The Last of Us: il significato straziante dietro l'epidemia

Approfondiamo come Mazin e Druckmann hanno dato nuovo contesto allo sviluppo del Cordyceps e alla deriva pandemica nella serie del momento

The Last of Us: il significato straziante dietro l'epidemia
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Trovandosi davanti all'arduo compito di adattare un videogioco estremamente profondo e story-driven come The Last of Us, era chiaro che uno dei principali scogli da superare per l'adattamento di HBO avrebbe riguardato la ricerca della giusta amalgama tra la cura empatica del creatore Neil Druckmann e la spasmodica ricerca del reale tanto cara allo showrunner Craig Mazin. L'approccio scelto dai due si è rivelato vincente in queste prime settimane, confermando quanto di buono mostrato al debutto anche nel secondo episodio in esclusiva su Sky e NOW (come scritto nella nostra recensione di The Last of Us 1x02).

Parte di tale merito è dovuta soprattutto a delle succose aggiunte che permettono a chi osserva di ottenere molte informazioni sullo stato dell'opinione pubblica e sull'outbreak pandemico; elementi, questi, lasciati volutamente in brevi cenni o pillole nell'opera originale per non allontanare il focus del giocatore dai personaggi e dallo svolgimento della trama. L'impronta di Mazin si percepisce in maniera evidente nelle sequenze iniziali di queste prime puntate, dove un sottotesto del tutto originale si fa tramite di un messaggio crudo e veemente che, come in Chernobyl, mira alle coscienze di chi osserva ancor prima che all'impatto narrativo.

L'inarrestabile orrore fungino

Abbiamo già parlato dell'infezione fungina, fornendo maggiori informazioni sul Cordyceps e sulle modalità di contagio mostrate nel gioco e nella serie.

Se l'attenta ricerca svolta in fase di pre-produzione ha fornito elementi essenziali per la rappresentazione dell'epidemia micotica, il lavoro creativo e autoriale che ha permesso di raccontare in maniera del tutto unica la deriva del contagio si è rivelato altrettanto cruciale nel trasmettere allo spettatore angoscia e terrore per una sequela di eventi all'apparenza plausibile. Sfruttando magistralmente quell'approccio pseudo-storico, velatamente critico, ma intriso di sferzante moralità che lo ha portato al successo, Mazin ha elaborato il materiale offerto da Druckmann e ha costruito intorno a esso un contesto quanto mai vicino a chi si trova dall'altra parte dello schermo. In questo modo, persino chi ha esplorato da cima a fondo l'opera originale non ha potuto fare a meno di trovarsi sconvolto e attonito dinanzi uno sviluppo "vero", percettibile in ogni respiro o gesto dei personaggi coinvolti. Dopo aver provato sulla propria pelle alcune delle dinamiche di una vera pandemia, chiunque avrebbe potuto percepire con estrema empatia il pericolo imminente di un contagio all'apparenza inarrestabile.

La differenza qui si fa però importante, perché ciò che HBO mostra nelle sequenze iniziali non spiega solamente ciò che sarebbe accaduto, ma sfrutta un momento espositivo potenzialmente assai utile per lanciare un messaggio sociale terrificante. Dietro l'evoluzione fungina e l'innovata capacità del Cordyceps di infettare anche gli umani non c'è alcuna casualità: la principale causa dell'infezione nel mondo della serie è il surriscaldamento globale. Le temperature elevate hanno permesso ai funghi di evolversi e di adattarsi alle alte temperature del corpo umano, rendendolo quindi un perfetto ospite per la loro proliferazione.

Con l'intento di approfondire le fasi precedenti al contagio, il secondo episodio sposta invece l'attenzione sull'Indonesia: stando alle informazioni ottenute nel corso della serie, Jakarta è stata l'epicentro della deriva pandemica e la sua alta densità abitativa ha amplificato la diffusione dell'infezione. L'approccio degli scienziati dinanzi a simili eventi è agghiacciante, dato che non sembra esserci nessuna via d'uscita dalla sconfitta per il genere umano. Tuttavia, se la rassegnazione della professoressa di micologia appare comprensibile dinanzi al fatto compiuto, lo stesso non può dirsi della leggerezza con cui è stata trattata l'ipotesi del fenomeno nel 1968.

Uomo e artefice

Come accennato dallo stesso Mazin, tutto ciò che viene spiegato nel talk show è reale, accade già nel mondo animale ed esistono diversi studi in merito attraverso i quali ottenere le medesime informazioni. Tralasciando i catastrofici sviluppi futuri, l'idea di citare che l'LSD proviene dal mondo fungino si rivela assai utile per permettere a chi osserva di comprendere che gli elementi affrontati nella serie sono tangibili e presenti. Nonostante la tensione scatenata dal monologo, sarebbe sicuramente sbagliato preoccuparsi di ciò che l'inquietante profezia dello scienziato accenna in superficie.

Difficilmente l'evoluzione fungina porterebbe il mondo a riempirsi di Clicker, ma ciò che acquisisce inestimabile valore è nascosto tra le righe di quel discorso colmo di pathos: dinanzi a fenomeni potenzialmente evitabili, è la fallibilità tipica dell'animo umano a farsi artefice della propria rovina. Prendendo poco velatamente una posizione riguardo lo sviluppo di una problematica estremamente attuale su cui è necessario agire, The Last of Us sfrutta la propria, triste decadenza per colpire direttamente lo spettatore.

Ciò che fa rabbrividire non riguarda affatto la deriva pandemica, ma la rappresentazione della palese ignoranza dell'uomo, il quale si fa miope di ciò che gli accade intorno e acquisisce coscienza di un pericolo solamente quando i suoi problemi si fanno evidenti. La serie HBO mostra senza mezzi termini uno degli orrori peggiori visti recentemente in tv attraverso una scena tanto emblematica quanto speculare al mondo reale: un uomo di scienza spiega esaustivamente un fenomeno complesso e una conseguente minaccia, ma il mondo resta in silenzio e non fa niente per evitarla.