Speciale Remake Mania

Il mondo dei remake Made in USA: ecco una guida a tutti gli adattamenti americani di serie internazionali di successo a livello internazionale

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Da anni tra gli export di Downing Street è compresa una fetta di prodotti d'ingegno degli sceneggiatori di Sua Maestà. Basta guardare alla voce remake e scorrere le pagine per trovare Queer as Folk, Life on Mars e The Office. Si possono aggiungere anche The IT Crowd, che non ha ricevuto luce verde dopo il pilot e The Thick of It, protagonista di una piccola odissea produttiva tra ABC e HBO. A queste serie vanno aggiunti talent come Pop Idol o X-Factor, ulteriore dimostrazione che da Hollywood evidentemente hanno delle ville con vista Londra. Cosa c'è di nuovo allora? Nulla, se non il fatto che, negli ultimi mesi, abbiamo assistito a una escalation del fenomeno. Nel mese di gennaio, infatti, sono iniziate le versioni statunitensi di tre grandi successi britannici: Skins, Shameless e Being Human. Tre generi del tutto differenti, che hanno portato ad approcci altrettanto differenti.

Skins

Tra tutti, quello che ha fatto più scalpore è senz'altro Skins. Mesi prima della messa in onda su MTV, i fan dell'originale hanno invaso l'internèt all'urlo di "c'è un solo Skins, Yankee stay at home". Questa reazione, degna dell'ortodossia del più ottuso fan di Vasco Rossi, è stata talmente forte da spingere i produttori a cavalcare l'onda e usare i pregiudizi come traino per il lancio della serie. Dei tre remake, Skins è senza dubbio quello meno interessante. Nell'episodio pilota, ad esempio, tutto è identico all'originale, dalle battute alle singole inquadrature di regia. O meglio, quasi uguale, visto che, con la solita, imbarazzante ipocrisia, MTV ha deciso di censurare i "fuck" dei protagonisti. Abbiamo quindi un manipolo di ragazzacci che passa da un letto all'altro, si rifocilla lungo il tragitto con litri di superalcolici e si riprende dalle fatiche dell'accoppiamento con ampio uso di droghe sintetiche (e non). Non sia mai, però, che questi stessi ragazzacci dicano qualche parolaccia. Rischierebbero di turbare le menti adolescenziali di chi li guarda. Ovviamente il risultato è una sorta di paradosso: già le avventure dei protagonisti sono spesso oltre il limite del credibile, aggiungere questo tocco di perbenismo rende il tutto semplicemente surreale. Dopo un esordio caratterizzato da ascolti stellari, Skins ha perso parecchio pubblico, ma nelle ultime settimane ha ricominciato a crescere. Parte del pubblico se n'è andata anche a causa di alcune polemiche per le scene di sesso. Polemiche portate avanti con argomenti del tipo:
- Si mostra sesso tra ragazzini: è pedofilia!
- Sì, ma guardi che gli attori sono maggiorenni
- I personaggi no: è pedofilia!
- Sì, ma i personaggi non esistono nella realtà, è finzione.
Appassionante.

Being Human

Talmente appassionante che è il caso di passare al secondo titolo, ovvero Being Human, uno dei migliori prodotti visti negli ultimi anni, capace di unire ad una grande forza narrativa una vena ironica e comica tipicamente britannica. La storia inizia come una famosa barzelletta, con la differenza che, al posto dell'italiano, dell'inglese e del francese, abbiamo un lupo mannaro, un fantasma ed un vampiro che vivono nello stesso appartamento. Da qui scontri e lotte, ma anche trame comiche e romantiche. Su tutto, il desiderio dei tre protagonisti di essere accettati dal mondo umano che li circonda. Ciò che caratterizza i personaggi della serie originale, infatti, è l'assenza pressoché totale di doti sovrannaturali. Ovviamente ci sono caratteristiche che li differenziano dall'ortolano sotto casa, ma queste non li rendono dei supereroi. Per dire, Mitchell, il vampiro, ha diverse sfighe tipiche della sua specie (dipendenza dal sangue, impossibilità di apparire in foto), ma non ha superpoteri. La versione americana, in onda su SyFy, ha preso invece un'altra strada, spingendo proprio sul personaggio del non-morto, reso molto simile (anche fisicamente) alle figure di The Vampire Diaries. Già da questo elemento si intuisce una volontà di distaccarsi dall'originale che va premiata. Certo, la trama principale non si distanzia più di tanto dalla versione inglese, ma lo sviluppo della serie prevede numerose variazioni. Questo accade perché Being Human US dura il doppio dell'originale: si rendono quindi necessari cambi di rotta e aggiunte, in alcuni casi anche pesanti, come la storyline famigliare del licantropo Josh.

Shameless

La chiusura di questa panoramica sui rifacimenti la lasciamo a Shameless. Non abbiamo paura di dire che si tratta di uno dei migliori titoli visti recentemente, forse la miglior serie di questi primi mesi del 2011 insieme a The Chicago Code. Shameless è infatti l'esempio del perfetto remake, che dovrebbe coincidere con la ripresa di una storia e di un intreccio di successo e l'aggiunta di elementi di cui l'originale non disponeva. In questo caso, gli elementi sono interpreti eccezionali. La storia della famiglia Gallagher, che definire disfunzionale è un eufemismo imbarazzante, è messa in scena da attori celebri come William H. Macy (coraggioso nella scelta di un ruolo odioso come quello di Frank Gallagher, il padre di famiglia che tutti vorremmo avere in casa solo per poterlo schiaffeggiare) e Joan Cusack (splendida nella parte dell'agorafobica Sheila), ma anche da giovani di grande talento come Emmy Rossum (Fiona, di fatto la vera protagonista) e Jeremy Allen White (Lip, il fratello più sveglio). Fin da subito, Shameless ha conquistato critica e pubblico: miglior esordio di sempre per Showtime e rinnovo già ottenuto per la seconda stagione. Qual è il segreto che la stacca dagli altri titoli? Se lo sapessimo, saremmo nel cda di qualche major di Hollywood. Quello che possiamo fare è azzardare delle ipotesi e la più sostanziosa è quella che riguarda il nome di John Wells, executive producer della serie e responsabile in passato di cosucce quali ER e The West Wing.

Remake Mania Tre titoli, tre approcci, tre risultati. Se qualcuno dovesse fare una tesi in ambito spettacolo, l’argomento sarebbe già pronto. Sta di fatto che il fenomeno del remake è ormai ampiamente radicato a Hollywood, al punto che già ne esiste la parodia. Ci riferiamo ovviamente a Episodes, la nuova serie con Matt LeBlanc che si è occupata proprio dei problemi di adattamento di uno show inglese al mercato americano. E si sa: quando si arriva alla parodia, un fenomeno si è già fatto istituzione. Probabilmente, siamo solo all’inizio.