Reacher è il One-Punch Man delle serie TV

Reacher è riuscito a conquistare il pubblico sfruttando un principio molto simile a One-Punch Man, il manga di One e Yusuke Murata.

Reacher è il One-Punch Man delle serie TV
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"Vi do tre secondi per andarvene, altrimenti uscite da qui con il fondoschiena del vostro capo in un secchio". Ovviamente nessuno se ne andrà entro tre secondi e i cattivi di turno usciranno con il fondoschiena del loro capo in un secchio. Jack Reacher non è stato così aulico da usare fondoschiena, sia chiaro, ma in questa frase è racchiuso tutto il senso della nuova serie arrivata su Amazon Prime Video (e che vi raccontavamo nella nostra recensione di Reacher). Un prodotto capace di conquistare fin da subito nella sua premessa semplice e nel suo svolgimento molto meno scontato di quanto ci si potesse aspettare.

Un po' come One-Punch Man, celeberrimo manga di One e Yusuke Murata dove il protagonista, Saitama, è imbattibile e sconfigge tutti i nemici con un colpo solo. Jack Reacher non ha poteri da shonen di combattimento, ma anche lui è virtualmente invincibile, montagna umana di muscoli (e anche cervello, in questo caso) che affronta una situazione sempre più grande di lui. Se invece volete scoprire quanto è grande Alan Ritchson cliccate qua. Ma noi sappiamo fin dall'inizio che vincerà, così come sappiamo che Saitama sbriciolerà il cattivone di turno con un cazzotto. Ed è proprio questa la grande forza della serie. Di entrambe.

One-Punch Reacher

Una premessa semplice, un personaggio carismatico, una storia apparentemente lineare. Sia Reacher che One Punch-Man iniziano così, pronti a ergersi sulle spalle dei propri protagonisti. E nel caso di Reacher non è neanche uno sforzo così complicato.

Perché la montagna umana con il volto di Alan Ritchson attira lo sguardo senza sforzo, ovunque ti giri lo vedi, statuario e colossale. E tu non vuoi mai smettere di vederlo. Qui i creatori hanno puntato tutto, giustamente, promettendo al pubblico qualcosa e donandogliela subito, in maniera perfetta per il prodotto di appartenenza. Quando vediamo Reacher e veniamo a conoscenza dell'addestramento che ha avuto capiamo al volo che è letale anche a mani nude. Anzi, noi vogliamo che lo sia. Questo la serie lo sa benissimo, e ci accontenta ogni volta. Non fa finta, non si nasconde, esattamente come quando Saitama arriva a risolvere la situazione. Il lettore sa benissimo che sfonderà il mostro di turno in un attimo, ma ogni volta è come la prima: funziona, e fa dannatamente ridere.

La comicità action giusta

Intendiamoci: Reacher è un guilty pleasure, nella misura in cui è tutto squisitamente cinematografico. Ciò che succede, i colpi di scena, le frasi a effetto, la regia che enfatizza quando deve. Proprio come in uno shonen di combattimento. Addirittura con il boss finale dedicato per ogni singolo personaggio.

E questa dichiarata volontà di voler essere quasi sopra le righe, un po' da action alla Stallone o Schwarzenegger, fa dannatamente ridere. Nel modo giusto. Quando Reacher se ne esce con le sue frasi da duro contro il cattivo di turno è una goduria per lo spettatore. Perché sa che arriveranno, lo show ha seminato abbastanza per fargli capire di volerle. E di volerne sempre di più. E appena succede è tutto talmente teatrale e preparato che chi osserva non può fare a meno di concedersi una risata liberatoria con Reacher, che sornione sa benissimo che tutte quelle espressioni perfette le sta facendo per noi. Come quanto un nemico si lancia addosso a Saitama convinto di poterlo sopraffare, lo stesso succede per Reacher. Certo, live action realistico e fumetto di supertizi non sono la stessa cosa, e il nostro Jack un po' di mazzate ne prende, ma il principio è lo stesso. Lui alla fine cerca di sdrammatizzare, perché tanto sa che nessuno potrà batterlo, che otterrà la sua vendetta, esattamente in questa vita.

Sotto i muscoli c'è di più

E proprio come One-Punch Man, anche Reacher nasconde tanto sotto i muscoli del suo protagonista. Una storia torbida, quasi macabra, una violenza a tratti così grafica da voler allontanare lo sguardo. Perché nella patina da uno contro tutti in realtà la serie mette in scena un intrigo internazionale degno di uno spy thriller che si rispetti (con piccole e squisite punte alla Sherlock Holmes), proprio come il manga di One e Murata fa con la sua storia, che nella scazzottata fra eroi e mostri nasconde molto altro.

Reacher e Saitama sembrano un po' gli elementi alieni che poi si uniscono al contesto, pur rimanendo fuori nella loro unicità. Ma noi intanto vogliamo saperne sempre di più, vogliamo vederli abbattere un muro dopo l'altro, perché è quello che ci è stato promesso con piacevolissima onestà intellettuale. La stessa di Reacher quando gli chiedono come farà a smantellare tutta l'operazione vendicandosi dei cattivi. "Dolorosamente", risponde lui. E dal divano parte l'ovazione.