The Last of Us 2: almeno due stagioni per una storia brutale, è giusto?

La seconda parte del videogioco sarà adattata da HBO in due stagioni per mantenere intatti i numerosi eventi di una trama indimenticabile.

The Last of Us 2: almeno due stagioni per una storia brutale, è giusto?
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Travolti dalla bulimia contenutistica che ci viene indotta dalle piattaforme streaming, non abbiamo ancora digerito il grandioso finale di The Last of Us (ma voi potete rileggere con calma la recensione di The Last of Us 1x09) che già siamo costretti a guardare al futuro, verso una seconda parte che non solo è già ufficializzata, ma che per bocca di Craig Mazin sappiamo essere composta da più di una stagione.

L'adattamento del videogioco targato Naughty Dog ha sorpreso tutti per il rispetto tributato al materiale originale, ma ha anche saputo modificare piccoli e grandi particolari per rendere il racconto più ampio e sfaccettato, godibile anche per un pubblico seriale che non mastica linguaggio videoludico: proprio in base a questa evidenza appare una scelta oculata distendere il viaggio vendicativo di Ellie su più stagioni, per non perdere l'intensità di alcuni momenti e dando anche l'opportunità agli sceneggiatori di raccontare la propria storia.

La vendetta di Ellie...

Le ragioni che obbligano i produttori HBO a finanziare un sequel sono per certi versi molto simili a quelle che convinsero gli sviluppatori Naughty Dog a proseguire una trama apparentemente chiusa: sfruttare l'onda lunga del successo commerciale è di certo la motivazione più cara agli investitori - The Last of Us Parte 2 venne travolto da un mare di difficoltà durante lo sviluppo ed arrivò ben sette anni dopo il primo, mentre lo show non si farà sfuggire l'occasione di cavalcare la popolarità mondiale - ma, dal punto di vista artistico, Neil Druckmann e soci riuscirono anche a convincerci che il percorso di Ellie non si fosse affatto chiuso con quel fatidico giuramento alle porte di Jackson, e soprattutto che ogni azione ha una sua drammatica conseguenza.

Mettendo a frutto le conoscenze provenienti dalla controparte videoludica, Craig Mazin e il suo staff di sceneggiatori hanno già disseminato la prima stagione con numerosi riferimenti al sequel, rischiando di perdere quell'effetto sorpresa che ha sconvolto i giocatori nel 2020, ma creando al tempo stesso un racconto più coeso e ben disposto ad integrare ciò che verrà in seguito. Avendo assistito agli abissi di violenza in cui Joel è capace di tuffarsi, infatti, non sarà affatto inconcepibile vedere tante persone ritenerlo un mostro assetato di sangue, anche se sarà molto interessante capire se Mazin vorrà proporre al suo pubblico seriale la stessa evoluzione repentina per il protagonista, oppure se sceglierà di riorganizzare i pezzi lasciando ciò che è impensabile per una puntata particolarmente intensa.

Andando oltre la sorte di un personaggio benvoluto dagli spettatori, la seconda parte di The Last of Us abbraccia in toto il 2 che campeggia nel suo titolo e propone una lunga storia di contrasti e binomi, formata da un intreccio che si sviluppa attraverso una coppia di donne alla ricerca della propria vendetta.

...e quella di Abby

Basterebbe uno sguardo veloce ai freddi numeri per capire la necessità di più stagioni televisive, perché la seconda parte del capolavoro pubblicato su PlayStation ha una durata di 30 ore, esattamente il doppio rispetto alle 15 che servono per portare a compimento il viaggio di Joel ed Ellie. Gli autori guidati da Druckmann sono riusciti a spalmare una trama mozzafiato su un minutaggio così esteso ricorrendo all'espediente del doppio protagonista, il quale gli ha permesso di raccontare due diverse storie fino all'incredibile scontro finale: da una parte abbiamo Ellie e la sua nuova vita da sopravvissuta, costretta a vivere con il peso di un giuramento a cui non riesce a credere fino in fondo, e dall'altra abbiamo Abby, una donna completamente votata alla vendetta che è disposta a distruggere qualsiasi cosa sul suo cammino per ottenerla.

Gli showrunner di HBO dovranno quindi gestire due protagonisti diversi ma incredibilmente simili, utilizzando le stesse tecniche narrative che hanno reso grande questa prima tornata di episodi, tagliando le fasi più action del videogioco ed ampliando i contenuti di una storia che punta a descrivere gli umani ed i loro rapporti, molto più che l'apocalisse fungina e la fine della società.

Sorvolare su alcune sequenze personali - pensiamo ad esempio alla visita al museo di Ellie e Joel, già anticipata da qualche frase in questa stagione, ma anche alla prima volta all'acquario di Abby ed Owen - impoverirebbe una trama che ha assoluto bisogno di quel nucleo di intimità per giustificare l'esplosione di violenza, e questo obbliga la produzione televisiva ad uno sforzo maggiore anche in termini di scenografie, costumi e personaggi secondari. Questo sforzo deve per forza di cose riflettersi in un rallentamento dell'intreccio, e saranno con ogni probabilità più numerosi gli episodi isolati come quelli dedicati a Frank e Bill, o a Ellie e Riley, per riuscire a dare maggior risalto ai comprimari ed ai nuovi scenari.

Craig Mazin ha già dimostrato di saper gestire i tempi del racconto, sacrificando senza grosse difficoltà tutto ciò che poteva risultare vuoto in termini di trama, ma sarà intrigante capire come la sua visione "pacata" di The Last of Us si evolverà nell'inferno vendicativo della seconda parte (gli autori hanno già anticipato la stessa qualità e tanto sangue di The Last of Us 2), un capitolo che sfrutta proprio la ridondanza della crudeltà per muovere il suo messaggio di fondo, saltellando senza sosta tra le numerose scene di dolcezza e le altrettante uccisioni spietate.