Lui è incompetente ma (relativamente) simpatico, lei è brava e ambiziosa ma deve fare i conti con una burocrazia spesso opprimente. Parliamo di Michael Scott (Steve Carell) e Leslie Knope (Amy Poehler), protagonisti rispettivamente di The Office e Parks and Recreation. Entrambe le serie sono nate dalla fantasia di Greg Daniels, veterano di King of the Hill e I Simpson (ma nel caso di The Office c'è il prototipo inglese, creato da Ricky Gervais e Stephen Merchant e andato in onda dal 2001 al 2003), e sono state trasmesse in America dalla NBC durante un periodo complessivo di dieci anni (2005-2013 per la prima, 2009-2015 per la seconda). Entrambe hanno avuto degli inizi non sempre promettenti, per poi diventare un appuntamento comico imprescindibile sul network di appartenenza (insieme a 30 Rock), ed entrambe hanno consacrato i rispettivi interpreti principali come star della commedia americana contemporanea, oltre a lanciare o solidificare le carriere di comprimari come Rainn Wilson, John Krasinski e Mindy Kaling da un lato e Nick Offerman, Adam Scott, Aubrey Plaza e Chris Pratt dall'altro. L'eredità di entrambi i progetti si fa ancora sentire, principalmente nel caso di Parks and Recreation che, complice la partecipazione creativa di Michael Schur e Daniel Goor, ha posto le basi per un percorso che include Brooklyn Nine-Nine e The Good Place. Tutte e due le serie sono ora disponibili su Amazon Prime Video, e per l'occasione abbiamo voluto ripercorrere l'evoluzione di due capisaldi della comicità catodica statunitense, tra alti e (pochi) bassi.
Sbagliando si impara
La prima stagione di The Office, inaugurata nella primavera del 2005, ha solo sei episodi, esattamente come l'originale, ed è in più punti una copia carbone della versione britannica, soprattutto nel pilot che è praticamente identico, fatta eccezione per l'americanizzazione di alcune allusioni politiche e/o culturali e un'atmosfera più leggera, agevolata anche dalla censura della TV generalista americana che vieta le parolacce. Le risate sono presenti, ma è percepibile una certa esitazione tra il voler seguire il modello di Gervais e Merchant e il desiderio di continuare in modo del tutto autonomo e originale. Il secondo aspetto ha avuto la meglio a partire dall'annata successiva, grazie alla progressiva espansione del cast corale e lo sfruttamento efficace di tutti gli interpreti, non solo il quartetto principale (Carell, Wilson, Krasinski e Jenna Fischer). Il medesimo stratagemma ha funzionato anche in Parks and Recreation, la cui annata inaugurale (anch'essa con un numero limitato di episodi) era segnata anche da una certa indecisione sull'uso del personaggio di Leslie, inizialmente concepito come una sorta di risposta governativa all'idiota aziendale Michael Scott (un probabile residuo dell'idea iniziale per la serie, che doveva essere un vero e proprio spin-off di The Office). Particolarmente invigorente è stato l'ingresso, al termine della seconda stagione, di Rob Lowe, le cui doti comiche hanno ulteriormente arricchito un cast già esilarante di suo.
Documentate tutto!
Sia The Office che Parks and Recreation sono realizzati con la tecnica del mockumentary, formato narrativo presente in diverse serie comedy recenti molto apprezzate (Modern Family, Arrested Development, American Vandal). The Office si è addirittura spinto oltre, rendendo coloro che filmano parte integrante della trama nella nona e ultima stagione, spiegando per quale motivo le riprese del documentario sugli uffici della Dunder Mifflin prosegue da quasi dieci anni. In alcune occasioni l'espediente viene portato quasi all'estremo, sfidando la sospensione dell'incredulità con scene che, logicamente, non dovrebbero interessare a chi segue le vite quotidiane di chi lavora in un ufficio o nel dipartimento dei parchi di una piccola città americana. Ciononostante entrambi i programmi funzionano fino in fondo, regalandoci svariati episodi da antologia e, nei limiti del possibile, alcune storie "fuori formato" (vedi la premiere della sesta stagione di Parks and Recreation, ambientata e parzialmente girata a Londra per giustificare l'assenza di Chris Pratt, che si trovava nella capitale inglese per i suoi impegni sul set de I Guardiani della Galassia).
No Michael, No Party?
Mentre la squadra di Parks and Recreation è rimasta sostanzialmente invariata nel corso degli anni, quella di The Office ha subito degli scossoni soprattutto nelle ultime stagioni, a cominciare dall'addio di Steve Carell al termine della settima annata. Per molti questo era presagito come l'inizio della fine, in termini sia narrativi che comici, ma Daniels e i suoi collaboratori hanno saputo sfruttare al meglio la situazione, prima dando a Carell l'episodio di commiato che meritava (per poi farlo tornare a sorpresa nel finale di serie per dire l'ultimo, inevitabile "That's what she said!") e poi trasformando il posto di lavoro vacante in una storyline perfetta per far sfilare diverse guest star di alto livello, da Will Ferrell a James Spader (successivamente entrato nel cast per l'ottava stagione), passando per Ricky Gervais - il cui personaggio nella serie inglese, David Brent, esiste anche nella versione USA - e, come dice la voce narrante del promo originale nel 2011, "un tizio di nome Jim Carrey". Le ultime due annate dello show sono pertanto un po' anomale, ma la "famiglia" creatasi intorno a Michael Scott dal 2005 è stata in grado di intrattenere il pubblico anche senza l'aiuto del "padre". Diverso il discorso per Parks and Rec (come la chiamano i fan), che non potrebbe esistere senza Leslie Knope, emblema, insieme alla Liz Lemon di 30 Rock, dei nuovi personaggi femminili nelle commedie televisive generaliste degli ultimi dieci anni: una donna forte, competente, le cui ambizioni non vengono soffocate da eventuali ingombranti presenze maschili. Una donna capace di conciliare professionale e privato senza drammi, circondata da confidenti, colleghi e amici che il più delle volte si affidano a lei per arrivare illesi a fine giornata. Una figura fondamentale, a tutto tondo, lontana anni luce dal Michael Scott al femminile che avrebbe dovuto essere inizialmente.
L'importanza di essere Ron Swanson
Abbiamo menzionato l'importanza del cast corale in entrambi i programmi, ma nel caso di Parks and Recreation è obbligatorio sottolineare il contributo inestimabile di Nick Offerman nei panni di Ron Swanson, un uomo adorabilmente paradossale: da un lato, incarna ciò che lui pensa essere l'uomo americano ideale, orgogliosamente carnivoro ("La pesca si pratica unicamente per sport, la carne di pesce è praticamente una verdura"), patriottico ("La Storia è iniziata il 4 luglio 1776, tutto quello che è accaduto prima fu un errore") e stoico (quando rimane immobilizzato sul posto di lavoro per un'ernia e accetta finalmente di farsi portare in ospedale, alla domanda "Sei pronto?" risponde con l'impagabile, censurato e calmissimo "Sono nato pronto, sono Ron F*#%$!o Swanson"); dall'altro, il suo obiettivo quotidiano è lavorare il meno possibile, dato che lui non crede nelle istituzioni americane. Emblematica, in tal senso, la scena in cui gli viene chiesto se stia facendo qualcosa di importante e lui risponde "Impossibile, lavoro per il governo." Ron è anche protagonista della sottotrama "romantica" più esilarante di tutta la serie, avendo due odiate ex-mogli, entrambe chiamate Tammy (la seconda, nota come Tammy Due, è interpretata dalla vera consorte di Offerman, Megan Mullally, alias Karen di Will & Grace).
Ritorno sugli schermi?
A quasi cinque anni dalla conclusione di The Office, che ha chiuso i battenti nel maggio del 2013, si parla di un possibile revival, ipotesi inevitabile dato il successo attuale di serie vecchie "riesumate" per il pubblico di oggi (e di ieri). Un'idea che gli stessi protagonisti giudicano un po' avventata, principalmente per i parziali salti mortali che sarebbero necessari in sede di scrittura per giustificare la presenza di tutti i protagonisti nello stesso luogo. Nessuna voce di corridoio, invece, per un eventuale ritorno di Parks and Recreation, che sarebbe il più idoneo dei due programmi a riaffacciarsi sui nostri schermi, anche solo per un periodo limitato: sarebbe spassosissimo vedere la reazione di Leslie, ammiratrice incallita dell'ex-vicepresidente Joe Biden, alle gaffe e malefatte della Casa Bianca sotto Donald Trump. E chissà cosa penserebbe dell'amministrazione attuale il buon Ron Swanson...
The Office e Parks and Recreation: due posti di lavoro da ridere
Sono disponibili su Amazon entrambe le serie comiche ideate da Greg Daniels, accomunate da pregi e (pochi) difetti.
Lui è incompetente ma (relativamente) simpatico, lei è brava e ambiziosa ma deve fare i conti con una burocrazia spesso opprimente. Parliamo di Michael Scott (Steve Carell) e Leslie Knope (Amy Poehler), protagonisti rispettivamente di The Office e Parks and Recreation. Entrambe le serie sono nate dalla fantasia di Greg Daniels, veterano di King of the Hill e I Simpson (ma nel caso di The Office c'è il prototipo inglese, creato da Ricky Gervais e Stephen Merchant e andato in onda dal 2001 al 2003), e sono state trasmesse in America dalla NBC durante un periodo complessivo di dieci anni (2005-2013 per la prima, 2009-2015 per la seconda). Entrambe hanno avuto degli inizi non sempre promettenti, per poi diventare un appuntamento comico imprescindibile sul network di appartenenza (insieme a 30 Rock), ed entrambe hanno consacrato i rispettivi interpreti principali come star della commedia americana contemporanea, oltre a lanciare o solidificare le carriere di comprimari come Rainn Wilson, John Krasinski e Mindy Kaling da un lato e Nick Offerman, Adam Scott, Aubrey Plaza e Chris Pratt dall'altro. L'eredità di entrambi i progetti si fa ancora sentire, principalmente nel caso di Parks and Recreation che, complice la partecipazione creativa di Michael Schur e Daniel Goor, ha posto le basi per un percorso che include Brooklyn Nine-Nine e The Good Place. Tutte e due le serie sono ora disponibili su Amazon Prime Video, e per l'occasione abbiamo voluto ripercorrere l'evoluzione di due capisaldi della comicità catodica statunitense, tra alti e (pochi) bassi.
Sbagliando si impara
La prima stagione di The Office, inaugurata nella primavera del 2005, ha solo sei episodi, esattamente come l'originale, ed è in più punti una copia carbone della versione britannica, soprattutto nel pilot che è praticamente identico, fatta eccezione per l'americanizzazione di alcune allusioni politiche e/o culturali e un'atmosfera più leggera, agevolata anche dalla censura della TV generalista americana che vieta le parolacce. Le risate sono presenti, ma è percepibile una certa esitazione tra il voler seguire il modello di Gervais e Merchant e il desiderio di continuare in modo del tutto autonomo e originale. Il secondo aspetto ha avuto la meglio a partire dall'annata successiva, grazie alla progressiva espansione del cast corale e lo sfruttamento efficace di tutti gli interpreti, non solo il quartetto principale (Carell, Wilson, Krasinski e Jenna Fischer). Il medesimo stratagemma ha funzionato anche in Parks and Recreation, la cui annata inaugurale (anch'essa con un numero limitato di episodi) era segnata anche da una certa indecisione sull'uso del personaggio di Leslie, inizialmente concepito come una sorta di risposta governativa all'idiota aziendale Michael Scott (un probabile residuo dell'idea iniziale per la serie, che doveva essere un vero e proprio spin-off di The Office). Particolarmente invigorente è stato l'ingresso, al termine della seconda stagione, di Rob Lowe, le cui doti comiche hanno ulteriormente arricchito un cast già esilarante di suo.
Documentate tutto!
Sia The Office che Parks and Recreation sono realizzati con la tecnica del mockumentary, formato narrativo presente in diverse serie comedy recenti molto apprezzate (Modern Family, Arrested Development, American Vandal). The Office si è addirittura spinto oltre, rendendo coloro che filmano parte integrante della trama nella nona e ultima stagione, spiegando per quale motivo le riprese del documentario sugli uffici della Dunder Mifflin prosegue da quasi dieci anni. In alcune occasioni l'espediente viene portato quasi all'estremo, sfidando la sospensione dell'incredulità con scene che, logicamente, non dovrebbero interessare a chi segue le vite quotidiane di chi lavora in un ufficio o nel dipartimento dei parchi di una piccola città americana. Ciononostante entrambi i programmi funzionano fino in fondo, regalandoci svariati episodi da antologia e, nei limiti del possibile, alcune storie "fuori formato" (vedi la premiere della sesta stagione di Parks and Recreation, ambientata e parzialmente girata a Londra per giustificare l'assenza di Chris Pratt, che si trovava nella capitale inglese per i suoi impegni sul set de I Guardiani della Galassia).
No Michael, No Party?
Mentre la squadra di Parks and Recreation è rimasta sostanzialmente invariata nel corso degli anni, quella di The Office ha subito degli scossoni soprattutto nelle ultime stagioni, a cominciare dall'addio di Steve Carell al termine della settima annata. Per molti questo era presagito come l'inizio della fine, in termini sia narrativi che comici, ma Daniels e i suoi collaboratori hanno saputo sfruttare al meglio la situazione, prima dando a Carell l'episodio di commiato che meritava (per poi farlo tornare a sorpresa nel finale di serie per dire l'ultimo, inevitabile "That's what she said!") e poi trasformando il posto di lavoro vacante in una storyline perfetta per far sfilare diverse guest star di alto livello, da Will Ferrell a James Spader (successivamente entrato nel cast per l'ottava stagione), passando per Ricky Gervais - il cui personaggio nella serie inglese, David Brent, esiste anche nella versione USA - e, come dice la voce narrante del promo originale nel 2011, "un tizio di nome Jim Carrey". Le ultime due annate dello show sono pertanto un po' anomale, ma la "famiglia" creatasi intorno a Michael Scott dal 2005 è stata in grado di intrattenere il pubblico anche senza l'aiuto del "padre".
Diverso il discorso per Parks and Rec (come la chiamano i fan), che non potrebbe esistere senza Leslie Knope, emblema, insieme alla Liz Lemon di 30 Rock, dei nuovi personaggi femminili nelle commedie televisive generaliste degli ultimi dieci anni: una donna forte, competente, le cui ambizioni non vengono soffocate da eventuali ingombranti presenze maschili. Una donna capace di conciliare professionale e privato senza drammi, circondata da confidenti, colleghi e amici che il più delle volte si affidano a lei per arrivare illesi a fine giornata. Una figura fondamentale, a tutto tondo, lontana anni luce dal Michael Scott al femminile che avrebbe dovuto essere inizialmente.
L'importanza di essere Ron Swanson
Abbiamo menzionato l'importanza del cast corale in entrambi i programmi, ma nel caso di Parks and Recreation è obbligatorio sottolineare il contributo inestimabile di Nick Offerman nei panni di Ron Swanson, un uomo adorabilmente paradossale: da un lato, incarna ciò che lui pensa essere l'uomo americano ideale, orgogliosamente carnivoro ("La pesca si pratica unicamente per sport, la carne di pesce è praticamente una verdura"), patriottico ("La Storia è iniziata il 4 luglio 1776, tutto quello che è accaduto prima fu un errore") e stoico (quando rimane immobilizzato sul posto di lavoro per un'ernia e accetta finalmente di farsi portare in ospedale, alla domanda "Sei pronto?" risponde con l'impagabile, censurato e calmissimo "Sono nato pronto, sono Ron F*#%$!o Swanson"); dall'altro, il suo obiettivo quotidiano è lavorare il meno possibile, dato che lui non crede nelle istituzioni americane. Emblematica, in tal senso, la scena in cui gli viene chiesto se stia facendo qualcosa di importante e lui risponde "Impossibile, lavoro per il governo." Ron è anche protagonista della sottotrama "romantica" più esilarante di tutta la serie, avendo due odiate ex-mogli, entrambe chiamate Tammy (la seconda, nota come Tammy Due, è interpretata dalla vera consorte di Offerman, Megan Mullally, alias Karen di Will & Grace).
Ritorno sugli schermi?
A quasi cinque anni dalla conclusione di The Office, che ha chiuso i battenti nel maggio del 2013, si parla di un possibile revival, ipotesi inevitabile dato il successo attuale di serie vecchie "riesumate" per il pubblico di oggi (e di ieri). Un'idea che gli stessi protagonisti giudicano un po' avventata, principalmente per i parziali salti mortali che sarebbero necessari in sede di scrittura per giustificare la presenza di tutti i protagonisti nello stesso luogo. Nessuna voce di corridoio, invece, per un eventuale ritorno di Parks and Recreation, che sarebbe il più idoneo dei due programmi a riaffacciarsi sui nostri schermi, anche solo per un periodo limitato: sarebbe spassosissimo vedere la reazione di Leslie, ammiratrice incallita dell'ex-vicepresidente Joe Biden, alle gaffe e malefatte della Casa Bianca sotto Donald Trump. E chissà cosa penserebbe dell'amministrazione attuale il buon Ron Swanson...
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