The Witcher 2: differenze e analogie tra i videogiochi e la serie Netflix

Dopo aver visto la seconda stagione, approfondiamo insieme i riferimenti videoludici che hanno ispirato lo show Netflix e le differenze fra le due versioni

The Witcher 2: differenze e analogie tra i videogiochi e la serie Netflix
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Con l'enorme successo raggiunto su Netflix, The Witcher è a tutti gli effetti divenuto uno dei prodotti seriali di punta della piattaforma. Nonostante la saga letteraria ideata da Andrzej Sapkowski avesse avuto una discreta risonanza in Europa, molti dei fan che hanno contribuito al successo della serie sono provenuti dal mondo del videogaming. L'azienda polacca CD Project RED fu infatti la prima a ottenere i diritti dallo scrittore nei primi anni del 2000 per creare una serie di videogiochi su Geralt di Rivia, mantenendosi però ben distante dalle vicende dei libri. Con diversi titoli all'attivo, una disputa legale con lo stesso autore e una trilogia di grande successo alle spalle, la software house ha ad oggi avvicinato milioni di curiosi e appassionati al mondo del Continente e alle sue meraviglie.

Sin dall'annuncio dell'acquisizione, qualsiasi fan delle avventure di Geralt sapeva che, pur mantenendo un forte legame col materiale originale, Netflix avrebbe dovuto tener conto del lavoro svolto da CD Project - specialmente dopo il fenomenale successo di Wild Hunt, terzo capitolo della saga videoludica (qui trovate la nostra recensione di The Witcher 3). Dopo aver osservato le differenze tra The Witcher di Netflix e i libri di Sapkowski, vediamo insieme quanti riferimenti, citazioni e possibili ispirazioni potrebbero derivare dalle avventure videoludiche dello Strigo!

Un ponte tra due media

Come accennato in molte occasioni, la serie Netflix ha potuto attingere con grande interesse da tutte le fonti disponibili (per essere al passo vi rimandiamo alla recensione di The Witcher e alla recensione di The Witcher 2). Gli sforzi congiunti del team di sviluppo hanno portato il mondo di The Witcher in vita, approfondendolo in più parti e riuscendo a mettere ordine fra le varie zone grigie dell'ambientazione descritta nei racconti.

Pur dichiarando a più riprese la volontà di portare su schermo la propria versione del Continente, Netflix ha quindi cercato di accaparrarsi l'affetto dei fan di lungo corso inserendo diversi riferimenti o strizzate d'occhio ai videogiocatori. Un elemento spesso sottovalutato della realizzazione della serie riguarda infatti la scelta di Tomek Baginski come principale consulente di produzione: il polacco ha infatti lavorato come director delle cutscenes dei vari videogiochi e rappresenta il principale trait d'union tra due adattamenti molto attenti alla resa stilistica e all'estetica.

Evitando di incappare in paragoni veri e propri fra i due medium, sarà utile osservare con più attenzione i rimandi e le citazioni presenti nello show. Tra curiosità e vere e proprie chicche, sono molti gli elementi che avranno fatto piacere ai fan del franchise. Se da un lato riconoscere certi particolari sarà interessante per questi ultimi, analizzare con più attenzione elementi che l'adattamento di Netflix ha soltanto accennato permetterà anche agli spettatori di avere una conoscenza più approfondita di ciò che hanno potuto ammirare sul piccolo schermo fra i vari progetti legati a questo universo narrativo.

Uno Strigo nella vasca

Partendo dal dettaglio più chiacchierato sul web, e forse anche il più banale fra i tanti, si torna indietro fino ai trailer iniziali della serie: le prime immagini del Witcher apparse nei teaser intendevano chiaramente incuriosire i videogiocatori con l'inserimento (in purissimo fan service) di una scena in vasca da bagno. I frame mostrati (appartenenti al quinto episodio della prima stagione) mostravano il Geralt di Henry Cavill intento a reinterpretare in maniera molto simile la sequenza iniziale di The Witcher 3: Wild Hunt.

Il mondo digitale si è ovviamente scatenato, ma per fortuna non si è trattato di un elemento banale o casuale: oltre a rendere più intimo il primo scambio tra Geralt e Yennefer nello show, la scena ha ricordato per certi versi un altro celebre momento videoludico risalente ad Assassin of Kings, secondo capitolo della saga - seppur in quel caso si trattava di tutt'altro contesto... e di un'altra incantatrice. Purtroppo per la maga dagli occhi viola, infatti, il Geralt dei videogiochi condivideva quel momento carico di sensualità e atmosfera con Triss Merigold, altro personaggio che nella serie ha appena conosciuto lo Strigo e che difficilmente vedremo in una romance dello stesso calibro.

D'altro canto, se di mera somiglianza bisogna parlare, la tinozza vista nel videogioco ricorda più quella del quarto episodio della serie, anche se la scena che vede protagonisti il Witcher e il bardo Jaskier ha un contesto chiaramente differente. Per quanto riguarda i particolari estetici, comprese le cicatrici dello strigo, non ci si può certo lamentare della resa finale.

La Congiunzione delle Sfere

Numerose volte nel serial, specialmente nei primi episodi, si fa cenno alla cosmogonia del mondo di The Witcher. Nomi di eventi ed epoche che appaiono più come gli elementi distanti di una leggenda, ma i cui sviluppi hanno plasmato i destini del Continente e di chi lo abita. In tal senso, la Congiunzione delle Sfere rappresenta il punto più importante fra tutti: descritto con dovizia di particolari da Sapkowski, questo cataclisma è stato rappresentato fedelmente dai videogiochi nelle sue conseguenze.

Chi conosce i racconti e le leggende sa che questo evento, accaduto circa 1500 anni addietro rispetto alle vicende narrate, è la causa principale di quasi tutti i mali che flagellano le terre del Continente. La base su cui poggia il fantasy di The Witcher è infatti quella di un multiverso, come accennato da Istredd nel secondo episodio della prima stagione. La Congiunzione ha portato questi numerosi mondi a scontrarsi fra loro e il Continente, fino ad allora dominato dagli Elfi, si è visto così stravolto dall'arrivo degli Umani e da quello di numerose creature che hanno cominciato a vagare per le lande. Ciò ha portato alla guerra tra Elfi e Umani che ha plasmato gli attuali regni, ha permesso l'istituzione dei Circoli di Magia e ha portato alla nascita dei Witcher per tentare di difendersi dalle bestie selvagge.

Non sorprenderà quindi che, a differenza della saga letteraria, lo show si avvicini maggiormente a quella videoludica per quanto riguarda la maggior presenza di mostri fra le varie terre. A maggior ragione, dopo aver scoperto il mistero dei monoliti nella seconda stagione, è lecito pensare che lo show intenda addirittura ampliare le prospettive della saga videoludica e non limitarsi a prenderne ispirazione - come nel caso dei Leshen, presentati nell'anime Nightmare of the Wolf e nella seconda season Netflix.

La Striga e le creature del Continente

Rimanendo in tema, parte essenziale del mondo virtuale di The Witcher è composta dal suo ricchissimo bestiario tra cui figurano mostri e creature d'ogni sorta. Tra esseri puramente frutto di fantasia e bestie ispirate da varie mitologie, la quantità di minacce presenti nel Continente fornisce innumerevoli spunti narrativi e affascina da sempre la maggior parte dei fan. Lo scontro con la Striga, fra gli episodi più memorabili delle raccolte di racconti, fu una delle poche scene che CD Project volle riprodurre mantenendo fede al materiale originale: pur con una figura ben più possente di quella vista nella serie, l'abominevole creatura viene rappresenta quasi alla stessa maniera in entrambi i media.

A sorprendere, però, è la dinamica dello scontro che ricalca fedelmente quella del racconto, poi reso graficamente dal videogioco e infine trasposto ad arte nello show. Sono infatti fioccati sul web i video-confronti in cui diverse scene sono esattamente identiche fra loro (tirapugni in argento compreso). La Striga è stata sicuramente la bestia con maggior spazio su schermo, ma anche gli altri episodi hanno fatto largo ad alcune creature che i videogiocatori avranno affrontato numerose volte.

Basti pensare ai Necrofagi dell'ultimo episodio della prima season, o alla Kikimora del primo. La seconda stagione ha elevato il gioco di rimandi portando su schermo una Bruxa fenomenale nel prologo, per poi esplorare una nuova versione dei Leshen ben diversa da quelle che hanno fatto accapponare la pelle dei videogiocatori in Wild Hunt. Infine, pur non affrontandole direttamente, anche creature come Djinn e Hirrika hanno fatto la loro comparsa nello show: il primo è l'importante avversario di una missione secondaria del terzo capitolo della saga videoludica, mentre la povera bestia uccisa nel sesto episodio della serie viene accennata negli scritti dei giochi come una specie in via d'estinzione e raramente aggressiva.

Lillà e Uva spina

Il personaggio di Yennefer è uno dei più affascinanti fra quelli presentati nella saga, a prescindere da qualsiasi adattamento o trasposizione. I racconti hanno fatto un gran lavoro nel descrivere il carattere sfuggente della dama, così come il suo elegante aspetto, ma anche in questo caso il terzo capitolo videoludico ha accontentato le fantasie dei fan mostrando per la prima volta il personaggio con dovizia di particolari.

Il primo di questi riguarda i gusti dell'incantatrice: come mostra il videogioco, Yen adora il succo di mela, particolare evidente nelle prime fasi di gioco e ripreso dalla serie nel quinto episodio. Sempre allo stessa puntata, così come a quella successiva, appartiene invece il secondo rimando: il profumo dell'incantatrice. L'odore descritto in più occasioni è quello di Lillà e Uva Spina, qualcosa di unico nel suo genere e al quale Geralt non riesce a resistere. Wild Hunt, in questo senso, ha accennato questo particolare sin dalle sue prime battute, dando il nome "Lillà e Uva Spina" alla quest dedicata alla ricerca di Yennefer in giro per il Continente.

La ciliegina sulla torta è invece a tema musicale: la splendida maga e il suo rapporto con Geralt hanno infatti ispirato delle meravigliose ballate sia nel serial ("Her Sweet Kiss", cantata da Jaskier alla fine del sesto episodio della prima stagione) che nel videogioco ("The Wolven Storm", cantata da Priscilla durante la missione "Amanti Perdute" nel terzo capitolo della saga).

Aard, adesso!

Pur mostrando il loro utilizzo sin dall'inizio, lo show targato Netflix non spiega chiaramente quali siano le capacità magiche di cui dispongono i Witcher, se non attraverso qualche velato cenno che diventa palpabile nella seconda stagione. Gli incanti di grado minore che gli strighi riescono a usare sono chiamati Segni e, per quanto non siano potenti come degli incantesimi veri e propri, possono essere letali in combinazione con le arti di combattimento.

Una spiegazione chiara sui segni viene fornita nel libro Il Sangue degli Elfi, in cui Yennefer li descrive come un rudimentale adattamento della magia. "...Gli strighi adattarono gli incantesimi, basandosi sul fatto che non necessitano di alcuna formula magica. Bastano la concentrazione e semplici gesti con le dita. Per questo li chiamano Segni."

Quelli conosciuti sono cinque: Aard (una scarica telecinetica che può spingere via gli avversari o sfondare oggetti), Axii (una forma basilare di controllo mentale utilizzata per dominare un avversario o portarlo dalla propria parte), Eliotropo (una protezione contro le onde d'urto e gli attacchi magici), Igni (una manifestazione basilare di pirocinetica in grado di causare fiammate o appiccare incendi), Quen (un solido scudo o barriera protettiva) e Yrden (una trappola magica che avvelena, blocca o stordisce i nemici).

Fatta eccezione per Eliotropo, i videogiochi hanno fornito la prima rappresentazione visiva dei Segni con discreta accuratezza rispetto alle descrizioni di Sapkowski. La serie, in questo, ha chiaramente preso ispirazione dai videogiochi e ha reso molto più frequente l'utilizzo di questi incanti rispetto ai libri. Dopo aver visto Aard e Quen nella seconda stagione, è stato possibile osservare Igni e Axii nella seconda - mancava poco anche per Yrden, come accenna Geralt a Vesemir nel finale della seconda stagione.

Il futuro di un Drago

Oltre ad essere uno dei racconti più amati della raccolta "Il Guardiano degli Innocenti", "Il Limite del Possibile" è anche uno dei più affascinanti vista la presenza dei Draghi come elemento principale della narrazione. Ad adattare la prima avventura in cui è possibile vedere Geralt a caccia della creatura simbolo del fantasy ci ha pensato il sesto episodio della prima stagione: seguendo il curioso Borch Tre Taccole, il Witcher scoprirà che una rarissima specie è ancora in vita e cerca di proteggere la propria progenie.

Pur non essendo effettivamente materiale visto nei videogiochi, esiste un chiaro riferimento al drago dorato Villentretenmerth in The Witcher 2: Assassin of Kings. Una delle principali personalità del videogioco (nonché uno dei personaggi più affascinanti delle opere targate CD Project RED) è Saskia l'ammazzadraghi. Questa paladina, abile a persuadere le alte cariche e a comandare i popoli, si rivelerà essere Saesenthessis, un grande drago dorato celatosi in forma umana tra gli uomini. Ciò che viene specificato in seguito, però, è che non si tratta di un drago qualunque: Saskia è infatti la figlia di Villentretenmerth, ossia il cucciolo uscito dall'uovo che Geralt e Yennefer hanno combattuto tanto per proteggere nell'episodio della serie.

Per quanto la continuity dei videogiochi differisca spesso da quella originale, le fantasie su una sua eventuale apparizione futura nello show hanno stuzzicato la curiosità di molti. Non abbiamo alcuna certezza che una simile ipotesi possa effettivamente realizzarsi, ma sarebbe affascinante immaginare questa eventualità, vista la sempre maggiore popolarità del progetto Netflix.

Dimeritium

Seppur nella serie venga concesso ampio spazio alla potenza dei maghi, c'è un momento in cui la rettrice di Aretuza, Tissaia De Vries, viene colta alla sprovvista da una sostanza rilasciata da Fringilla Vigo, la minacciosa incantatrice al servizio di Nilfgaard. Il Dimeritium, questo il suo nome, è l'unica arma in grado di contrastare gli incantatori e gioca un ruolo fondamentale all'interno del franchise.

Non sarebbe sbagliato immaginarla come una forma di kryptonite per arcanisti: scendendo più nel particolare, questo metallo di rara fattura blocca il flusso del caos e rende inerme chiunque faccia uso della magia. Non è un caso che un simile materiale sia stato usato per imprigionare diversi personaggi anche nella trasposizione televisiva.

Argomento molto discusso all'interno della community è l'effettiva reperibilità di tale materiale, ma i videogiochi hanno spesso citato il Dimeritium per poi renderlo utilizzabile in diverse occasioni. Nei vari capitoli della saga è possibile trovare armi fatte interamente di questa sostanza, bombe in grado di distorcere il potere arcano e osservare gli orribili effetti che un'esposizione prolungata può avere sugli incantatori.

Il serial, in tal senso, aveva già mostrato il Dimeritium nella prima stagione: il motivo per cui Saccoditopo si trovava così debole e fragile durante la sua prigionia è dovuto a una cella fatta interamente di questo materiale. Un destino beffardo per il druido, che differisce da quello degli altri medium in cui rimane in vita molto a lungo (in Wild Hunt, infatti, Ermellino non è altri che Saccoditopo, tornato alle isole Skellige al servizio degli An Craithe dopo aver avuto la certezza che Ciri fosse sotto la protezione di Geralt). Stesso discorso vale per il sadico Rience, anche se le sue gesta non vengono accennate nei videogiochi.

Kaer Morhen e la Scuola del Lupo

Dopo aver accennato a più riprese al suo mentore e alla sua casa nel corso della prima stagione, Geralt e Ciri raggiungono la fortezza dei Witcher nella seconda season. Fra le sale della fortezza è possibile notare alcune piacevoli citazioni ai capitoli della saga videoludica, dal medaglione appeso all'albero alle due spade messe in mostra tra le reliquie della scuola del Lupo. Qui, Geralt ritrova Vesemir, unico Witcher veterano rimasto in vita, e i suoi confratelli Eskel, Lambert e Coen. Questi sono gli ultimi Strighi rimasti nella fortezza, sia nei libri che nei videogiochi.

Pur non essendo stato particolarmente approfondito da Sapkowski, Vesemir è sempre stato una figura importante per Geralt e i suoi simili. Se la curiosità di molti lettori è stata in buona parte soddisfatta con l'adattamento anime che vi abbiamo raccontato nella nostra recensione di Nightmare of the Wolf, l'affetto degli appassionati verso il personaggio deriva dal terzo capitolo della saga videoludica, che ha visto il Witcher veterano in un ruolo di primissimo piano.

Dopo il sacco di Kaer Morhen, approfondito proprio nel film animato, Vesemir è stato un padre per i pochi attendenti sopravvissuti. Ma a differenza della serie, in cui si palesano certe prospettive, c'è un motivo se non è più possibile "creare" nuovi Witcher. Prima dell'assalto alla fortezza, Vesemir era solo un istruttore di scherma e non era a conoscenza delle procedure che permettessero di trasformare i nuovi attendenti.

Sono proprio questi ultimi, ormai adulti viaggiatori, a trascorrere gli inverni nella struttura. Personaggi come Eskel e Lambert, accennati nei racconti e approfonditi nei videogiochi, sono stati ampiamente stravolti dalla serie, mentre Coen non viene mai rappresentato e viene accennato in alcune occasioni. Anche in questo caso, il terzo capitolo della saga videoludica dona un forte carattere a Lambert (oltre a una potenziale love story con Keira Metz) e un'affettuosa verve a Eskel (particolarmente talentuoso con i Segni).

Regni e intrighi

Il mondo di The Witcher deve molto del suo fascino alla grande quantità di regni e fazioni presenti all'interno dell'ambientazione. Come accaduto anche per molti altri aspetti legati al world building delle opere originali, i videogiochi sono stati i primi a fornire una mappa concreta e ordinata del Continente. Insieme a essa, i capitoli della saga hanno permesso di rappresentare per la prima volta regni soltanto accennati nei libri e addirittura di approfondire diversi contesti inserendo elementi più o meno suggestivi.

La serie, dal canto suo, ha potuto quindi prendere ampia ispirazione dal lavoro svolto da CD Project RED e sta pian piano portando in scena diversi regni che giocano un ruolo importante nelle vicende. Se la prima stagione ha permesso di scoprire luoghi mai visti prima come la Dol Blathanna, Cintra e Temeria, la seconda ha donato un primo sguardo alla Redania - la quale verrà senz'altro approfondita nella prossima stagione. Ogni location, infatti, ospita personaggi sempre più importanti per lo sviluppo della narrazione. Se lo show ha permesso di conoscere Fringilla e Nilfgaard nelle sue personalità più importanti, i videogiochi hanno consentito di affezionarsi a personaggi che i libri avevano soltanto accennato. Dijkstra, su tutti, è tra coloro che si attendeva con più trepidazione, visto il suo coinvolgimento in The Witcher 3, ma anche Philippa Eilhart non è da meno. La potente maga, infatti, ha giocato un ruolo di primissimo piano in Assassin of Kings e si ritrova anche in Wild Hunt dopo essere sopravvissuta a Loc Muinne.

Lo show ha anche dato modo di vedere Re Vizimir in persona, sotto il quale operano i due personaggi sopracitati. Per quanto non sia capitato di vederlo in azione, visto il salto temporale tra libri e videogiochi, molti fan lo conoscono come padre del futuro re Radovid, protagonista di diversi archi narrativi e missioni legate alle terre da lui occupate. Chi conosce Dijkstra e l'incantatrice sa bene cosa aspettarsi da loro nelle stagioni a venire.

La Caccia Selvaggia si avvicina?

Con molta probabilità, gli ultimi due riferimenti che ci apprestiamo ad approfondire giocheranno un ruolo fondamentale nelle prossime season, per cui eviteremo di incappare in scomodi spoiler o anticipazioni indesiderate. Nel primo episodio della serie, la regina Calanthe fa cenno a una diceria, o profezia, secondo cui "gli anni della Caccia Selvaggia potrebbero essere dietro l'angolo". Questa semplice frase avrà fatto rabbrividire i fan per ovvie ragioni - del resto, il terzo videogioco dedicato al Witcher è intitolato proprio "Wild Hunt".

Tralasciando qualsiasi spoiler riguardo al loro intento, è utile approfondire tale riferimento per comprendere meglio il perché di tanto mistero. Secondo le profezie e le leggende del Continente, la Caccia Selvaggia è un gruppo di spettri che cavalcano il cielo e vagano per i mondi alla ricerca di schiavi. Solitamente presagio di sventura, preannunciano la fine del mondo.

Nella realtà mostrata dal videogioco e ancor prima accennata nei racconti di Sapkowski, sarà invece chiaro sin da subito quanto e se la realtà possa differire rispetto al mito. Decidendo di seguire i racconti, è altamente probabile che questi individui acquisiscano un ruolo sempre maggiore anche nella serie. Le loro azioni e i loro oscuri intenti potrebbero influenzare radicalmente il destino di Geralt e della sua protetta.

Come mostrato nel finale della seconda stagione dello show, infatti, l'estetica delle armature e l'aspetto spettrale sembrano mescolare lo stile videoludico e la descrizione letteraria, presentando però già da parecchio tempo uno spazio ben più grande rispetto a quanto mostrato nei libri. Certo è che questo elemento, per chi conosce il prosieguo della saga, costituirà gran parte dell'attesa per ciò che verrà.

L'ombra della Fiamma Bianca

Chiudiamo questa lunga disamina con l'elemento narrativo più importante nella storia che lega Ciri al motivo per il quale è bramata da tutta Nilfgaard. Fringilla e Cahir fanno riferimento alla "Fiamma Bianca" in diversi episodi della serie, senza tuttavia specificare nulla riguardo all'entità che possa celarsi dietro tale nome. Il finale della seconda stagione, con ampio anticipo rispetto alle attese, rivela invece l'identità che si cela dietro Emhyr Var Emreis.

Il mistero legato all'identità dell'imperatore e alle sue pretese riguardo Ciri è con molta probabilità stato svelato proprio perché molti degli spettatori ne erano già a conoscenza. Del resto, infatti, i videogiocatori hanno potuto avere a che fare direttamente con lui in The Witcher 3: Wild Hunt, in cui sono presenti diversi dialoghi e prospettive legate alla sua figura.

Se serviva ancora dimostrarlo, ora ne avete la conferma: il mondo creato da Sapkowski è immenso e colmo di dettagli che sarebbe molto facile tralasciare. Ciò che fa piacere è vedere l'impegno di Netflix nel voler non solo sfruttare (per quanto legittimo) il franchise con ulteriori produzioni, ma dare modo agli spettatori di approfondire anch'essi la conoscenza di un universo colmo di storia, personaggi, creature ed eventi.

Forti della promessa fatta dalla Hissrich sull'intenzione di citare maggiormente i videogiochi in futuro, così come dell'enorme mole di materiale a disposizione, non vediamo l'ora di guardare coi nostri occhi cosa bolle in pentola in vista delle prossime produzioni e delle stagioni a venire.