Le comedy non sono morte, e a dimostrarcelo è ancora una volta Michael Schur, creatore di altri grandi prodotti come The Office, Parks and Recreation e l'ultimo arrivato sul network NBC, Brooklyn Nine-Nine. Parliamo di The Good Place, che non solo regala un ruolo leggero e divertente a Kristen Bell, conosciuta da molti per il ruolo ben più cupo di Veronica Mars, ma riporta sul piccolo schermo la leggenda comica Ted Danson. Per i grandi fan di Schur, non sarà sorprendente sapere che The Good Place è una delle commedie più riuscite tra quelle approdate sui piccoli schermi negli ultimi anni. Se le premesse della serie sembrano prevedere l'intera narrazione, promettendo gag, misunderstanding e un finale che tutto meno che inaspettati, in realtà saranno proprio questo. The Good Place è dotato di quella stessa sensibilità verso la società di oggi che ci ha fatti innamorare di personaggi come Leslie Knope e Jake Peralta. L'ironia non si fa mai nemica dei proprio protagonisti, che non vengono meramente sfruttati per far commedia, ma come immagine dell'adulto medio. E infatti l'assurdità delle situazioni diventa anch'essa un'esagerata mimica della civiltà contemporanea (piccolo fun fact: Schur ha anche scritto l'episodio di Black Mirror Nosedive assieme a Rashida Jones). Ma ciò che rende davvero speciale questa serie è una sola cosa: l'etica.
La storia
The Good Place racconta la storia di Eleanor Shellstrop (Kristen Bell), arrivata nel "good place" dopo un'inaspettata morte. Qui, verrà introdotta alla sua anima gemella Chidi Anagonye (William Jackson Harper), insegnante di filosofia morale, con cui dovrà condividere il resto del suo tempo. Il problema è che Eleanor non sarebbe mai dovuta arrivare nel good place: la sua vita è stata un susseguirsi di atti di bullismo e odio verso il prossimo, senza aver mai combinato niente di buono. Avvalendosi della moralità di Chidi, non solo Eleanor gli rivela il suo segreto, ma lo convince ad insegnarle come diventare una persona migliore. Il mondo attorno a lei, però, avverte la sua presenza e sembra ribellarsi, creando voragini nel terreno e animali giganti. La prima stagione regala anche un enorme colpo di scena che permette a Schur di dimostrare quanto The Good Place sia un prodotto capace di restare in piedi, forte del suo valore nascosto.
L'etica di The Good Place
Ciò che rende davvero unico The Good Place è la sua discussione sull'etica. In diverse interviste Schur ha ammesso come sia stata proprio la sua passione per la filosofia etica ad aver creato l'idea per lo show. Attraverso il format della comedy, con la leggerezza dei soli trenta minuti ad episodio, The Good Place affronta delle tematiche importanti e pone degli enigmi etici ai propri spettatori.
Passato il primo episodio, che si concentra principalmente sul personaggio di Eleanor, la serie presenta diversi filosofi attraverso il personaggio di Chidi, e con loro gli studi filosofici che hanno portato avanti nella loro vita. Chidi affronta Platone, Aristotele, Machiavelli, Sartre come sa fare meglio, e di fronte a lui c'è una Eleanor confusa e scettica, che pone domande che probabilmente noi non abbiamo mai avuto il coraggio di fare. Nonostante Schur fosse preoccupato per la ricezione della serie, chiedendosi se un format del genere potesse funzionare, The Good Place funziona, e funziona proprio perché non superficiale come possono essere altre serie comedy concorrenti.
La grande domanda della serie
Una grande domanda che The Good Place pone è dove effettivamente possa arrivare la filosofia, e soprattutto come una persona possa porre una determinata morale come unica direttiva della propria vita. Infatti, impariamo presto che la vasta conoscenza di Chidi sull'argomento lo porta a essere incapace di scegliere. Al contrario Eleanor, creatasi la propria discutibile morale da sola, trova molto più semplice distinguere una buona idea da una cattiva idea. Ovviamente, ciò che per lei è una buona idea non è necessariamente tale secondo una morale comune, ma proprio per questo The Good Place porta avanti un discorso interessante: cosa rende qualcosa buono o cattivo? Questa domanda rimarrà centrale anche, e forse ancora di più, nello svilupparsi della seconda stagione, probabilmente perno dell'intera serie.
La capacità di rinnovarsi
La terza stagione di The Good Place è iniziata lo scorso giovedì 27 Settembre sulla NBC. Il primo episodio riprende la narrazione esattamente dove l'avevamo lasciata la scorsa stagione (SPOILER): i nostri protagonisti Eleanor, Chidi, Tahani (Jameela Jamil) e Jason (Manny Jacinto) sono tornati sulla Terra e Michael (Ted Danson) tenta disperatamente di farli rincontrare, credendo che l'unico modo per farli accedere al vero "good place" sia l'influenza che hanno l'uno sull'altro. Come dimostrato già dopo lo scioccante finale della prima stagione, The Good Place sa reinventarsi, e per questo appare ben pianificata, lasciando lo spettatore con la voglia di saperne di più su cosa i personaggi dovranno affrontare questa volta. La prima stagione è stata in grado di creare un legame tra il pubblico e i protagonisti talmente forte che la quantità di sfide che gli vengono poste non diventa un peso, ma un incoraggiamento a essere più coinvolti nelle loro vite.
The Good Place: la serie comedy che parla di etica
The Good Place è tornata sugli schermi con la terza stagione, ma cosa rende veramente speciale questa serie? Si parla di etica.
Le comedy non sono morte, e a dimostrarcelo è ancora una volta Michael Schur, creatore di altri grandi prodotti come The Office, Parks and Recreation e l'ultimo arrivato sul network NBC, Brooklyn Nine-Nine. Parliamo di The Good Place, che non solo regala un ruolo leggero e divertente a Kristen Bell, conosciuta da molti per il ruolo ben più cupo di Veronica Mars, ma riporta sul piccolo schermo la leggenda comica Ted Danson. Per i grandi fan di Schur, non sarà sorprendente sapere che The Good Place è una delle commedie più riuscite tra quelle approdate sui piccoli schermi negli ultimi anni. Se le premesse della serie sembrano prevedere l'intera narrazione, promettendo gag, misunderstanding e un finale che tutto meno che inaspettati, in realtà saranno proprio questo. The Good Place è dotato di quella stessa sensibilità verso la società di oggi che ci ha fatti innamorare di personaggi come Leslie Knope e Jake Peralta. L'ironia non si fa mai nemica dei proprio protagonisti, che non vengono meramente sfruttati per far commedia, ma come immagine dell'adulto medio. E infatti l'assurdità delle situazioni diventa anch'essa un'esagerata mimica della civiltà contemporanea (piccolo fun fact: Schur ha anche scritto l'episodio di Black Mirror Nosedive assieme a Rashida Jones). Ma ciò che rende davvero speciale questa serie è una sola cosa: l'etica.
La storia
The Good Place racconta la storia di Eleanor Shellstrop (Kristen Bell), arrivata nel "good place" dopo un'inaspettata morte. Qui, verrà introdotta alla sua anima gemella Chidi Anagonye (William Jackson Harper), insegnante di filosofia morale, con cui dovrà condividere il resto del suo tempo. Il problema è che Eleanor non sarebbe mai dovuta arrivare nel good place: la sua vita è stata un susseguirsi di atti di bullismo e odio verso il prossimo, senza aver mai combinato niente di buono. Avvalendosi della moralità di Chidi, non solo Eleanor gli rivela il suo segreto, ma lo convince ad insegnarle come diventare una persona migliore. Il mondo attorno a lei, però, avverte la sua presenza e sembra ribellarsi, creando voragini nel terreno e animali giganti. La prima stagione regala anche un enorme colpo di scena che permette a Schur di dimostrare quanto The Good Place sia un prodotto capace di restare in piedi, forte del suo valore nascosto.
L'etica di The Good Place
Ciò che rende davvero unico The Good Place è la sua discussione sull'etica. In diverse interviste Schur ha ammesso come sia stata proprio la sua passione per la filosofia etica ad aver creato l'idea per lo show. Attraverso il format della comedy, con la leggerezza dei soli trenta minuti ad episodio, The Good Place affronta delle tematiche importanti e pone degli enigmi etici ai propri spettatori.
Passato il primo episodio, che si concentra principalmente sul personaggio di Eleanor, la serie presenta diversi filosofi attraverso il personaggio di Chidi, e con loro gli studi filosofici che hanno portato avanti nella loro vita. Chidi affronta Platone, Aristotele, Machiavelli, Sartre come sa fare meglio, e di fronte a lui c'è una Eleanor confusa e scettica, che pone domande che probabilmente noi non abbiamo mai avuto il coraggio di fare. Nonostante Schur fosse preoccupato per la ricezione della serie, chiedendosi se un format del genere potesse funzionare, The Good Place funziona, e funziona proprio perché non superficiale come possono essere altre serie comedy concorrenti.
La grande domanda della serie
Una grande domanda che The Good Place pone è dove effettivamente possa arrivare la filosofia, e soprattutto come una persona possa porre una determinata morale come unica direttiva della propria vita. Infatti, impariamo presto che la vasta conoscenza di Chidi sull'argomento lo porta a essere incapace di scegliere. Al contrario Eleanor, creatasi la propria discutibile morale da sola, trova molto più semplice distinguere una buona idea da una cattiva idea. Ovviamente, ciò che per lei è una buona idea non è necessariamente tale secondo una morale comune, ma proprio per questo The Good Place porta avanti un discorso interessante: cosa rende qualcosa buono o cattivo? Questa domanda rimarrà centrale anche, e forse ancora di più, nello svilupparsi della seconda stagione, probabilmente perno dell'intera serie.
La capacità di rinnovarsi
La terza stagione di The Good Place è iniziata lo scorso giovedì 27 Settembre sulla NBC. Il primo episodio riprende la narrazione esattamente dove l'avevamo lasciata la scorsa stagione (SPOILER): i nostri protagonisti Eleanor, Chidi, Tahani (Jameela Jamil) e Jason (Manny Jacinto) sono tornati sulla Terra e Michael (Ted Danson) tenta disperatamente di farli rincontrare, credendo che l'unico modo per farli accedere al vero "good place" sia l'influenza che hanno l'uno sull'altro. Come dimostrato già dopo lo scioccante finale della prima stagione, The Good Place sa reinventarsi, e per questo appare ben pianificata, lasciando lo spettatore con la voglia di saperne di più su cosa i personaggi dovranno affrontare questa volta. La prima stagione è stata in grado di creare un legame tra il pubblico e i protagonisti talmente forte che la quantità di sfide che gli vengono poste non diventa un peso, ma un incoraggiamento a essere più coinvolti nelle loro vite.
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