The Witcher 2: la voce di Geralt è l'incantesimo del successo

Più di ogni altra cosa, è la voce di Henry Cavill, nei panni di Geralt di Rivia, a rappresentare il segreto del successo della serie Netflix.

The Witcher 2: la voce di Geralt è l'incantesimo del successo
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Il segreto del successo di The Witcher su Netflix - la serie tv, non il videogioco, non la saga letteraria - è la voce di Henry Cavill. Non c'è altro. Nella voce di Henry Cavill, vive Geralt, vive il suo mondo, vivono i mostri e la magia, vive la Fiamma Bianca, e vive Ciri. Una parola detta da Cavill, e quindi detta da Geralt, vale più di mille battute. Perché trova immediatamente il suo scopo e il suo posto. Costruisce una realtà alternativa, terza, che si inserisce con precisione tra il nostro mondo e quello della finzione. L'azione è, paradossalmente, secondaria. E sono secondari anche il trucco, le armi, il lavoro che è stato fatto con le location e con il casting.

Il tono del Witcher

The Witcher inizia e finisce con la voce di Henry Cavill. L'unico vero fil rouge tra i videogiochi e la serie tv. Lo stesso tono che immaginiamo di sentire quando leggiamo, o rileggiamo, i libri di Andrzej Sapkowski (a proposito, ecco in che ordine vanno letti i libri di The Witcher). Geralt non è solo muscoli, occhi ferini e capelli bianchi. Per costruire il personaggio di Geralt di Rivia, Cavill ha lavorato a lungo proprio sulla voce. Si è lasciato influenzare da Doug Cockle, il doppiatore ufficiale dello Strigo nel videogioco. E ha trovato una strada sua, diversa, fatta di piccoli accorgimenti e sfumature.

Per un attore, la voce è un'estensione del suo lavoro: a volte può fare la differenza tra il successo e il fallimento. Nella voce si devono sentire le responsabilità di un personaggio, i suoi desideri, la sua rabbia o la sua pazienza. Una voce che suona finta o modulata, o che comunque stona con il contesto e con la persona, non è un'alleata: è una nemica. E in The Witcher è ancora più importante. In una sequenza senza personaggi, immersa nell'ombra, mentre aspettiamo l'arrivo di un mostro, sentiamo solo Geralt: ed è lui, con la sua voce, a farci da guida. Se quello che dice, o che suggerisce, sembra vero noi ci crediamo. Se invece è incerto, traballa e non ha alcuna convinzione, abbandonarsi al racconto è quasi impossibile.

Geralt ha un tono basso, carico, vibrante. Quando è arrabbiato, ringhia. Quando è sorpreso si sente un suono ovattato, sordo, che ha una forma e una lunghezza precise: dura un attimo. Quando soffre, la voce si piega, diventa il verso di un lupo ferito pronto a rialzarsi e a colpire. L'attesa è nel silenzio, e il silenzio non è altro che un mosaico di pause più o meno profonde.

Ma la voce di Geralt è soprattutto calma, quasi atona, priva di inclinazioni evidenti e di ironia. È una lastra di ghiaccio spessa e opaca, in cui guardarsi e riconoscersi. Eppure è estremamente espressiva. Perché rispecchia appieno il personaggio e il suo carattere.

Il carattere dello Strigo

Geralt non è estroverso. All'inizio, quando lo incontriamo nei primi capitoli dei libri, non ha nemmeno legami. Ama, ma ama per brevissimi periodi. Ha amici, ma non li frequenta continuamente. Con il tempo cambia. E con lui cambia anche la sua voce. Ai mormorii gutturali si aggiunge il suono sinistro - sinistro, sì: perché non è piacevole - di una risata.

Si nota quando l'intonazione si piega sotto il peso delle espressioni, e quando Geralt parla con qualcuno di particolare. Con Ciri, per esempio, ha un tono. Con Yennefer un altro. Con Vesemir un altro ancora. La voce di un cacciatore di mostri si trasforma nella voce di un padre, di un amante e di un figlio; nella voce di qualcuno che dà consigli e che ha pura di sbagliare, in quella di chi è pronto ad ascoltare e a imparare. Nella voce di Geralt c'è pure la sua impulsività e il suo passato: quello che è stato, e quello che, a volte, sembra rimpiangere; tutto il dolore che ha provato, gli scontri che ha affrontato e le innumerevoli volte che è sopravvissuto. Tra la prima e la seconda stagione della serie di Netflix, Cavill è stato in grado di trovare un equilibrio: come un muscolo pronto a gonfiarsi o come la corda di uno strumento sempre tesa, sempre sul punto di vibrare. Inspira, espira: la mascella si contrae in un certo modo, la fronte s'aggrotta, e le labbra si schiudono appena; la voce che esce è una voce carica, potente, che non ha bisogno di grandi movimenti o accorgimenti.

Il suono del Lupo Bianco

Quando non parla, il Geralt di Cavill è, prima di tutto, Cavill: si riconoscono il naso, il taglio degli occhi, la fronte, la linea spessa del mento. Non appena apre bocca, però, diventa un'altra persona: Geralt assume spessore e concretezza. Sostituisce l'attore e riempie completamente la scena. Non gli serve impugnare una spada o mettersi in posa. Nella voce, c'è tutto quello di cui ha bisogno. Ci sono infiniti registri: più o meno serio, più o meno divertito; sarcastico, cinico, drastico, melodrammatico, preoccupato; meditabondo, arrabbiato, infuriato e prossimo a colpire. Prima del pugno arriva la voce, sempre.

Non è una critica al lavoro che è stato fatto da Gianfranco Miranda, il doppiatore italiano di Geralt. È, al contrario, il tentativo di comprendere pienamente, e completamente, il segreto del successo di questa serie. Senza Cavill, The Witcher non sarebbe la stessa. Senza il suo Geralt e la sua interpretazione, la storia, con buone probabilità, non avrebbe raggiunto gli stessi picchi narrativi e non sarebbe stata in grado di superare i problemi più gravi (nella prima stagione, ad esempio, alcuni effetti speciali erano così terribili da distogliere completamente l'attenzione dal contesto e dal racconto).

The Witcher è una serie costruita interamente sul suo protagonista e, di conseguenza, sull'interpretazione di Henry Cavill. Provateci, fate questo sforzo: ascoltate la voce, ascoltate quello che viene detto in lingua originale, in inglese. Chiudete anche gli occhi, se necessario. E immaginate: quella che state sentendo non è la voce di un attore, non è il tentativo di evocare qualcosa o qualcuno da una saga decennale famosa in tutto il mondo; è Geralt, è il Lupo Bianco. E questo è il suono che ha The Witcher.