana.

Per questo la collaborazione con McKay non è di certo casuale, vista l'attitudine per la satira politica affrontata con piglio autoriale unico dal regista americano. Il segreto starà tutto nel restituire un quadro essenziale, ma allo stesso tempo completo di due parti della società americana contrapposte, attraverso l'iconicità delle location che le contraddistinguono e che ne costituiscono l'essenza.

Un orizzonte più ampio

È sorprendente pensare alle potenzialità narrative legate ad un singolo film. Per chi ha visto e vissuto Parasite è una grande aspettativa quella di poter vedere una versione dilatata della storyline originale. Ma il vero vantaggio di essere una limited series è che si può pensare ad una visione più ampia dell'orizzonte narrativo, con una struttura a matrioska che vedrebbe l'esplorazione dell'universo di Parasite in un numero maggiore di stagioni ambientate in archi temporali diversi, rendendo di fatto Parasite una serie tv antologica.

Se questa prima, e per ora unica, stagione dovesse ripercorre ed espandere il film di Bong, una ipotetica seconda potrebbe gettare luce sulla storia dell'architetto che ha costruito la casa dei Park e di conseguenza sulla villa stessa, includendo le vicende che hanno portato la governante ed il marito al punto di non ritorno al quale assistiamo nel film originale. Riportandoci così avanti e indietro nel tempo, attraverso diverse stagioni, ognuna con il suo arco narrativo delimitato, il progetto assumerebbe di certo la forma di un tassello di una visione più ampia del disegno originale.

Parasite Dopo aver conquistato pubblico e critica, Parasite è pronto ad espandere la propria storyline sotto forma di miniserie per HBO. Per il momento l’emittente non conferma e non smentisce nessun dettaglio sulla produzione, che è ancora ad un livello embrionale, ma tutto sembra muoversi nella direzione giusta. L’ipotetico casting di Mark Ruffalo e Tilda Swinton darebbe una svolta decisiva, senza dimenticare l’importanza narrativa che anche le location assumono nell’osmosi diretta con i personaggi. L’ipotesi di una serie antologica che ripercorra le vicende dei personaggi in periodi temporali differenti rimane per ora una bella utopia. Staremo a vedere nei prossimi mesi come evolverà la situazione e vi aggiorneremo con tutti i più importanti sviluppi, ma già da ora possiamo dire che non vediamo l’ora di godere dei frutti di questa collaborazione tra Bong Joon-Ho, Adam McKay e HBO. Incrociamo le dita per quello che, sulla carta, potrebbe essere un altro centro per la compagnia americana.