Da The Last of Us a Il Signore degli Anelli: le serie più attese del 2022

Dopo due anni condizionati un po' dalla pandemia, il 2022 si presenta ricchissimo e travolgente, con produzioni di qualità attese in ogni genere.

Da The Last of Us a Il Signore degli Anelli: le serie più attese del 2022
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Siamo carichi di aspettative per il 2022, questo è indubbio. Aspettative che derivano naturalmente da due annate non spettacolari e condizionate in modi molto aggressivi dalla pandemia e, seppur siamo ancora abbastanza lontani dal vederne una fine definitiva, ci troviamo perlomeno in un momento dove si riesce a convivere con essa: la produzioni hanno trovato un loro modus operandi e procedono con incidenti di percorso via via più gestibili.

Si è un po' perso il timore feroce di tornare sul set, diversi progetti che avrebbero dovuto vedere la luce quest'anno faranno invece il loro debutto proprio nel 2022; insomma, motivi per essere ottimisti e anche discretamente in hype ce ne sono, al punto che è stato davvero complicato scegliere le nostre serie più attese. Una dimostrazione pratica? Abbiamo deciso di sdoppiare la lista, dividendola in telefilm che inizieranno e serie che torneranno per una nuova stagione nel 2022.

E chiariamo subito un punto fondamentale, abbiamo ristretto il campo a nomi che sicuramente rivedremo nei prossimi 12 mesi - e di conseguenza niente Arcane, niente Ted Lasso, niente Kingdom, niente Loki, che certamente sarebbero entrati in lista. Detto questo, l'entusiasmo è palpabile perché di cose da attendere ce ne sono ancora parecchie.

Le nuove serie in arrivo nel 2022

Peacemaker
C'è da dire che ormai qualunque cosa su cui James Gunn mette il suo zampino si merita un posto d'onore, e il fatto che Peacemaker si presenti come uno spin-off del suo già godurioso cinecomic DC - qui potete recuperare la nostra recensione di The Suicide Squad - non fa che renderci il compito ancora più semplice. Già nella pellicola il personaggio di John Cena, con la smania di portare la sua visione distorta di pace in ogni modo, aveva impressionato proprio per i meravigliosi dilemmi morali che suscitava.

Adesso ne avremo un'intera serie, che esplorerà sia le origini sia il suo futuro, con HBO a garantire la giusta libertà creativa al genio superbo e sregolato di Gunn e soprattutto l'adeguato apporto produttivo ad un serie di questo rilievo. E diciamocelo chiaramente, le possibilità economiche di cui dispone HBO non sono alla portata di chiunque. Azione, dramma, commedia dissacrante, scene d'azione folli, Peacemaker fungerà da perfetto apripista per il 2022, visto che debutterà il prossimo 13 gennaio su HBO Max, su cui però pesa l'incognita dell'uscita italiana.

Il Signore degli Anelli
È al contempo forse la serie più attesa del 2022 e quella di cui sono noti meno dettagli, poiché Amazon su questo progetto ha davvero chiuso i battenti e fatto della riservatezza un mantra infrangibile. Strategia che ha funzionato, a 9 mesi di distanza dall'esordio non sappiamo ancora niente, se non che le avventure saranno ambientate durante la Seconda Era della Terra di Mezzo - e dunque migliaia di anni prima gli eventi delle ben note trilogie di Peter Jackson - e che un gruppo di protagonisti sarà impegnato nell'affrontare la rinascita del male nel continente.

Ed è una sinossi che potrebbe serenamente essere adattata a qualunque epopea fantasy moderna. Su internet si susseguono da anni teorie folli basate su desideri personali, racconti contenuti nel Silmarillion, fanservice a volte persino sfegatato, ma la realtà è che finché non giungerà almeno un corposo trailer possiamo solo attendere, nella speranza che venga dato il giusto rispetto e attenzione ad uno dei più distintivi momenti della letteratura contemporanea.

Halo
Halo potrebbe rappresentare, al pari di Arcane e - si spera - del film di Uncharted di prossima uscita o di qualche altro nome che vedremo tra poco, un altro evento essenziale nella storia della crossmedialità tra piccolo/grande schermo e videogiochi. È da troppi anni che sentiamo ripetere lo stesso adagio fiacco e sterile, secondo cui è impossibile trasporre in pellicola o serie un videogioco. Noi siamo sempre convinti che nella maggior parte dei casi i problemi siano dovuti a produzioni scadenti, non al materiale originario e Halo potrebbe esserne la prova, se non definitiva, almeno cruciale nel fare piazza pulita di pregiudizi.

E la decisione di raccontare le gesta di Master Chief nelle guerra tra esseri umani e Covenant, per iniziare, staccandolo dal canone principale della serie videoludica - visto che la serie su Halo sarà un altro universo rispetto ai videogame - è un'occasione irripetibile, poiché concede una libertà d'azione totale nell'affrontare le vicende da ogni angolazione possibile. Il tranello? Bisogna comprendere alla perfezione cosa rende Halo tale, quel nocciolo che non può essere modificato. Se il prodotto, privo di una data d'uscita, targato Paramount riuscirà a fare ciò, le possibilità di un universo affascinante e traboccante di contenuti sono infinite.

House Of The Dragon
È una situazione paradossale quella in cui si ritrova al momento HBO: in pochi anni è passata dal disporre di una delle licenze più lucrose della storia seriale a non sapere bene cosa farci in seguito alle scorie devastanti lasciate dalla stagione finale di Game of Thrones. Eppure un nuovo progetto andava messo in cantiere, anche solo per risollevare il brand e scuoterlo dalla spirale di negatività in cui si era incuneato, no? Game of Thrones è semplicemente un nome troppo grande ora come ora per sparire e il buon George Martin, invece di completare la sua visione, è subito accorso in aiuto grazie a Fuoco e Sangue, un libro prequel incentrato sulla casata dei Targaryen.

Basterà un immenso racconto che sfocerà nella nota caduta della dinastia per cancellare una conclusione mediocre e insoddisfacente? Dovremmo solo stare a vedere, House Of The Dragon porta con sé un'eredità pesante e, se l'aspetto puramente estetico non desta neanche un po' di preoccupazione, è la gestione della narrativa a lungo termine a non lasciarci dormire sogni tranquilli. Quanto questo prequel riuscirà veramente a distaccarsi dalla serie madre? Quanto saprà di già visto? Fallirà o supererà ogni scetticismo?

Kenobi
Scegliere una serie tra le numerose in lavorazione sul franchise ideato da George Lucas non dovrebbe essere un compito facile, ma il 2022 ci ha indirizzato verso un sentiero molto preciso. Perché? Perché Kenobi non è e non può essere una miniserie qualunque, non si può far finta che il ritorno di Ewan McGregor dopo oltre un decennio nei panni di uno dei Jedi più magnetici della galassia lontana lontana, nonché uno dei volti più riconoscibili della cultura pop in generale, sia un evento standard.

E tutto ciò senza contare nel calderone la ricomparsa del - fin troppo, a nostro parere - vituperato Hayden Christensen come Darth Vader, che secondo noi riserverà molte sorprese, poiché avrebbe poco senso nasconderlo per l'intera durata dietro una maschera. Insomma, Kenobi ha tutte le carte in regola per essere sì una serie di passaggio con ripercussioni piuttosto contenute sul canone dell'universo espanso, ma capace di scatenare una potenza drammatica e concettuale da brividi. Peccato che regni ancora l'incertezza sulla data d'uscita.

The Last Of Us
Qui vale per molti versi lo stesso ed identico discorso fatto su Halo riguardo la potenziale importanza nella storia della crossmedialità tra piccolo/grande schermo e videogiochi. Però, forse, vi è un'enfasi meno accentuata e non per l'importanza o meno del nome che la serie porta, bensì per un motivo estremamente più banale: servendoci di un'iperbole neanche tanto esagerata, il videogame The Last Of Us è praticamente già un film; anche solo unire le cutscenes legate da qualche sequenza d'azione equivarrebbe a realizzare un buon prodotto.

In più, c'è tutto un mondo in precario equilibrio e in perenne lotta tra fazioni, ribelli, guerriglia che il gioco volutamente non esplora cosi a fondo e che invece il format seriale può portare squisitamente alla luce. Si può discutere all'infinito su dettagli triviali come un casting non rassomigliante in toto alle controparti digitali e simili, eppure la verità è che, con un materiale originale del genere ed HBO a dirigere questa sontuosa orchestra, davvero poco può andare storto e le possibilità di ritrovarsi con un capolavoro sono alte - salvo clamorose mancanze e follie in fase di produzione, che continueremo a seguire con molta attenzione.

Secret Invasion
"La risorsa più potente del MCU ancora non sfruttata appieno". Parole di circostanza dovute a regolari tattiche di marketing? Forse, ma quando provengono da una personalità senza peli sulla lingua come Samuel L. Jackson sul suo Nick Fury acquistano ben altro significato. E quando si riferiscono alla miniserie Marvel che si propone di adattare uno dei crossover recenti più amati, attesi e iconici sfornati dalla Casa delle Idee, allora le attese non possono che crescere a dismisura. Secret Invasion potrebbe personificare il coronamento ideale della Fase 4 del Cinematic Universe, di un progetto che punta a ridurre al minimo la distanza tra film e serie tv, con queste ultime non più relegate ad mere introduzioni o commiati di personaggi storici.

D'altronde in parte è un proposito già messo in atto: che cos'è Loki se non la fondazione essenziale che ha plasmato il futuro prossimo dell'universo condiviso? È un trend che continuerà? Ma soprattutto un progetto dalle ambizioni talmente profonde e sulla carta rivoluzionarie come Secret Invasion riuscirà a sopravvivere all'immenso hype che lo circonda? Basteranno sei puntate? Noi sappiamo solo che non vediamo l'ora e chissà, magari scopriremo che uno dei nostri eroi preferiti è in realtà una spia aliena da tempo...

The Sandman
È bastato un tenue teaser trailer mostrato al più recente Tudum, l'evento Netflix per i fan giunto alla terza edizioni svoltasi lo scorso settembre, a scatenare letteralmente una baraonda infinita di discussioni sul web - per più informazioni vi rimandiamo alla nostra analisi del trailer di The Sandman. Un diffuso stupore per le atmosfere convincenti del breve video misto ad un senso di immancabile amarezza, perché effettivamente del superbo universo creato dalla sontuosa mente immaginifica di Neil Gaiman non si è visto quasi nulla - se non la figura centrale di Sogno, esteticamente molto vicina ai canoni dell'iconografia degli Eterni di Sandman. E quindi è giunta la conferma che Tom Sturridge potrebbe rivelarsi una scelta perfetta per il protagonista, un risultato tutt'altro che scontato, anzi.

Al contempo è ancora presto ovviamente per giudicare la bontà del progetto, ma non può bastare questo a frenare gli entusiasmi e i dubbi per l'adattamento di una delle più maestose e totalizzanti epopee fantasy contemporanee. Molto dipenderà dall'estro dello stesso Gaiman, reduce sia dalla dolorosa cancellazione di American Gods che dall'insperato rinnovo di Good Omens, e dal ruolo che ricoprirà nella produzione; sappiamo che lasciargli pienamente le redini del progetto è un rischio, bisognerà trovare la posizione in modo che il suo innegabile talento venga sfruttato al massimo.

Vikings: Valhalla
Mettiamo subito le cose in chiaro: si, è vero, Vikings nelle sue ultime stagioni ha vissuto troppo di incertezze, fantasmi del passato, personaggi che non sono riusciti ad emergere poiché schiacciati dalla pesante eredità dei colossi che li hanno preceduti e alcuni archi narrativi che semplicemente non funzionavano. Basta questo a cancellare i meriti di una delle più riuscite e popolari serie storiche dell'ultimo decennio o ad annullare le meraviglie della maggior parte delle chiusure architettate da Michael Hirst?

No, e Valhalla, lo spin-off che prenderà il via su Netflix il prossimo 25 febbraio, ha tra le mani la chance eclatante di ripartire da zero con protagonisti inediti, un altro periodo storico, imparare dagli errori della serie madre nonché dai suoi straordinari punti di forza e offrire l'ennesimo scorcio poetico su uno dei popoli più affascinanti della storia europea. Certo, i vichinghi che incroceremo in Valhalla saranno radicalmente differenti da quelli che avevamo imparato a conoscere, in pieno possesso dell'Inghilterra e della Normandia, ma abbiamo la sensazione che le lotte politiche, gli scontri tra vecchi Dei e il Dio cristiano e le onnipresenti esplorazioni verso nuovi mondi possano ancora dire la loro e sorprenderci - vi ricordiamo che tra le nostre pagine potete sempre riesumare la recensione di Vikings 6.

Pachinko
L'ultimo slot di questa lista lo abbiamo riservato ad una potenziale sorpresa e, se dobbiamo essere onesti, Apple nel 2021 ha comprovato più e più volte di essere sempre maggiormente sulla buona strada per sfornare dei capolavori, non solo nelle comedy. Manca il prodotto squisitamente drammatico da affiancare ai Mythic Quest e soprattutto ai Ted Lasso, qualcosa che possa essere il portabandiera della piattaforma un po' come Stranger Things lo è stato per Netflix.

E Pachinko, l'insospettabile underdog tratto dall'incantevole e doloroso romanzo di Min Jin Lee, è un candidato assolutamente da non scartare: una storia drammatica in cui si intrecciano razzismo, stereotipi nocivi e il difficoltoso rapporto tra la Corea e il Giappone; un cast ben più che rispettabile in cui figura anche una star come Lee Min-ho; insomma, gli ingredienti ci sono e noi consigliamo di tenerci un occhio vigile.

Le serie TV che ritornano nel 2022

The Boys
È inutile negarlo, stiamo tutti aspettando il prosieguo delle avventure di Billy Butcher e i suoi ragazzi nella lotta infinita contro la tirannia dei Super e della Vought.

E non potrebbe essere altrimenti visto che la seconda stagione si era conclusa con un intrigante cliffhanger e il buon Kripke, showrunner della serie, continua a lanciarci succulenti indizi, tra il Soldier Boy interpretato dal suo pupillo Jensen Ackles e promesse ancora più cruente di violenza sanguinosa e sopra le righe - lo showrunner ha infatti di recense affermato che la nuova stagione di The Boys sarà folle. The Boys è insomma un prodotto godurioso nonché insospettabilmente profondo e ne vogliamo assolutamente di più.

The Mandalorian
Sarà finalmente scoccata l'ora di vedere in live action il celebre pianeta di Mandalore? Forse, ma la verità è che prevedere ad oggi le direzioni che l'epopea spaziale di Din Djarin prenderà è pressappoco impossibile e la soluzione è racchiusa nella testa di quel piccolo genio di Dave Filoni.

Sarà un proseguimento delle storyline intraviste in The Clone Wars e Rebels? Sarà tutt'altro, magari avremo un primo squarcio sul futuro del franchise? E che ruolo ricoprirà il tenero Grogu, se ne avrà uno? Tante domande di cui attendiamo solo le risposte, e se una serie scatena questo livello di interesse o curiosità, allora ha fatto centro e non poco.

Peaky Blinders
È difficile da digerire eppure ci siamo: nella prima parte del 2022 assisteremo alla sesta e ultima stagione di Peaky Blinders - cui seguirà un film che concluderà in toto la parabola di Tommy Shelby e della sua famiglia.

In poche parole finirà un'epoca, poiché la serie di Steven Knight si è dimostrata negli anni uno dei prodotti più forti, riconoscibili e straordinariamente curati dell'intero panorama, sia per la sua estetica mozzafiato che per una gestione narrativa a dir poco illuminata. Certo, la quinta stagione aveva frenato i ritmi, poiché rappresentava quasi una ripartenza, ma ora sta scoccando l'ora di una tempesta clamorosa e pretendiamo di uscirne sconvolti ed estasiati - qui intanto potete recuperare la recensione di Peaky Blinders 5.

Atlanta
D'altronde sono passati "solo" 4 anni, un lasso di tempo ragionevole. Ovviamente siamo ironici e, nel caso di Atlanta, stiamo parlando di una pausa ai limiti dell'insopportabile, un'attesa snervante per quella che probabilmente è la serie più peculiare al momento disponibile sul mercato.

È uno squarcio geniale, dissacrante e privilegiato all'interno della mente incredibilmente poliedrica di Donald Glover, una comedy con decise tinte drammatiche assolutamente non convenzionale e imprevedibile, un'odissea esistenziale che si fa strada nella tortuosa scena rap dell'omonima città. Di sicuro non è un prodotto adatto a tutti i palati, a causa di riferimenti oscuri o banalmente perché immerso in una cultura che per alcuni può essere molto distante, ma la potenza concettuale di Atlanta rimane intatta, unica e forse irripetibile.

Euphoria
Euphoria è complessa da spiegare, è arduo far capire a chi non l'ha vista come mai sia così speciale. Per presentarla, infatti, dovremmo dire solo che è un teen drama in cui i protagonisti si destreggiano nelle loro prime esperienze di sesso, droga, ansia del futuro, riflessioni sui propri traumi e l'annoso problema dell'identità.

Sembra un prodotto normalissimo, ma fidatevi, la profondità - se non lucidità - squisitamente drammatica che Euphoria raggiunge è uno spettacolo doloroso dal quale è impossibile distogliere lo sguardo, ipnotico e coronato da una genuinità ad oggi irraggiungibile dai competitor. In più, lasciateci aggiungere che l'interpretazione di Zendaya è semplicemente fuori scala, un talento ormai sbocciato definitivamente. E se non siete ancora convinti vi lasciamo pure la nostra recensione di Euphoria.

Stranger Things
È il ritorno dopo 3 anni di uno dei telefilm più di successo dell'ultimo decennio, che ha cavalcato brillantemente la nostalgia presente nella società contemporanea e, non soddisfatto di ciò, ci ha anche costruito sopra un universo semplice ma efficace con le stagioni successive - qui vi rimandiamo alla recensione di Stranger Things 3. Non poteva mancare in questa lista, nonostante ormai le aspettative siano praticamente insostenibili, a nostro avviso.

Son passati 3 anni, sia gli attori che il suo pubblico sono cresciuti, Stranger Things è chiamata a fare un salto di maturità, atmosfera, tematiche che pochissime altre produzioni sono riuscite a compiere. Intendiamoci, ha guadagnato la nostra fiducia e i Duffer stanno proprio spingendo il marketing in questa precisa direzione, ma la sfida rimane impervia. Se avranno successo, però, Stranger Things avrà portato a termine un processo clamoroso.

The Crown
È una delle produzioni più costose della storia del medium e, ammirando i periodi che si susseguono del regno immenso della Regina d'Inghilterra Elisabetta II, crediamo che questo dato non sorprenda nessuno.

The Crown è un vero e proprio gioiello e non importa quanti attori strepitosi si alternino, non importa la difficoltà nell'affrontare continuamente periodi storici differenti, non importa quante tematiche e i momenti spinosi della Corona britannica si tocchino; la serie ha sempre retto in modi ben più che dignitosi ed è un eufemismo, sorprendendo il mondo intero per la bellezza dell'insieme, dalla fotografia alla regia fino all'estetica e ai contenuti - anche se la quarta stagione si è presa un po' troppe libertà per i nostri gusti, ma per un'analisi approfondita vi consigliamo la recensione di The Crown 4. Ciò non modifica affatto le aspettative per le due stagioni conclusive, per chiudere un poema eccezionale che siamo certi farà storia nei prossimi anni.

The Marvelous Mrs. Maisel
Qui ci troviamo invece su terreno molto più altalenante. Diciamolo apertamente: Amazon con The Marvelous Mrs. Maisel ha creato un capolavoro, una dramedy senza tempo che riesce a far ridere con dei set eclatanti e a far riflettere con una naturalezza accecante.

Un successo che nessuno si aspettava e che tuttavia nella sua terza stagione si è incrinato, perché se da un lato sul piano estetico e comico ha raggiunto ulteriori vette, dall'altro il suo commentario sociale si è fatto prevedibile, vuoto, retorico. E non esiste una signora Maisel senza entrambi gli aspetti. I nuovi episodi hanno allora il dovere morale di dimostrare come sia stato solo un dimenticabile incidente di percorso e provare al mondo che una serie rivoluzionaria di questa portata ha ancora tanto, troppo da dire - nell'attesa potete recuperare la nostra recensione di The Marvelous Mrs Maisel 3.

Better Call Saul
Anche qui, sta per chiudersi un capitolo che ha segnato in modi indelebili l'ultimo decennio del piccolo schermo. In breve? È uno spin-off del già decantato Breaking Bad che non solo ha vissuto un successo di critica e di pubblico mastodontico e non solo è guidato da un'interpretazione sontuosa di Bob Odenkirk, ma ha persino suscitato spesso la domanda se fosse addirittura superiore alla sua serie madre - e con la nostra recensione di Better Call Saul 5 sono dubbi che potrebbero insinuarvi anche nella vostra mente.

Stiamo vivendo un'epoca piena di spin-off, prequel, sequel, revival; sappiamo quanto può essere dura superare lo scetticismo - di critica e soprattutto dei fan - che circonda simili sforzi, eppure Better Call Saul ha annichilito tutto e tutti. E si merita un addio degno del suo nome.

Bridgerton
Bridgerton è un po' un delizioso cioccolatino da scartare e godersi senza assilli. Perché in fondo non è altro che l'ennesima produzione di Shonda Rhimes che tocca sempre gli stessi punti emozionali, ma capace di sfruttare la libertà creativa offerta da Netflix in modi impensabili.

Bridgerton è la summa della sua carriera, un drama costellato da momenti tipici delle soap opera rimescolati in modo tale e con una tempistica studiata alla perfezione da tenere lo spettatore incollato allo schermo - e il successo avuto ne è la dimostrazione. Certo, non ci sembra un telefilm adatto a essere portato avanti per numerose stagioni, nonostante il rinnovo già confermato fino alla quarta, ma Bridgerton è riuscito a sorprenderci nel 2020, chissà che non ci riesca di nuovo - e ce lo ha dimostrato nella nostra recensione di Bridgerton.