The O.C. su Italia 1: il ritorno del re dei teen drama

Il ritorno di "The O.C." su Italia 1 è un evento storico per gli appassionati della serie che, nel suo genere, ha fatto semplicemente la storia.

The O.C. su Italia 1: il ritorno del re dei teen drama
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Un tuffo nel passato, non c'è altro modo di riassumere l'annuncio del ritorno di The O.C. su Italia 1, a partire dal 23 aprile. E anzi, in particolare per chi ormai sta raggiungendo i 30 anni, questo teen drama ha probabilmente rappresentato uno spartiacque decisivo, una delle prime grandi serie vissute sulla propria pelle: l'innamorarsi di certi personaggi, il rivedersi nei loro problemi o nelle loro lotte, soffrire e gioire insieme ed aspettare strenuamente la settimana successiva per le nuove puntate o mesi per la stagione inedita. Nel 2020 sembra un mondo lontano, abituati alle piattaforme di streaming, all'avere quasi in ogni caso tutto e subito e a letteralmente divorare i contenuti o a comunque gestirli come più ci aggrada. È una dimensione che si è un po' persa, insieme ai suoi pregi e difetti.

La creatura di Josh Schwartz è stata per milioni di persone un modo per avvicinarsi a questa dimensione, a questa immensa routine e passione chiamata telefilm. Unite ciò al fatto che si sta parlando di uno dei migliori teen drama della storia - almeno per tre quarti del suo ciclo vitale - e anche un profano può comprendere perché il ritorno di The O.C., nonostante sia una serie vecchia di ben 17 anni, stia facendo cosi tanto rumore.

Sono chiunque tu vuoi che io sia

La cara vecchia Orange County, quanti ricordi. Accadde tutto qui, partendo dal giorno dell'arrivo di Ryan (Ben McKenzie) presso la famiglia Cohen, che lo ha accolto dopo aver subìto l'inferno. Ryan, infatti, non è una persona facile né estroversa, vittima di un'infanzia dura e di infiniti demoni che lo perseguitano senza dargli tregua, da una famiglia disfunzionale ad amicizie tormentate o deleterie.

Come può un ragazzo del genere adattarsi ad un cambio così radicale di vita? I Cohen sono membri rispettabili ed influenti della comunità, facenti parte dell'alta società e apparentemente lontani dai problemi delle persone comuni. Eppure è una situazione che bisogna far funzionare, per il bene del giovane turbolento ed irrequieto. Ecco subentrare immediatamente il primo tema cardine di The O.C.: lo shock culturale, l'adattamento ad un altro stile di vita, qualcosa che su un individuo già problematico potrebbe rappresentare il colpo di grazia.

Ryan però è anche un ragazzo molto forte e determinato a rimboccarsi veramente le maniche, ma nulla sarebbe stato possibile senza Seth (Adam Brody), il suo nuovo fratellastro, che incarna alla perfezione una delle più significative - e fortunate - intuizioni di questo teen drama: The O.C. potrebbe essere descritta a tutti gli effetti come una delle prime dramedy o quantomeno un tentativo embrionale di mescolare i due generi. C'è sempre un sottofondo squisitamente drammatico ed emotivamente coinvolgente, seppur alternato a momenti più spensierati, spesso e volentieri non meno cruciali e virtuosi, fino a toccare vette di meta-umorismo (indimenticabile la celebre The Valley, una serie nella serie).

Seth è precisamente il simbolo di quest'anima più scanzonata, un disagiato adorabile che per motivi opposti affronta gli stessi problemi di Ryan nel relazionarsi con le altre persone ed il loro rapporto, a tratti meraviglioso, è la chiave del loro cambiamento. Ryan supera lo shock culturale dando contemporaneamente una regolata alla sua vita e Seth esce dal guscio nerd ed impacciato che lo limitava. Basterebbe questo a creare uno show, ma in The O.C. è solo l'inizio.

Questa è la mia faccia da guerra

Seth e Ryan sono semplicemente il cuore pulsante di una serie che è riuscita a toccare le corde dell'animo mostrando le lotte di un'intera generazione di adolescenti. Gli elementi sono quelli classici di un teen drama e uno spazio fondamentale viene prevedibilmente conferito alle relazioni dei due ragazzi, poiché è impossibile parlare di The O.C. senza nominare personaggi profondi come Summer (Rachel Bilson) e soprattutto Marissa (Mischa Barton), l'irrequieto amore di Ryan.

Ma Orange County è anche un prodotto che riesce brillantemente a sovvertire ogni aspettativa e Josh Schwartz ebbe la sua seconda, geniale intuizione: l'importanza dell'ambiente e degli effetti che può avere sulle persone, l'idea che lo sfondo di questa località della California doveva essere molto di più che un raffinato contenitore.

Accanto alle relazioni e a tutte le tematiche che ne conseguono, legate alla sfera della sessualità, domina infatti lo scontro sociale tra la famiglia Cohen - nella figura del padre Sandy (Peter Gallagher) - e la comunità di Newport. D'altronde Sandy è un avvocato fortemente idealista, visionario, dalla mentalità aperta e dunque in contrasto con un gruppo di persone interessate soltanto ai loro interessi e alla gretta possibilità di guadagno.

Lo stesso accogliere Ryan sotto il proprio tetto è una prova di forza per dimostrare quanto Sandy creda nelle proprie idee e alcuni dei momenti più drammatici di The O.C. sono conseguenze di una lotta di classe che influenza le vite dei figli e la precarietà famigliare di Marissa ne è il caso più evidente.

Un insieme straordinariamente coeso di fattori che ha decretato il successo di questa serie, rendendola un fenomeno culturale degno di nota. E non sarà certamente il ricordo di una sciagurata quarta stagione - tra mondi paralleli e un plot da b-movie poliziesco - a rovinare il ricordo di uno dei migliori teen drama della storia della televisione, un prodotto che insieme alla coetanea One Tree Hill era destinato a cambiare per sempre questo genere.