The Mandalorian: l'epica western nella serie Star Wars di Jon Favreau

La prima serie live action ambientata nella galassia lontana, lontana è un vero e proprio western nello spazio. Scopriamo il perché.

The Mandalorian: l'epica western nella serie Star Wars di Jon Favreau
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Siamo molto soddisfatti da questo The Mandalorian. La posta in gioco era alta e Jon Favreau (Iron Man, Il Libro della Giungla) ha fatto davvero un ottimo lavoro di scrittura nel portare sullo schermo l'epica del Mandaloriano interpretato dall'ottimo Pedro Pascal (Game of Thrones, Narcos). Un'epica che nella storia di Star Wars è da sempre derivativa, ispirata a stilemi cinematografici divenuti nel tempo dei classici. Le filmografie di Akira Kurosawa e di Sergio Leone hanno influenzato pesantemente la pellicola del 1977 e similmente Favreau - che non è certo nuovo alle contaminazioni western, presenti anche in Iron Man e soprattutto in Cowboys vs Aliens - ha cercato a modo suo di sciacquare i panni in Arno, giungendo ad un risultato ancora più estremo di Lucas a livello di connotazione di genere.

Se il western delle origini si fondava però sul mito della frontiera, il western di The Mandalorian, come quello di Star Wars, si avvicina più allo stile citazionista degli spaghetti western - a sua volta influenzato dal cinema di Kurosawa - che paradossalmente si fondava sul mito del cinema western in quanto genere. Per dirla con le parole di Pascal: "Ritorna il western come genere, e ritorna soprattutto il western di Sergio Leone. E poi ritorna anche il cinema giapponese, il cinema dei samurai. È un testacoda continuo di influenze e riferimenti, direi». Insomma, The Mandalorian è un western sotto steroidi.

Il Mandaloriano

Il Mandaloriano protagonista della serie - Mando per gli amici - è solitario, gretto e di poche parole, le sue azioni sono mosse dal conio in una galassia nel caos, dopo la caduta dell'Impero, ma è al servizio della giustizia e il suo, in fondo, è un cuore buono. Questa descrizione vive dell'archetipo di uno dei personaggi più iconici della cinematografia western: l'Uomo Senza Nome interpretato da Clint Eastwood nella Trilogia del Dollaro.

Il protagonista di The Mandalorian ha l'indole e la perizia di un Clint Eastwood spaziale, replicandone perfino la monolitica espressione nell'imperscrutabilità dei lineamenti, dovuta in questo caso non alla mimica facciale di Pedro Pascal, ma alla forgia dell'armatura mandaloriana. Mando è un pistolero, un cacciatore di taglie al servizio della Gilda; agisce in solitaria e utilizza l'ingegno e le affinate abilità con le armi per sopravvivere nel sottobosco criminale della galassia e avere sempre la meglio contro i propri avversari.

Il Mandaloriano è un vero e proprio outsider, sa che non può fare affidamento su nessuno tranne che su se stesso, ma il suo non è mero individualismo, perché sa riconoscere il valore dei giusti dentro e fuori la comunanza di obiettivi.

Come nella miglior tradizione western, l'individualismo del pistolero solitario decade nel momento in cui egli scopre che la propria abilità può essere messa al servizio di una buona causa, che all'evenienza può tornare a suo vantaggio. Il riferimento è ovviamente al Capitolo 4, nel quale Mando si allea con un ex assaltatore ribelle per addestrare un intero villaggio e sconfiggere così un gruppo di predoni che sfruttano un vecchio AT-ST imperiale per terrorizzare i dintorni. L'episodio, diretto da Bryce Dallas Howard, richiama direttamente I Magnifici Sette, che a sua volta citava I Sette Samurai di Kurosawa.

L'estasi dell'oro

Il vil denaro è uno degli elementi cardine delle trame western e i personaggi di The Mandalorian sono spesso enigmatici nella loro dualità dettata dal gretto materialismo. Lo stesso Mando vive secondo i dettami della Gilda, cacciando criminali galattici per una ricompensa, sebbene la sua fedeltà, più che al denaro sia nella Via di Mandalore.

The Mandalorian è però pieno di coppie e gruppi che nascono sulla base di una comune ricompensa come accordo e richiamano svariate pellicole western, come Per qualche dollaro in più. Mando e IG-11, Mando e l'improbabile gruppo di fuorilegge del Capitolo 6, Mando e Toro Calican nel Capitolo 5. La fedeltà tra cacciatori di taglie in The Mandalorian è un concetto complicato e si fonda su principi molto concreti; questo rende i personaggi secondari della serie antagonisti in potenza.

Le location

I primi due capitoli di The Mandalorian, insieme ai due finali e al quinto, sono quelli che più trasudano l'elemento western, a cominciare dalle location. Nonostante la serie sia stata prevalentemente girata utilizzando la tecnica Stagecraft - che consiste nella proiezione di un set virtuale nei teatri di posa - le enormi distese desertiche nelle quali Mando si spinge con sicurezza, unite ad un ricorso a campi lunghi e lunghissimi che stagliano il protagonista su panorami mozzafiato, sono la quintessenza del western.

L'ignoto e la desolazione assurgono al ruolo di personaggio nell'esprimere la dura vita del mercenario attraverso l'elemento materico della polvere e del fango che si attaccano come cicatrici ai protagonisti, ma che trovano tregua nel palesarsi di strutture che sembrano emergere dalle sabbie stesse, come il nascondiglio dei criminali sul pianeta Arvala-7, che richiama, tra le altre, l'architettura del villaggio di San Miguel in Per un pugno di dollari, pellicola richiamata anche nella sequenza della mitragliatrice blaster spianata contro Mando e IG-11 nella medesima scena, o il saloon spaziale che apre l'episodio, nel quale Mando raccoglie la prima taglia della stagione e che a livello di regia ha un ritmo e un'alternanza riconoscibilissimi in innumerevoli pellicole di genere.

Le musiche

"L'Impero è caduto e il caos sta iniziando a regnare nella galassia, quindi le romantiche tensioni di John Williams non si accorderebbero all'immaginario di The Mandalorian". Parola dello svedese Ludwig Göransson, compositore della colonna sonora della serie, che si è trovato ad affrontare un brand di livello mondiale, catapultato su un nuovo medium, con un set di personaggi e location completamente rinnovati.

Forse anche per questo motivo Göransson ha deciso di approcciarsi in maniera differente all'universo creato da George Lucas, con una serie di strumenti suonati da lui stesso - percussioni, strumenti a fiato, pianoforte e molti altri - da integrare poi con un'orchestra di 70 elementi che avrebbe garantito in determinati momenti la pienezza orchestrale distintiva di Star Wars. L'elemento più interessante sta però nell'assonanza tra il lavoro di Göransson e l'approccio di Morricone nel punteggiare scene e personaggi con leitmotiv strumentali in sottrazione.

L'esempio migliore è ovviamente la caratterizzazione di Mando attraverso la colonna sonora, proprio come avviene con i personaggi di Leone. Come l'Uomo Senza Nome, il Mandaloriano vive di interposta espressività da parte della musica, che esprime gli stati d'animo in concomitanza con l'atmosfera del momento attraverso orchestrazioni inusuali e partiture memorabili. La caratterizzazione western è infine scolpita nella roccia dal riconoscibilissimo e riuscitissimo opening, che detta il mood e il genere della serie con i suoi fiati e il suo ritmo inesorabile.

Lo stile

Lo stile della narrazione trova espressione in una regia compassata, il cui obiettivo è quello di assaporare una situazione, più che mostrare una sequenza di eventi che portino ad una conseguenza. La ponderazione dell'azione causata dalla dilatazione del tempo diegetico in The Mandalorian, e più in generale nel genere western, è importante quanto l'azione stessa, se non di più, perché è in essa che trovano espressione quelle sfumature che pennellano i personaggi e la loro attitudine.

L'essenzialità ed il rigore donano una libera percezione della fisicità dei corpi e del loro movimento all'interno del quadro, che si esprime attraverso una fotografia che indugia sulle inquadrature e sugli stati d'animo, puntando ora sul dettaglio e sul primo primo piano intimista, ora sul campo lunghissimo di scala epica. Come già accennavamo poc'anzi a proposito delle location, il materismo di sabbia, fango e polvere sulle armature scalfite o splendenti - così come quello delle armi, dei droidi, delle astronavi e di tutti gli oggetti che popolano il mondo di The Mandalorian -, questo elemento materico diventa segno ed evidenza di vita vissuta e di un'esistenza non facile e satura di insidie e fatiche.

Interessante anche l'uso della luce nelle sequenze del "varco della soglia" e dell'eroe che si staglia sul tramonto, che richiamano in diversi frangenti il cinema di John Ford. Basti pensare all'ingresso in scena del Mandaloriano nel Capitolo 1. La sua misteriosa quanto autorevole figura si staglia in silhouette contro il gelido cielo plumbeo all'apertura della porta della locanda, dove si appresta a mettere a tacere degli energumeni per poi reclamare una taglia con una battuta ad effetto. Un'introduzione del personaggio che cita molte pellicole, ma con una naturalezza che dimostra non solo grande padronanza del mezzo, ma anche quanto gli stilemi del western siano congeniali alla narrazione delle vicende del Mandaloriano.

Star Wars: The Mandalorian “The Mandalorian” è un western sotto steroidi. Il personaggio di Mando ci ricorda moltissimo l’Uomo Senza Nome di Clint Eastwood, un pistolero solitario, taciturno, ma pronto a combattere per una giusta causa. Come nella miglior tradizione western, il denaro è il motore dell’azione e per molti il fine ultimo, al punto che rischia di compromettere quei rapporti nati come alleanze. Le location assurgono a ruolo di personaggio, tra ignoto, desolazione e l’elemento materico che intacca esteticamente i personaggi. Le musiche richiamano il lavoro di Morricone in più di un frangente, con le loro orchestrazioni di strumenti inusuali che scivolano tra introspezione e momenti epici. Lo stile vive di quel ritmo compassato e di quella dilatazione del tempo diegetico riconoscibile in moltissime pellicole di genere, nelle quali l’azione in potenza conta a volte più dell’azione stessa. Giocando con dettagli, primi piani e campi lunghissimi all’interno dei quali si muovono i protagonisti, la fotografia fa un sapiente utilizzo della luce e contribuisce, insieme agli altri elementi, a fare di “The Mandalorian” un’epica western galattica.