Peaky Blinders: ascesa e destino dei criminali di Birmingham

In attesa della sua sesta e ultima stagione, analizziamo le varie chiavi di lettura di una delle serie più importanti dell'ultimo decennio.

Peaky Blinders: ascesa e destino dei criminali di Birmingham
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Peaky Blinders ha raggiunto la stratosfera delle pietre miliari della tv moderna con un crescendo evidente che ha sorpreso gli spettatori puntata dopo puntata. Un'estetica e un carisma, quelli della serie britannica, capaci di sopperire a qualsiasi lacuna in attesa di un epico finale che metta la parola "fine" all'eterna lotta fra i criminali di Birmingham e chiunque osi ostacolare i loro piani (a tal proposito vi invitiamo a recuperare le ultime novità su Peaky Blinders 6).

Lo show ha fatto la fortuna di BBC e Netflix nel mondo, ma non solo: la moda dei Blinders ha fatto tornare in auge costumi e tagli d'altra epoca, ha raccolto proseliti fra i vip con nomi del calibro di David Bowie e Leonard Cohen, ha dato vita a pub, ristoranti ed eventi a tema in Inghilterra, ma soprattutto ha reso giustizia a un periodo storico difficile per i britannici - raccontando con particolare dedizione gli anni a cavallo tra le due guerre mondiali. Dalla fine del primo dopoguerra all'anno del crollo della Borsa di New York, i membri della famiglia Shelby sono stati i protagonisti della scena criminale della grigia Birmingham, spinti dalle ambizioni del gelido Tommy in un percorso fatto di lacrime e sangue. Nel tentativo di analizzare ciò che è stato, e in quello di immaginare la posta in gioco per ciò che verrà, ecco alcuni validi motivi per recuperare quella che è una delle serie più importanti del nostro tempo.

Tra Realtà e Racconto

Gli eventi narrati all'interno della serie cominciano nel 1919, raccontando la vita di Tommy Shelby, leader della gang nota come Peaky Blinders. Questo particolare gruppo criminale, che segnò in maniera indelebile la storia di Birmingham a quel tempo, si trova dunque al centro delle vicende: da una parte vi sono numerosi personaggi da raccontare, nei loro caratteri e nelle loro gesta; dall'altra, un ambiente colmo di atmosfere uniche e un sottobosco criminale tutto da esplorare.

Un gruppo, quello dei Blinders, capace di ogni sorta di scelleratezza per i propri scopi, ma non per questo esente da una perversa morale: viene spesso mostrato il potere del gruppo, noto come vera e propria istituzione cittadina in grado di emanare e promulgare leggi "per ordine dei Peaky Blinders". Eppure, al di là delle veridicità storiche, l'intento è sempre stato quello di porsi a metà tra la realtà di un periodo assai complicato per le terre britanniche e la fantasia di un giovane che ascolta i racconti appassionati di un vecchio componente della propria famiglia. Lo stile dello show è talmente preponderante che pochissimi hanno finito per preoccuparsi di eventuali inesattezze storiche: del resto, le intenzioni degli autori si sono sempre volute concentrare maggiormente sui personaggi e meno ai connotati realistici o pseudo-documentaristici, creando un racconto sì romanzato ma comunque coerente. Questa è sempre stata l'idea dello showrunner, Steven Knight.

L'autore britannico, una delle penne più promettenti e talentuose al mondo - ad esempio dovreste leggere i nostri 5 motivi per recuperare Taboo e altri prodotti dal grande impatto qualitativo - ha preso ispirazione per creare la serie dalle storie che suo padre gli raccontava da ragazzino: a quanto pare, due suoi zii avevano militato nella gang di Birmingham. Sfruttando l'incipit dei racconti del padre, ma cogliendo ogni dettaglio utile da reperti storici e registri dell'epoca, Knight e soci hanno ricreato un contesto immediatamente riconoscibile e identificabile.

Ogni elemento di scena mira a ricreare da una parte un contesto potenzialmente realistico, approssimandolo però dall'altra. Questo gioco di contrasti permette così di sentirsi al cospetto di un'opera affidabile e coerente, ma pregna anche di un certo senso di meraviglia simile a quello che lo stesso Knight provava ascoltando quelle avventurose e vivaci storie criminali. Come accenna lo stesso showrunner: "I cavalli sono più grandi e più neri, gli uomini sono più forti e duri, le donne più sfarzose e i loro rossetti più brillanti... Proprio come se si trattasse di una graphic novel, celata però all'interno di un crime drama".

Un complesso gioco d'influenze

Knight non fa altro che mostrare, scena dopo scena, quanto adori influenzare l'immaginario collettivo - non tanto degli addetti ai lavori, ma di chi guarda la tv e poi tramuta la propria visione in emozioni. Peaky Blinders si discosta quindi volutamente dai gangster stereotipati, per quanto tratti quel tipo di genere sulla carta, e lo fa con uno stile tutto suo che ridefinisce la pop culture attuale.

L'intera serie, dice Knight, racconta della fuga con un particolare punto di vista chiaramente britannico: puoi veramente fuggire da dove sei nato? Pur raccontando un tema e un sentimento tipico della propria terra, la serie crea un amalgama di varie influenze ed elementi vicendevolmente intrecciati tra loro come all'interno di una croce. Nei quattro punti d'influenza si trovano rispettivamente il classicismo (rappresentato dalla drammaticità teatrale dei personaggi e degli interpreti), la modernità (rappresentata dallo stile e dalla colonna sonora che strizza l'occhio al rock vecchia scuola), l'ordine della struttura (evidenziato a più riprese dalla meticolosa scrittura degli episodi) e il caos del contenuto (con le direzioni originali e coraggiose che la serie tenta di intraprendere). Quasi a enfatizzare e amalgamare i vari elementi, c'è anche una chiara ispirazione derivante dai western americani: un attento studio di tempi e ritmi di tensione, che intendono trasmettere allo spettatore quel tipo di coraggio e "coolness" che rendeva unici luoghi e personaggi del genere. Una sorta di mezzo rappresentativo che arricchisce, secondo lo stesso Knight, la storia reale attraverso immaginazione e sentimento, piuttosto che attraverso semplici fatti e registri d'azioni o comportamenti.

In Peaky Blinders, proprio per la sua natura non convenzionale, non si trovano figure pienamente riconoscibili: non esistono i villain di classica natura, ma solo caratteri diversi legati fra loro da una spirale di malvagità e ambizioni. L'illusione, abbastanza credibile a un primo sguardo, è che la tematica principale sia la famiglia, il restare uniti nonostante tutto. Ma osservando con più attenzione, man mano che gli episodi vanno avanti, si scopre come non esista un reale confine tra bene e male. Lo spettatore viene costantemente messo a dura prova nel comprendere il punto focale del dialogo di cui l'opera si fa portatrice: una guerra di carattere, che influenza il singolo e influenza il gruppo.

Costruire un Carattere

Un grandissimo merito della serie è infatti quello di aver dato risalto in maniera totale ai propri interpreti, fondando il proprio successo sul carattere complesso dei personaggi. Per spiegare a dovere questo concetto, non si può non prendere a esempio il protagonista interpretato dal fenomenale Cillian Murphy. Il personaggio di Tommy, àncora principale che lega lo spettatore alle vicende, mostra tutte le contraddizioni tipiche dell'antieroe: un uomo di famiglia, che però uccide a sangue freddo con un atteggiamento simile a quello che ha devastato emotivamente e fisicamente generazioni intere di europei tornati a casa dopo la grande guerra.

Raccontare l'orrore del conflitto mondiale in maniera velata ma pungente, sfruttando il dolore e il trauma di un protagonista che non mostra più emozioni, era il chiaro intento di Knight, con un carattere maschile così ben delineato da mettere in contrapposizione ai fortissimi personaggi femminili della serie, da lui visti come essenziali e dominanti rispetto alle controparti. Thomas si mostra allo spettatore come una scheggia impazzita all'apparenza, ma che offre velatamente tutte le chiavi di lettura del suo fare machiavellico attraverso i suoi manierismi unici. Basti osservare il contrasto tra i fratelli Shelby: attraverso questo conflitto si crea la superiorità di Tommy, che emerge come una figura sempre due passi avanti agli altri e con una presenza imponente all'interno di ogni scena.

Allo stesso tempo, il conflitto tra i personaggi esalta la figura del protagonista in maniera da renderlo quasi onnipotente agli occhi del pubblico. Ma nessun buon personaggio può essere esente dai conflitti morali, e questo vale per qualsiasi volto apparso all'interno delle scene della serie. Ogni individuo si lega all'altro in un contorto gioco di contromosse, osservatore partecipante di uno spettacolo eclatante con la morte sullo sfondo. Il carattere dei personaggi viene così evidenziato attraverso il principale conflitto della serie, quello tra ambizione e lealtà.

Per Tommy, la lealtà al paese portò a sacrificare completamente le proprie ambizioni ottenendo soltanto sofferenza; al contrario, le sue attuali ambizioni sembrano aver offuscato tutto, anche la sua lealtà a ciò che ha più caro (dall'amore alla famiglia). Shelby, al netto delle sue imperturbabili manie, rappresenta il personaggio perfetto di una tragedia ancora da concludersi.

La forza del trauma

Inizialmente, dice Knight, il personaggio che ci viene mostrato è un uomo distrutto dalle visioni della guerra e dalla distruzione che essa ha provocato, e che quindi mette in primo piano qualsiasi azione utile a garantire la sicurezza sua e della sua famiglia. Questo aspetto diventa il fulcro della tragedia, al centro di uno scontro totale tra ambizione e lealtà. Peaky Blinders conferma la sua chiara ispirazione teatrale mettendo il proprio protagonista al centro di un paradosso morale tipico delle opere shakespeariane: Thomas intende raggiungere le proprie ambizioni per portare all'apice del successo la propria famiglia, una famiglia che dopo gli orrori della guerra intende proteggere ad ogni costo; eppure, si viene sempre messi dinanzi alla sensazione che la totale abnegazione verso le ambizioni porti soltanto a perdere il senno. Sarà interessantissimo scoprire se questa sensazione voglia effettivamente portare a una critica del pensiero assoluto di Tommy o se semplicemente vuole evidenziare quanto sia necessario un equilibrio.

Una cosa però è certa, come esplicitato in più occasioni: tra intrighi familiari, giochi di potere e complesse guerre d'imposizione, l'impero degli Shelby è partito come un colosso sorretto da più colonne ed è via via divenuto una piramide al cui apice si trova un solo uomo al comando. Si nota una chiara matrice materialista, che esalta il trauma come vero motore del cambiamento dei personaggi.

Che si tratti di Arthur, di Michael o dello stesso Tommy, sono i loro traumi a lasciare le cicatrici più grandi: queste ultime non vengono mai guarite del tutto, ma anzi corrodono l'interno, togliendo ogni barlume di positività, innocenza o morale. Il sottile baratro sul quale camminano i vari personaggi risulta l'aspetto più affascinante di tutta la serie, con gli ultimi episodi che saranno cruciali nel comprendere quale possa essere il valore finale, il vero potere del trauma di fronte all'inevitabilità di eventi cruciali per il destino dei personaggi e per i loro legami.

Il fato oltre il sangue

C'è qualcosa di estremamente potente nel modo di raccontare di Peaky Blinders. Non si tratta di semplice qualità autoriale, né di mero talento artistico: è come un'influenza superiore, che rende la serie surreale e fantastica, violenta e coinvolgente in ogni aspetto possibile. Il sangue è il messaggio, ma non il mezzo: il crimine viene stigmatizzato attraverso quella stessa forza invisibile che lega indissolubilmente chi osserva alle ombre più cupe di Birmingham.

Nel grande disegno del Dio di Peaky Blinders non c'è spazio per le seconde opportunità, forse non c'è spazio neppure per la reale redenzione. Di fronte a un uomo che diviene portatore di verità, tessitore del fato attraverso menzogne mai così vere, si alternano così danni e consensi, amori e dissensi, inutili compromessi tra anime attratte dal crimine come falene attratte da una fiamma. Non resta che sperare, una volta osservato ogni dettaglio, che quella stessa forza che ci ha attratti fin qui possa portarci a scoprire un epico destino poco oltre il gelido sguardo di Thomas Shelby.