Speciale South Park - Stagione 13

Ritornano i ragazzi più pestiferi del Colorado: capitolo tredici!

Speciale South Park - Stagione 13
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Come raggiungere un simile risultato? E' assai difficile per una serie televisiva arrivare alla tredicesima stagione in forma così smagliante, mantenendo la freschezza delle origini e anche le medesime basi narrative. Bisognerebbe girare la domanda a Trey Parker e Matt Stone, 40 anni il primo 38 il secondo, creatori della serie South Park e tutt'oggi saldi alle redini dello show televisivo sui ragazzi del Colorado che in tarda serata ancora ammalia spettatori negli Stati Uniti e poi in tutto il globo.
Ora che la stagione tredici è stata trasmessa interamente anche in Italia dall'emittente satellitare Comedy Central possiamo ripercorrere in sintesi il dipanarsi dei quattordici episodi, fissando i temi e le riflessioni principali. E chiediamoci anche perchè, nonostante le aspre critiche, tale serie continui a macinare entusiasmi e consensi, già concretizzatisi nella quattordicesima stagione, attualmente in programmazione negli Stati Uniti.

Il sorgere dell'era Obama

La dodicesima stagione aveva avuto il proprio apice nella puntata "About last night...", memoria degli storici festeggiamenti seguiti alla vittoria di Barack Obama, divenuto nel Novembre 2008 il 44esimo Presidente degli Stati Uniti. Poi le incomprensioni, le dure battaglie per approvare la riforma sanitaria, l'ostracismo repubblicano; e in seguito la durissima crisi economica, il crollo del modello finanziario americano. Le prime puntate della tredicesima stagione di South Park risentono molto di questo clima politico, prendendo netta posizione: la prima puntata L'anello non è solo una divertita ironia sul modello di castità del gruppo pop Jonas Brothers (indossare un anello per dimostrare il proprio sforzo di non fare sesso fino al matrimonio, come proposto dai tre fratelli e dalle loro più acerrime sostenitrici. Col notevole scontento dei propri fidanzatini, come accaduto al povero Kenny...), ma una satira nei confronti dello schema aziendale della Walt Disney Company (impersonata da uno stressato Mickey Mouse in camicia bianca e cravatta a righe): la tattica marketing di adoperare i valori più autentici della famiglia americana (nella fattispecie quelli cattolici, come dichiarato dal topo più famoso del mondo: "ho fatto milioni di dollari sull'ignoranza dei cristiani per decenni! [...] Perchè i cristiani sono dei ritardati! Loro credono in un uomo morto che parla!") allo scopo di incrementare il proprio business è riprovevole.
Ma è la terza puntata (Margaritaville) ad entrare più da vicino nello scottante tema della recessione: lo fa accusando direttamente l'universo economico americano, fatto di squallide finanziarie e incompetenti agenti di borsa.
Randy Marsh, il padre di Stan, si fa portavoce della comunità del Colorado colpita duramente dalla crisi economica invitando ad abbandonare il "piacere" materialista e tornare a rispettare l'Economia, eliminando tutto l'inutile (vestiti costosi, automobili, videogames) per vivere in maniera salutare e placare l'ira dell'adirata Economia. Vestirsi con lenzuola, come gli antichi Romani, abbandonare l'elettricità in favore di torce, giocare con gli scoiattoli, sono i primi preziosissimi consigli che Randy fornisce ai propri concittadini.
Contro tale situazione si erge il keynesiano Kyle: "l'Economia è fatta dalle persone e le persone hanno solo perso la fiducia che avevano. Ciò che le persone dovrebbero fare è spendere di più. Spendere è positivo!"; queste parole hanno molto seguito tra la gente impaurita, convincendo il consiglio cittadino a catturare e "uccidere l'ebreo". La puntata si trasforma così in una più che evidente metafora biblica, rileggendo la contrapposizione Randy/Kyle come la Passione e la morte di Gesù (inclusa una ipotetica ultima cena al Whistlin' Willy's Pizza Gultch).

Fuori dagli states

La settima puntata (Barbagrassa) chiude la prima tranche di episodi, trasmessi negli Stati Uniti durante il mese di Aprile 2009. Insieme alla lisergica Pinewood Derby, tale episodio getta lo sguardo al di fuori del territorio americano analizzando con toni divertiti (ma nemmeno poi molto) la situazione di chi pirata lo è per necessità e non per istinto d'avventura alla ricerca dell'isola del tesoro.
Tutto inizia quando Cartman si è lasciato irretire dalle scorribande che i pirati abissini compiono alle navi mercantili che transitano nel Golfo di Aden, come documentato dai tg di mezzo mondo. L'avventura corsara della ciurma di South Park differisce, però, dalle romanticherie diffuse circa i navigatori del Mar dei Caraibi, dato che i pirati somali sono equipaggiati di kalashnikov e motoscafi a motore, mentre Cartman e soci si atteggiano con sciabole, cappelli col teschio e pappagalli (finti) sulle spalle. E una "terribile spada laser".
Ma i poveri pirati delle coste africane non paiono essere abbastanza decisi nei loro arrembaggi, così Cartman e i suoi riescono a distinguersi per crudeltà e cattiveria, depredando a destra e a manca, facendo proprie velieri e imbarcazioni che transitano malauguratamente per quei mari.
Eppure ben presto non potranno che scontrarsi con la dura realtà dell'essere pirati mentre si sogna di poter frequentare la scuola, aiutare la madre ammalata di AIDS, desiderare un avvenire migliore da condividere con i propri familiari.


Deliri d'Estate

L'Estate 2009 si è portata con sé tutta una serie di morti illustri, a cominciare da Michael Jackson. Parker e Stone al ritorno dello show televisivo con la seconda parte nel corso dell'Autunno hanno dedicato proprio la prima puntata alla dipartita di molte celebrità. A modo loro ovviamente...
Morti Celebri vede protagonista il fratellino canadese di Kyle, Ike, tediato da un susseguirsi di visite notturne da parte di fantasmi come quello di Billy Mays (telepromoter), della dolce Farrah Fawcett, David Carradine. Per sostenere il piccolo, Cartman chiamerà a South Park nientemeno che la squadra dello show tv "Ghost Hunters", "lo show più gay di tutto il fottuto mondo": il tragico fallimento della squadra, provocherà un'altra crisi che condurrà Ike all'ospedale. L'origine di tutto ciò è l'impossibilità per queste celebrità di raggiungere il Paradiso, transitando in questo momento nel Purgatorio, "come su un aereo che deve decollare".
Ma probabilmente l'episodio più dissacrante dell'intera stagione è Vaffanculo, balene!, il quale si proietta in una affascinante questione di conflitto tra Stati Uniti e Giappone, che diventa poi l'occasione per una lunga meditazione sull'impostazione che si da dei reality show. L'affare diplomatico scatta quando il popolo del Sol Levante dichiara guerra incondizionata alla tenera carne di delfino e di balena, assalendo con impeto parchi e acquari della costa orientale degli USA. E alla domanda perchè lo fanno, perchè continuano ad eliminare grossi cetacei e mammiferi acquatici nonostante le pressioni internazionali, il padre di Stan liquida causticamente: "è solo che i giapponesi non amano molto i delfini, sicuramente non quanto le persone normali come noi".
Stan, però, è più che deciso a cambiare la mentalità dei tizi dagli occhi a mandorla e si arruola nella ciurma di Whale Wars, protagonista di un reality show ambientalista molto in voga negli USA (trasmesso in Italia da Animal Planet), i cui metodi deboli e legalitari vengono sovvertiti dal ragazzino di South Park che diventa il nuovo capitano, riuscendo a trasformare in "veri pirati quel branco di mammolette vegane". Si scontra con le baleniere giapponesi, affondandone diverse e ottenendo in cambio la fiducia dei maestosi cetacei: ma il popolo del Sol Levante deve perseguire un crudele massacro della fauna oceanica, anzitutto per ragioni storiche, legate alle due atomiche sganciate nel 1945...

Altro che Greenpeace!

Vaffanculo, balene! rappresenta l'episodio più intenso dal punto di vista dei margini politici, parodiando con efficacia uno dei tanti reality show e inserendo la prese in giro all'interno di un contesto certamente culturale. E' con Balla coi Puffi, però, che la tredicesima stagione si riappropria totalmente di quella dissacrante narrazione, insaporita da memorabili situazioni comico-satiriche, vero marchio di fabbrica di South Park.
La situazione vede Eric Cartman prendere posto come lettore degli annunci mattutini alla Scuola Elementare, ma piano piano il paffutello si decide ad utilizzare lo spazio concessogli per attaccare la rappresentante degli studenti Wendy Testaburger: "questa scuola elementare sta cadendo a pezzi" accusa lo speaker, che non esita a paragonarla alla Russia comunista. Al grido di "io sono un normale ragazzo come voi, pongo domande", Eric riesce ad ottenere l'appoggio di molti studenti, ancora più inferociti quando Wendy viene accusata di voler "ammazzare i puffi". Già proprio quei teneri esserini nei loro funghetti in perenne lotta contro il malvagio Gargamella...
La vicenda ruota certamente attorno al tema dibattuto del rapporto stampa-politica, della legittimità delle domande poste da un giornalista verso un membro della classe dirigente di una azienda, di una istituzione, di uno Stato. South Park si chiede veramente se un addetto stampa debba martellare il tal individuo con assillanti domande, fantasiose supposizioni, arditi percorsi logici. E la verità è comunque destinata inequivocabilmente a venire a galla? Inutile dire che la scottante tematica, sviscerata mediante richiami all'universo giornalistico statunitense, riecheggia anche agli occhi dell'opinione pubblica italiana, estenuata da una Estate in cui il rapporto tra esponenti della classe politica e quotidiani nazionali si è fatto molto teso, chiedendo in molti casi un intervento della magistratura.

Fiori del male

La tredicesima stagione di South Park non si può certo dire essere un fallimento: le puntate sopra sviscerate richiamano sempre quegli ottimi elementi che hanno permesso allo show di arrivare a una soglia così importante. Tuttavia, al fianco di grandi esempi di comicità, gli autori (probabilmente indotti dai tempi ristretti con cui sfornare le sette più sette puntate della stagione, a due episodi per settimana) affiancano impietosamente puntate grette e volgari (Mangia, prega, scoreggia, con protagonisti Trombino e Pompadour oppure Pipì che chiude la stagione). Non mancano inaspettate cadute di stile come Bastoncini di Pesce, il cui obiettivo sarebbe riflettere sul tema della comicità da cabaret e sui trascinanti tormentoni, oppure Il procione, nel quale neppure una ben ritmata storia di supereroi condita da minuziose citazioni provenienti da episodi precedenti (il ritorno del Professor Chaos e del Generale Distruzione) riesce a rendere memorabile la storia.
Non che tali episodi sottotono possano bollare la stagione come un buco nell'acqua o un segno indelebile della stanchezza di Parker e Stone (intenzionati a portare a Brodway un musical sui Mormoni), ma è evidente che giunti a questa soglia sia lecito chiedere nuovi elementi, magari l'introduzione di un nuovo personaggio nella schiera di amici (Butters irrompe nel corso della quinta stagione, ma da allora tutto è silente...) oppure di inedite situazioni tra gli adulti della comunità (come si era già visto con il professor Garrison e Chef).

South Park e videogames

Stone e Parker sono dei grandi appassionati di videogiochi e si divertono a citarli all'interno dei diversi episodi: puntate monotematiche come Guitar Queer-O e Make Love Not Warcraft nelle scorse stagioni, mentre nel corso della tredicesima Cartman si lamenta dell'impossibilità di giocare a GTA Chinatown Wars a causa della recessione, nonchè in Vaffanculo balene i bambinetti cantano e suonano Poker Face via Rockband.
Inoltre lo scorso Ottobre è apparso su Xbox Live Arcade South Park: Let's Go Tower Defense Play, il quale ha coinvolto in prima persona gli autori dello show per creare finalmente un buon gioco ispirato alla serie televisiva.

South Park - Stagione 13 E fanno tredici stagioni: un numero opprimente, un'eredità ingombrante. Eppure gli autori di South Park paiono non accorgersi del tempo che passa continuando a scrivere nuove puntate dai temi più disparati: la crisi economica, la pirateria moderna, lo sterminio delle balene, lo strapotere delle multinazionali, la libertà di informazione. Accanto a puntate impegnate, ve ne sono diverse dai toni certamente più distesi, puri esercizi comici, dalla comicità banale e volgare, che fanno scadere clamorosamente lo show. Il pericolo è quello di fare la fine di serie come I Simpsons o i Griffin ormai irrimediabilmente spettri comici di quello che erano ai loro albori: South Park possiede già i geni che gli permettono di continuare a divertire alla lunga distanza, l'assoluta aderenza all'attualità e ai fatti che avvengono quotidianamente negli Stati Uniti e nel Mondo. Ed è questa impostazione che fa della tredicesima stagione un ottimo serbatoio di idee umoristiche coraggiose, dissacranti e davvero valide.