Pippo e i corti su Disney+: il ritorno di un format storico

Il ritorno di Pippo su Disney+ ci dà la possibilità di ricordare i corti degli anni Quaranta e l'avvento del suo alter ego borghese George Geef

Pippo e i corti su Disney+: il ritorno di un format storico
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C'è stato un periodo in cui il personaggio di Pippo, nella casa di Walt Disney, stava vivendo un momento di florido successo. Insieme a Topolino e Paperino, quel cane in grado di parlare e camminare due zampe, diversamente da quanto faceva Pluto, riusciva ad attirare consensi grazie al suo modo di fare molto goffo, ma allo stesso tempo semplice e spontaneo.

Pippo negli anni ha conquistato una grande fama, a oggi è uno dei personaggi portanti delle storie Disney, ma la sua evoluzione ha visto tantissime diramazioni: perché se Topolino è sempre rimasto lo stesso, Paperino ha avuto una deriva da supereroe, Pippo ha saputo mascherarsi e ricrearsi in tante diverse modalità, tutte molto appassionanti. Prima di proseguire nella lettura, ricordatevi che le novità Disney+ di settembre sono ad un click da voi.

La nascita dei tutorial di Pippo

Al di là delle sue primissime uscite, nelle quali abbiamo avuto modo di conoscere Dippy Dawg, uno spettatore anzianotto che nel 1932 infastidiva un concerto tenuto da Topolino e Minni, Pippo raggiunge la sua notorietà e la sua forma moderna grazie ai cortometraggi "How To",

avviati nel 1941. The Art of Skiing fu il primo di questa fortunatissima serie, con protagonista Pippo e una voce narrante, pronto a raccontare tutto ciò che non stava facendo il Nostro. Istruzioni semplici, ben spiegate, raccontate con parsimonia e dovizia, ma che Pippo non riusciva a seguire, a causa della sua goffaggine. All'inizio la voce narrante prova a richiamarlo all'ordine, denotando delle difficoltà, poi andando avanti negli anni lo stesso narratore capiva che la causa era persa. La storia produttiva di questi cortometraggi racconta che inizialmente si era deciso di usare la voce narrante perché nello stesso anno Vance DeBar Colvig aveva deciso di lasciare il suo lavoro da doppiatore, costringendo di conseguenza la Walt Disney a perdere la voce di Pippo. In tutti i cortometraggi successivi, pertanto, non avendo la possibilità di far parlare Pippo, si scelse di affidarsi a una voce esterna, che tra l'altro piacque subito.

Per questo motivo si decise che l'escamotage doveva diventare una colonna portante della nuova produzione. Pippo iniziò a costruirsi un suo pubblico, arrivò a collaudare il famosissimo urlo che ci ha accompagnato in tante altre produzioni, e per i dieci anni successivi la serie How To andò a far vivere questo connubio tra il canide e la voce narrante come un grande successo.

La serie prese una direzione sportiva, costringendo Pippo a provare a fare l'atleta, senza mai effettivamente riuscirci, per poi, sull'uscio degli anni Cinquanta, passare a ben altri argomenti: iniziò a preoccuparsi dei tutorial, al racconto di come svolgere determinate azioni quotidiane, fino a farsi accompagnare anche da altri Pippi, non necessariamente parenti, ma personaggi che gli assomigliano in tutto e per tutto, ma con caratteri leggermente diversi.

Delle accezioni di Pippo, insomma, pronti a farci vivere un vero e proprio viaggio nel mondo dei Pippidi. Nel 1942 con How to Play Baseball ne abbiamo un primo esempio, fino a Double Dribble, del 1946, nel quale addirittura abbiamo anche delle modifiche estetiche: c'è un Pippo basso a tarchiato, un altro che è grosso e atletico, tra l'altro alcuni iperattivi, altri molto rassegnati a una vita rallentata.

L'evoluzione: Mr. Walker e George Geef

Questo processo di declinazione di Pippo in numerosi altri caratteri portò Disney, negli anni Cinquanta, a ragionare sulla possibilità di rivedere la figura del suo protagonista e raccontare un'America che si evolveva verso altri parametri. Il primo grande esempio, che era a tutti gli effetti un tentativo, ce l'abbiamo nel 1950, con Motor Mania: il protagonista è Mr. Walker, il signor Quattropassi in Italia, un borghese che non calpesterebbe nemmeno una formica, oltre a essere un uomo perbene e ben vestito.

Una volta messosi al volante, però, la sua personalità cambia improvvisamente, diventando il signor Millemiglia, in originale Mr. Wheeler. Un modo perfetto per raccontare un fenomeno che viviamo ogni giorno anche noi, adesso: quando siamo al volante, non siamo più noi stessi. Il delirio di onnipotenza ci obnubila e ci porta a vivere una trasformazione psichica che ci sovrasta. Dalla comicità, la Disney passa alla satira, pur sapendo di poter fare qualcosa di più. Pippo intanto è diventato un umano, ma nel 1951 è pronto per un'ulteriore grande trasformazione, in George Geef. Cold War, che in Italia arriva con il titolo di "Attenti al raffreddore", ci presenta qualcosa di completamente nuovo: siamo nel pieno del secondo Dopoguerra, nel pieno delle problematiche della middle class, con riferimenti alle tasse, al lavoro, all'ambiente sociale. George Geef vive il disagio dell'uomo moderno, del datore di lavoro che lo rimanda a casa, delle pillole da prendere per poter guarire quanto prima e non assentarsi troppo dal lavoro: è l'americano medio degli anni Cinquanta, che non resiste senza fare qualcosa per la sua società.

George Geef ha successo e resta in vita per diversi cortometraggi, tanto che ci viene presentato suo figlio, Junior, nel 1951. Il rapporto con il padre è sui generis, perché il bambino è abituato a utilizzarlo come un oggetto del divertimento, così come George non è proprio il genitore modello, anzi è spesso disinteressato alla prole.

Siamo lontani dalle problematiche che compariranno più avanti, quarant'anni dopo, tra Pippo e Max, ma Disney continua a insistere su questo rapporto. Esiste anche una signora Geef, che compare in Cold War, ma senza mostrarsi in volto, con un fare caritatevole nei confronti del marito. Non mancherà anche di affidare a George degli insegnamenti sociali importanti, tra cui anche lo smettere di fumare per non compromettere la propria salute.

Quel tentativo che negli anni Cinquanta aveva portato Disney a ridisegnare Pippo in un borghese medio andò a rappresentare una sorta di lavorazione ante litteram di quello che realizzerà molti anni più tardi Homer Simpson, un capofamiglia quasi disinteressato a ciò che gli capita intorno, con una moglie che quasi sembra poterlo tradire, anche se non viene mai confermato, e un figlio che poco si preoccupa del rapporto col padre, se non nel momento di convenienza.

Alla satira sociale si contrappone, quindi, anche uno spaccato critico alla situazione famigliare americana del tempo. Sono tantissimi i temi di cui George Geef si fa portavoce, toccando diversi elementi nel corso di altri cortometraggi che finiscono per il renderlo un personaggio che, a lungo andare, avrebbe quasi potuto spodestare Pippo e diventare un nuovo personaggio canonico dell'universo Walt Disney. Forse proprio questa paura, spinse la produzione a sancire quella che fu l'ultima apparizione di George nel 1961, con Aquamania.

Il ritorno degli How To con il lockdown

La carriera di Pippo era destinata a ben altro, da quel momento in avanti, come se il meritato riposo gli avesse donato quella linfa necessaria a ripartire: ci furono altri due How To, che videro la luce nel 1999 e nel 2007, ma Pippo oramai era diventata una star grazie a Goof Troop (Ecco Pippo!) del 1992, con l'esordio di suo figlio Max, di un rapporto inedito con Pietro Gambadilegno e la sua famiglia, tutti elementi che sfoceranno in quella meravigliosa anomalia narrativa che fu In Viaggio con Pippo.

A distanza di trent'anni, Pippo è pronto per tornare protagonista. Su Disney+, infatti, all'interno del progetto CortoCircuito, che esalta le produzioni indipendenti di cortometraggi, sono stati pubblicati tre nuovi episodi della serie How To, tornata, quindi, esattamente sessant'anni dopo l'ultimo episodio, del 1961. Con una durata di appena due minuti l'uno, quindi molto meno di quelli da otto minuti originali, Disney si tiene al passo di quella soglia dell'attenzione che è andata sempre più a ridursi, recuperando la comicità della prima serie originale di Pippo: niente più satira, niente più critica sociale, solo risate e goffaggine. Animazione in 2D, come le originali, e il ritorno di Bill Farmer, il doppiatore ufficiale di Pippo, accompagnato dalla voce narrante. Animati da Eric Goldberg, un decano della Walt Disney Pictures, il lavoro svolto è degno di un magnifico ritorno alle origini.

Gli episodi sono precisamente tre, quindi non stiamo parlando di una nuova serialità, ma comunque un modo piacevole per permetterci di tornare ad assaporare la Disney di una volta: un viaggio nel tempo per i nostalgici, per gli appassionati. Si parte con il tutorial su come indossare la mascherina, si procede con l'imparare a cucinare, arrivando alla maratona televisiva: il leitmotiv è d'altronde lo stare a casa, durante una pandemia. Pippo vive il lockdown, vive anche lui il problema del coronavirus e ci racconta come venirne a capo, con tutto il suo ottimismo e la sua vigoria nel fare cose che non gli appartengono.

Un modo utile per dare il proprio contributo alla tematica del momento, ma che ha avuto il grande onere di farci ricordare quale incredibile capacità trasformista ha avuto Pippo negli anni, confermando, allo stesso tempo, di quanto meraviglioso sia quel cane antropomorfo, che a ben ragione in DuckTales è intervenuto per raccontare a Paperino quanto fosse difficile la vita di padre single. Uno dei padri single migliori che il mondo dell'animazione ci abbia mai saputo raccontare, lancio della teiera compreso.