The Last of Us: facciamo il punto sulla serie TV di HBO

Oggi esce The Last of Us: Parte 2 ed è il momento migliore per capire lo stato dei lavori sulla serie HBO di Craig Mazin e Neil Druckmann.

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The Last of Us 2 ha finalmente raggiunto gli scaffali degli store digitali e fisici e da oggi tutti noi potremo vivere la vendetta sanguinaria di Ellie, che non ha mancato di suscitare polemiche - ultima, in ordine di tempo, la diatriba Twitter tra Druckmann e Schreier. Nonostante ciò l'ultima opera di Naughty Dog ha generato uno tsunami di consensi unanimi. Non ultimo quello della nostra recensione di The Last of Us Parte 2, che vi dipinge quadro emozionante ed esaustivo che giustifica il perfect score.

A sette anni da The Last of Us l'hype dei fan di tutto il mondo è strabordante e, dopo aver cambiato la storia del medium videoludico con protagonisti a tutto tondo e un taglio cinematografico dichiarato, l'IP Naughty Dog si appresta a fare il salto crossmediale: dal videogioco alla serie tv. E chi meglio di HBO poteva raccogliere questa sfida? Il network cable per eccellenza è noto infatti per la straordinaria qualità dei suoi prodotti e il mondo post apocalittico di The Last of Us ha tutte le carte in regola per rinascere davanti ai nostri occhi come una grande epopea live action, nonostante le parole di Troy Baker, interprete originale di Joel, secondo il quale la serie non potrà mai eguagliare il videogioco.

Le avventure di Joel ed Ellie dovranno però aspettare almeno il 2021 - molto più probabilmente il 2022 - per essere trasmesse nel nuovo formato. Nel frattempo, dopo le tante news emerse al riguardo negli scorsi mesi, cerchiamo di fare un po' d'ordine e capire lo stato dei lavori su The Last of Us per ricapitolare quello che già sappiamo.

Due mondi che si incontrano

L'incidenza dell'elemento cinematografico nel primo The Last of Us è impressionante; così come lo è il fatto che Neil Druckmann sia riuscito a creare un'opera di tale respiro. Lo sviluppo del capostipite della saga ha potuto contare sull'apporto di rinomati esperti del settore cinematografico per creare la miglior struttura narrativa possibile. Il podcast ufficiale di The Last of Us conferma l'influenza di Robert McKee sulla sceneggiatura. Mckee è uno dei massimi esperti e guru della scuola americana, i cui allievi hanno sfornato opere che sono entrate nella storia del cinema e della televisione, aggiudicandosi premi in tutto il mondo.

Come possiamo constatare, l'influenza del medium cinematografico è connaturata al progetto e a tal proposito non sorprende che l'apporto del team di sviluppo originale sarà inversamente proporzionale. Lo stesso Druckmann infatti si occuperà della scrittura, affiancato dall'acclamato Craig Mazin, la cui bravura è ben testimoniata dalla nostra recensione di Chernobyl. La questione dell'adattamento è di fondamentale importanza, ma le speranze di Druckmann ci fanno ben sperare: "Devi capire come uno show televisivo comunichi idee o racconti storie. Nel rimuovere l'interattività della trama, come la rendi unica per quest'altro medium? È una sfida interessante e penso che ci sia molto per imparare. Craig ha avuto idee su come adattare la storia; è intrigante lavorare con un altro creativo che ammiro".

Sappiamo per certo che il pilota verrà diretto da Johan Renck, regista tra gli altri di alcuni episodi di Breaking Bad - tra i quali lo splendido Hermanos -, The Walking Dead, Vikings e con una carriera nel mondo dei videoclip che lo ha visto collaborare con artisti del calibro di Madonna e David Bowie. Il fatto poi che Renck abbia già lavorato con Mazin a Chernobyl è un valore aggiunto che rappresenterà un sicuro vantaggio nel trasporre sul piccolo schermo la narrazione stilata dal duo di sceneggiatori.

La fedeltà dell'adattamento

La serie dovrebbe coprire gli eventi del primo capitolo, con l'eventuale aggiunta di momenti tratti dal sequel appena uscito. La sinossi ufficiale è ormai nota. Sono passati vent'anni dalla fine della civiltà per come la conosciamo. Un'infezione causata dalle spore del fungo Cordyceps ha decimato l'umanità, tramutando gli infetti in mostri senza pietà. La popolazione mondiale vive asserragliata in zone di quarantena, controllate da un esercito paramilitare che si avvale della legge marziale. Un gruppo di ribelli che si fa chiamare "Le Luci" compie azioni di guerriglia e di sabotaggio per garantire un futuro libero dall'oppressione.

Joel è un sopravvissuto indurito dalla vita e dagli eventi del passato. L'uomo viene assunto per scortare Ellie, una ragazza di 14 anni, al di fuori di una zona di quarantena. Quello che doveva essere un lavoro ordinario e pulito si trasforma ben presto in un viaggio brutale e straziante, nel quale i due attraverseranno la nazione, imparando a dipendere l'uno dall'altra per sopravvivere alle minacce umane e non.

Nonostante non ci siano conferme in merito, è praticamente certo che The Last of Us non sarà una miniserie limitata, ma potrà contare su uno sviluppo in più stagioni. L'aspetto positivo riguarda sicuramente l'abbandono del progetto originario di un lungometraggio ispirato al viaggio di Joel ed Ellie prodotto da Sam Raimi. Le parole di Mazin in merito sono illuminanti: "Non puoi farne un film, dev'essere uno show televisivo. Ha bisogno di tempo. Riguarda lo sviluppo di una relazione durante un lungo viaggio, quindi deve essere una serie; è così che la vedo io. Fortunatamente, Neil era d'accordo ed HBO ne era felice.".

Il formato serial permetterà infatti una densità narrativa impensabile per il medium cinematografico, con uno sviluppo dei personaggi che, si spera, rispecchierà - e forse supererà - la controparte videoludica. A tal proposito siamo felici del fatto che la serie includerà personaggi femminili per nulla scontati, come confermato da Druckmann. Al di là di Ellie, Tess e Marlene, potremo contare infatti anche sulla presenza di Maria e di Riley, con la possibilità concreta che lo show possa seguire anche archi narrativi precedenti, come la storyline del DLC Left Behind. Il tweet di Druckmann relativo a questo annuncio includeva poi un nome volutamente nascosto; che si tratti di un personaggio che conosceremo solo giocando al sequel?

Un'altra rassicurazione proviene direttamente da Mazin, il quale, in seguito alle pressanti domande dei fan riguardanti l'omosessualità di Ellie, ha dichiarato senza esitazioni che non ci sarà nessun cambiamento in merito. Infine, The Last of Us non sarebbe il capolavoro che è senza le musiche del leggendario Gustavo Santaolalla e per fortuna la serie HBO potrà contare ancora sulle composizioni originali del due volte premio Oscar.

Le ipotesi sul cast

Il casting di The Last of Us è uno egli elementi più azzeccati e riconoscibili dell'opera di Naughty Dog. Non si possono scindere i personaggi di Joel ed Ellie da Troy Baker e Ashley Johnson, i due attori che hanno prestato voce e corpo all'interpretazione dei due protagonisti, impersonandoli anche grazie alla tecnica della motion capture. La serie HBO andrà però in tutt'altra direzione, con un casting completamente rinnovato, e da tempo si è scatenata la curiosità dei fan relativa agli interpreti. Per il ruolo di Joel si sono fatti i nomi di Hugh Jackman, Nikolaj Coster-Waldau (Jaime Lannister in Game of Thrones), Josh Brolin, Gerard Butler e Jeffrey Dean Morgan (Negan in The Walking Dead). I fan del gioco hanno visto fin dal 2013 una somiglianza incredibile tra Ellie ed Ellen Page (Juno), ma le ipotesi coinvolgono anche Millie Bobby Brown (Undici in Stranger Things), Maisie Williams (Arya Stark in Game of Thrones), Kaitlyn Dever e Sophie Lillis (la giovane Beverly Marsh in IT).

Per avere maggiori dettagli in merito dovremo però attendere forse più del solito. Il progetto potrebbe aver subìto l'impatto dell'emergenza Covid-19, nonostante il lavoro di scrittura sia proseguito a distanza anche nei mesi precedenti. In ogni caso lo stesso Mazin aveva dichiarato che lo sviluppo sarebbe ripreso a pieno regime solo dopo la release di The Last of Us 2, sul quale si stava concentrando tutto il lavoro di Druckmann. Ora che il gioco è finalmente nelle nostre mani, non ci resta che attendere nuove conferme e alimentare le attese nei confronti di quella che si prospetta un'opera creata dal punto di vista dei fan.