"Retcon" sta per "continuità retroattiva" ed è tutto ciò che viene modificato in maniera sostanziale per adattarlo ad un nuovo scenario narrativo, persino a costo di entrare in conflitto con quanto scritto in precedenza. La decisione di Marvel Comics di slegare le origini di Scarlet Witch e Quicksilver dal contesto mutante, per adattarli alle loro incarnazioni cinematografiche targate Disney, fu ad esempio una retcon bella e buona.
Ma esplorare e scavare nelle origini di Wanda Maximoff del Marvel Cinematic Universe, aggiungendo dettagli che finora non erano mai stati svelati e senza disinnescare nulla di ciò che sapevamo finora, non è assolutamente un'operazione di continuità retroattiva. Era necessario ribadirlo e affermarlo, soprattutto alla luce di qualche polemica sulle ultimissime scelte narrative compiute dai Marvel Studios.
Detto questo, ripercorriamo passo dopo passo le rivelazioni e le vicende dell'ottavo episodio di WandaVision, e cerchiamo di capire insieme alcune cose fondamentali: quanto questa puntata fosse necessaria e perché (anche se pare assurdo ribadirlo) i colpi di scena proposti al suo interno non rappresentano né una retcon né uno sterile spiegone.
Lo scopo di Agatha Harkness
Partiamo dall'inizio. L'episodio si apre ben lontano da Westview, New Jersey. Geograficamente e cronologicamente: siamo a Salem, Massachussets, nel 1693. Una congrega di streghe si prepara a officiare un'esecuzione: una giovane accolita di un ordine non meglio specificato, chiamata Agatha Harkness, deve scontare un crimine che ha commesso. A quanto pare, stando alle parole della "Madre", ha rubato segreti che erano preclusi alle maghe della sua età e del suo rango, accedendo a poteri proibiti alla maggior parte delle sue sorelle: ha ottenuto la Magia Oscura.
A nulla servono le suppliche di Agatha, che a più riprese cerca di convincere le superiori delle sue buone intenzioni. La Harkness viene giustiziata, ma qualcosa va storto: la magia oscura (di colore viola) prende il sopravvento su quella "ordinaria" (di colore azzurro), prosciugando le energie di tutte le streghe del circolo rendendole poco più che cadaveri rinsecchiti.
Dopo aver tolto la vita finanche alla Madre, Agatha si avvicina alla sua carcassa e le strappa un fermaglio (che è lo stesso medaglione che vediamo indossare al suo alter ego, Agnes, negli episodi ambientati negli anni Settanta), e poi vola via. Sta fuggendo da Salem per una vita in esilio? O è tornata al suo ordine, prendendone il comando?
Il medaglione che ha preso le ha donato altri poteri o indica lo status di leader della sua Confraternita? A queste domande, WandaVision dovrà ancora rispondere. Torniamo al presente. I minuti successivi della 1x08 svelano apparentemente il vero obiettivo di Agatha, giunta a Westview con un solo scopo: scoprire la fonte e le origini di una magia così potente da trasmutare la realtà anche a chilometri di distanza. Anche per una strega secolare che ha padroneggiato la Magia Oscura, infatti, i sortilegi di Wanda appaiono come un vero e proprio miracolo: i fondamentali magici, infatti, permettono alla Harkness trucchetti basilari come la manipolazione mentale o la trasmutazione, che tuttavia rimangono mendaci illusioni destinate a non durare a lungo.
La magia di Wanda è qualcosa di diverso: è riscrittura totale della realtà, un potere che Agatha desidera comprendere a tutti i costi. E per ottenerlo, ha capito che è necessario sbloccare i veri ricordi della Maximoff, per capire qual è la vera origine delle sue capacità (che sono di gran lunga superiori a quanto mostrato nelle sue precedenti apparizioni nell'universo Marvel). Prima di continuare, un'altra considerazione: le parole del personaggio di Kathryn Hahn avrebbero, almeno per il momento, disinnescato alcune teorie sull'identità del Quicksilver di Evan Peters.
Agatha, infatti, ammette di non avere idea di chi sia realmente il giovane, ma lo ha definito un "falso Pietro" (un "Fietro") che avrebbe manipolato mentalmente per controllare l'emotività di Wanda in un momento delicato. Pietro non era che gli occhi e le orecchie della Harkness, ma il mistero sulla sua reale identità rimane un interrogativo macroscopico: se si tratta di un fantoccio, perché ha la supervelocità? Potrebbe quindi trattarsi davvero del "doppelganger" del Pietro Maximoff morto in Sokovia nel 2015, ma la sensazione è che la verità sul personaggio di Peters arriverà soltanto nel series finale.
Nelle puntate precedenti
Agatha, quindi, costringe la Maximoff ha compiere un triplo viaggio mentale nelle sue memorie, alla ricerca dell'elemento che avrebbe innescato i suoi incredibili poteri. Si parte dalla fine degli anni Novanta, quando due piccoli Wanda e Pietro vivevano in Sokovia con i loro genitori. La famiglia Maximoff aveva una sorta di rito abitudinario: una volta a settimana si concedeva una "serata TV", durante la quale guardavano insieme alcuni episodi dei loro show televisivi preferiti.
A farla da padrone erano le sitcom, il genere prediletto di Wanda, la cui serie preferita era il celebre Dick Van Dyke Show. Attraverso una sequenza emozionante e rivelatoria, insomma, WandaVision ci spiega in pochi secondi perché la protagonista ha scelto le sitcom come cornice del suo idillio fittizio: la verità affonda nei suoi ricordi d'infanzia, quando in un contesto di guerra e povertà le comedy rappresentavano l'unico momento di evasione per sognare una vita migliore, una vita perfetta come quella dei protagonisti del Dick Van Dyke Show, fatta di sorrisi e risate e spensieratezza.
D'un colpo, tutte le gag e i momenti spassosi delle puntate precedenti assumono un retrogusto amaro, malinconico, pesante, di fronte alla consapevolezza di tutto il dolore e i rimpianti che la protagonista deve aver riversato in quella patina surreale in bianco e nero.
Quella fu anche la sera in cui un missile targato Stark Industries distrusse le vite della famiglia Maximoff, uccidendo i genitori di Wanda e Pietro e costringendo i due bambini a rimanere due giorni sotto le materie pregando che l'ordigno non esplodesse. È probabile che già in quel momento i poteri sopiti di Wanda siano emersi, impedendo all'ordigno di esplodere e facendo credere alla piccola che fosse difettoso. Ma c'è bisogno di scavare di più, e si arriva ad un altro momento topico della vita della futura Avenger: il momento in cui, da affiliata nei ranghi dell'HYDRA, Wanda ottenne i suoi miracolosi poteri.
Si torna quindi nei laboratori del barone Von Strucker, al momento in cui la Maximoff entrò in contatto con la Gemma della Mente. Qui, la rivelazione: quando Wanda toccò la pietra dell'Infinito fu investita da una forza cosmica che prese la forma indistinta di una figura femminile stregonesca, che nella silhouette ricorda moltissimo la fisionomia di Scarlet con indosso il suo costume classico nei fumetti Marvel. Prende già corpo, qui, la rivelazione che avremo a fine puntata: che nella genesi supereroistica di Wanda, appena accennata in Avengers: Age of Ultron, c'era qualcosa di più che ancora non sapevamo.
Poi si arriva ad un'altra scena ambientata poco dopo gli eventi che hanno impegnato i Vendicatori in Sokovia. Chiusa nella sua stanza nella Avengers Tower, Wanda era all'epoca allo sbando: dopo aver perso suo fratello Pietro, era in un nuovo Paese completamente sola, in un gruppo che ancora non sapeva che sarebbe diventato la sua famiglia. L'unica consolazione erano, di nuovo, le sitcom. Wanda sta guardando alcuni episodi di Malcolm in the Middle prima che Visione entri con la sua proverbiale nonchalance da attraversatore di pareti, innescando con la sua futura compagna un dialogo semplicemente da brividi per intensità emotiva e qualità riflessiva.
Cos'è il dolore per una perdita (in lingua originale Paul Bettany pronuncia chiaramente "grief", inteso come la sofferenza per il cordoglio) se non amore perseverante per la persona che hai perso? In pochi istanti WandaVision ci regala un ritratto magnifico ed intenso dei suoi protagonisti: un'apologia sull'amore e sul senso della perdita, sulla morte e sullo stress post-traumatico, sul lutto e sull'appartenenza reciproca. Un androide che, con il suo profondo senso di umanità, insegna ad una donna spezzata cosa significhi realmente l'amore.
È uno dei momenti più belli ed intensi di tutto il Marvel Cinematic Universe, che confeziona uno dei migliori dialoghi mai scritti da un autore del MCU, lo specchio riflesso di un prodotto confezionato con incredibile maturità. E infine arriviamo all'ultimo grande step: quel giorno, poco dopo il Blip, in cui Wanda fece irruzione nella base dello S.W.O.R.D. O meglio, questo è quel che ci ha fatto credere Tyler Heyward. La Maximoff, in realtà, era a colloquio con il direttore, e le sue intenzioni erano tutt'altro che ostili.
Era una donna triste, disperata e sola che aveva un unico desiderio: riavere il corpo del suo amato per offrirgli una degna sepoltura. Questi momenti di WandaVision ci restituiscono ciò che Avengers: Endgame non ci aveva dato fino in fondo: le conseguenze del Blip per personaggi come Wanda, che una volta tornati in vita si sono ritrovati ancora più soli di prima. Se, bene o male, ogni protagonista ha avuto il suo lieto fine (esclusi gli eroi deceduti nello scontro finale con Thanos), Wanda è tornata dalla morte solo per scoprire che l'amore della sua vita non era lì ad aspettarla. Che il baratro era di nuovo lì, pronto ad inghiottirla, e che questa volta non ci sarebbe stato nessuno a salvarla dall'oscurità.
Purtroppo il corpo di Visione, da un punto di vista legale, appartiene allo S.W.O.R.D. che ha preso in eredità i possessi dello S.H.I.E.L.D. e quindi ogni proprietà degli Avengers. Quando Wanda fa irruzione nel laboratorio è solo per rendersi conto che il suo Visione è realmente morto. In pezzi, senza vita, senza che la sua magia le permetta di percepirlo. Con gli occhi gonfi di lacrime, Wanda capisce finalmente che l'ha perso. Va via e si dirige a Westview, dove scopriamo che il sintezoide aveva acquistato un terreno in cui mettere radici e invecchiare insieme alla sua amata.
Ed è quell'ultima consapevolezza che innesca in Wanda il trauma finale: la sua magia, la sua vera magia, si risveglia, esplode con forza, si sprigiona dal suo corpo con una devastante onda scarlatta che investe tutta la città, plasmandola a immagine e somiglianza dei ricordi e dei traumi della Maximoff: una sitcom anni Cinquanta in cui vive ciò che ha sempre voluto, un amore, una famiglia, una casa, un'esistenza normale.
Ecco Scarlet Witch
Si torna al presente. Agatha ha finalmente capito l'origine dei poteri di Wanda. Sono capacità appartenenti a un'antica forza cosmica che nei secoli era null'altro che un mito, ma che infine si è manifestata in Wanda: la Magia del Caos. Un potere primrodiale che la identifica come una Scarlet Witch. Ecco che WandaVision si ricollega finalmente alla letteratura fumettistica, donando alla protagonista quel nomignolo che tutti stavamo aspettando. E qui bisogna fare alcune precisazioni.
In questi giorni parte della rete ha accusato WandaVision di aver operato una retcon nel momento in cui ha deciso di svelare le vere origini della magia di Scarlet. Quanto avvenuto nell'ottavo episodio di WandaVision, a mio avviso, non è una retcon, ma un intelligente arricchimento rispetto a ciò che sapevamo sulla Maximoff targata MCU, che si riaggancia con efficacia (anche se solo in parte) alla letteratura fumettistica originale, nella quale un certo immaginario di stampo fortemente magico e stregonesco è sempre stato forte in gran parte delle storie su Scarlet Witch.
Se proprio dobbiamo "tirare le orecchie" a Kevin Feige e soci è per aver sempre lasciato un personaggio come Wanda ai margini dell'universo narrativo degli Avengers, con pochissimi picchi in termini di centralità e peso nel racconto. Una scelta per la quale forse, proprio adesso, stiamo affrontando le conseguenze, ovvero una parte di pubblico piuttosto scettica sulla direzione narrativa che hanno preso gli sviluppi più recenti.
Eppure credo sia proprio questa la potenza di un prodotto come WandaVision: aver deciso di dare (finalmente) a personaggi rimasti per lungo tempo ai margini della narrazione lo spazio che meritavano e di cui avevano bisogno, e sfruttare la loro parabola drammatica per raccontare con grande sensibilità tematiche preziose come quelle sin qui descritte.
E infatti l'ottavo episodio è magnifico, potente, drammatico ed emozionante. Un esempio straordinario di drammaturgia, assolutamente non banale per una produzione dai toni così pop. È quasi lo specchio riflesso della 1x04, èd è inoltre tutt'altro che uno "spiegone": anche qui, la definizione che a volte gli utenti ne danno è fin troppo fuorviante, perché non c'è alcun deus ex machina che riepiloga in maniera fin troppo pedante gli eventi affinché il pubblico ne capisca pienamente lo svolgimento. È piuttosto un ricostruire, tassello dopo tassello, tante piccole tessere di un puzzle assemblato con arguzia.
Adesso fa paura pensare come sarà possibile chiudere una del genere in un solo episodio, il nono, nella speranza che duri anche più di un'oretta per fornirci tutte le risposte adeguate. Anche perché la scena post-credit, che ci mostra "L'Anti-Visione" creato dallo S.W.O.R.D. con il corpo dell'Avenger e alimentandolo con l'energia radioattiva del missile rispedito indietro da Wanda, lascia presagire uno scontro davvero esplosivo tra la famiglia Maximoff e Agatha Harkness, con lo S.W.O.R.D. e Monica Rambeau nel mezzo. Il finale farà sicuramente la differenza nel giudizio complessivo del prodotto, che fino a questo momento rimane totalmente (e ribadisco totalmente, dal primo all'ottavo episodio) una piccola, deliziosa ed intrigante perla.
WandaVision 1x08 è un episodio perfetto ed ecco perché
Ripercorriamo, passo dopo passo, le vicende dell'ottavo episodio di WandaVision, perfetto sotto ogni punto di vista. Allerta spoiler!
"Retcon" sta per "continuità retroattiva" ed è tutto ciò che viene modificato in maniera sostanziale per adattarlo ad un nuovo scenario narrativo, persino a costo di entrare in conflitto con quanto scritto in precedenza. La decisione di Marvel Comics di slegare le origini di Scarlet Witch e Quicksilver dal contesto mutante, per adattarli alle loro incarnazioni cinematografiche targate Disney, fu ad esempio una retcon bella e buona.
Ma esplorare e scavare nelle origini di Wanda Maximoff del Marvel Cinematic Universe, aggiungendo dettagli che finora non erano mai stati svelati e senza disinnescare nulla di ciò che sapevamo finora, non è assolutamente un'operazione di continuità retroattiva. Era necessario ribadirlo e affermarlo, soprattutto alla luce di qualche polemica sulle ultimissime scelte narrative compiute dai Marvel Studios.
Detto questo, ripercorriamo passo dopo passo le rivelazioni e le vicende dell'ottavo episodio di WandaVision, e cerchiamo di capire insieme alcune cose fondamentali: quanto questa puntata fosse necessaria e perché (anche se pare assurdo ribadirlo) i colpi di scena proposti al suo interno non rappresentano né una retcon né uno sterile spiegone.
Lo scopo di Agatha Harkness
Partiamo dall'inizio. L'episodio si apre ben lontano da Westview, New Jersey. Geograficamente e cronologicamente: siamo a Salem, Massachussets, nel 1693. Una congrega di streghe si prepara a officiare un'esecuzione: una giovane accolita di un ordine non meglio specificato, chiamata Agatha Harkness, deve scontare un crimine che ha commesso. A quanto pare, stando alle parole della "Madre", ha rubato segreti che erano preclusi alle maghe della sua età e del suo rango, accedendo a poteri proibiti alla maggior parte delle sue sorelle: ha ottenuto la Magia Oscura.
A nulla servono le suppliche di Agatha, che a più riprese cerca di convincere le superiori delle sue buone intenzioni. La Harkness viene giustiziata, ma qualcosa va storto: la magia oscura (di colore viola) prende il sopravvento su quella "ordinaria" (di colore azzurro), prosciugando le energie di tutte le streghe del circolo rendendole poco più che cadaveri rinsecchiti.
Dopo aver tolto la vita finanche alla Madre, Agatha si avvicina alla sua carcassa e le strappa un fermaglio (che è lo stesso medaglione che vediamo indossare al suo alter ego, Agnes, negli episodi ambientati negli anni Settanta), e poi vola via. Sta fuggendo da Salem per una vita in esilio? O è tornata al suo ordine, prendendone il comando?
Il medaglione che ha preso le ha donato altri poteri o indica lo status di leader della sua Confraternita? A queste domande, WandaVision dovrà ancora rispondere.
Torniamo al presente. I minuti successivi della 1x08 svelano apparentemente il vero obiettivo di Agatha, giunta a Westview con un solo scopo: scoprire la fonte e le origini di una magia così potente da trasmutare la realtà anche a chilometri di distanza. Anche per una strega secolare che ha padroneggiato la Magia Oscura, infatti, i sortilegi di Wanda appaiono come un vero e proprio miracolo: i fondamentali magici, infatti, permettono alla Harkness trucchetti basilari come la manipolazione mentale o la trasmutazione, che tuttavia rimangono mendaci illusioni destinate a non durare a lungo.
La magia di Wanda è qualcosa di diverso: è riscrittura totale della realtà, un potere che Agatha desidera comprendere a tutti i costi. E per ottenerlo, ha capito che è necessario sbloccare i veri ricordi della Maximoff, per capire qual è la vera origine delle sue capacità (che sono di gran lunga superiori a quanto mostrato nelle sue precedenti apparizioni nell'universo Marvel).
Prima di continuare, un'altra considerazione: le parole del personaggio di Kathryn Hahn avrebbero, almeno per il momento, disinnescato alcune teorie sull'identità del Quicksilver di Evan Peters.
Agatha, infatti, ammette di non avere idea di chi sia realmente il giovane, ma lo ha definito un "falso Pietro" (un "Fietro") che avrebbe manipolato mentalmente per controllare l'emotività di Wanda in un momento delicato. Pietro non era che gli occhi e le orecchie della Harkness, ma il mistero sulla sua reale identità rimane un interrogativo macroscopico: se si tratta di un fantoccio, perché ha la supervelocità? Potrebbe quindi trattarsi davvero del "doppelganger" del Pietro Maximoff morto in Sokovia nel 2015, ma la sensazione è che la verità sul personaggio di Peters arriverà soltanto nel series finale.
Nelle puntate precedenti
Agatha, quindi, costringe la Maximoff ha compiere un triplo viaggio mentale nelle sue memorie, alla ricerca dell'elemento che avrebbe innescato i suoi incredibili poteri. Si parte dalla fine degli anni Novanta, quando due piccoli Wanda e Pietro vivevano in Sokovia con i loro genitori. La famiglia Maximoff aveva una sorta di rito abitudinario: una volta a settimana si concedeva una "serata TV", durante la quale guardavano insieme alcuni episodi dei loro show televisivi preferiti.
A farla da padrone erano le sitcom, il genere prediletto di Wanda, la cui serie preferita era il celebre Dick Van Dyke Show. Attraverso una sequenza emozionante e rivelatoria, insomma, WandaVision ci spiega in pochi secondi perché la protagonista ha scelto le sitcom come cornice del suo idillio fittizio: la verità affonda nei suoi ricordi d'infanzia, quando in un contesto di guerra e povertà le comedy rappresentavano l'unico momento di evasione per sognare una vita migliore, una vita perfetta come quella dei protagonisti del Dick Van Dyke Show, fatta di sorrisi e risate e spensieratezza.
D'un colpo, tutte le gag e i momenti spassosi delle puntate precedenti assumono un retrogusto amaro, malinconico, pesante, di fronte alla consapevolezza di tutto il dolore e i rimpianti che la protagonista deve aver riversato in quella patina surreale in bianco e nero.
Quella fu anche la sera in cui un missile targato Stark Industries distrusse le vite della famiglia Maximoff, uccidendo i genitori di Wanda e Pietro e costringendo i due bambini a rimanere due giorni sotto le materie pregando che l'ordigno non esplodesse. È probabile che già in quel momento i poteri sopiti di Wanda siano emersi, impedendo all'ordigno di esplodere e facendo credere alla piccola che fosse difettoso. Ma c'è bisogno di scavare di più, e si arriva ad un altro momento topico della vita della futura Avenger: il momento in cui, da affiliata nei ranghi dell'HYDRA, Wanda ottenne i suoi miracolosi poteri.
Si torna quindi nei laboratori del barone Von Strucker, al momento in cui la Maximoff entrò in contatto con la Gemma della Mente. Qui, la rivelazione: quando Wanda toccò la pietra dell'Infinito fu investita da una forza cosmica che prese la forma indistinta di una figura femminile stregonesca, che nella silhouette ricorda moltissimo la fisionomia di Scarlet con indosso il suo costume classico nei fumetti Marvel. Prende già corpo, qui, la rivelazione che avremo a fine puntata: che nella genesi supereroistica di Wanda, appena accennata in Avengers: Age of Ultron, c'era qualcosa di più che ancora non sapevamo.
Poi si arriva ad un'altra scena ambientata poco dopo gli eventi che hanno impegnato i Vendicatori in Sokovia. Chiusa nella sua stanza nella Avengers Tower, Wanda era all'epoca allo sbando: dopo aver perso suo fratello Pietro, era in un nuovo Paese completamente sola, in un gruppo che ancora non sapeva che sarebbe diventato la sua famiglia. L'unica consolazione erano, di nuovo, le sitcom. Wanda sta guardando alcuni episodi di Malcolm in the Middle prima che Visione entri con la sua proverbiale nonchalance da attraversatore di pareti, innescando con la sua futura compagna un dialogo semplicemente da brividi per intensità emotiva e qualità riflessiva.
Cos'è il dolore per una perdita (in lingua originale Paul Bettany pronuncia chiaramente "grief", inteso come la sofferenza per il cordoglio) se non amore perseverante per la persona che hai perso? In pochi istanti WandaVision ci regala un ritratto magnifico ed intenso dei suoi protagonisti: un'apologia sull'amore e sul senso della perdita, sulla morte e sullo stress post-traumatico, sul lutto e sull'appartenenza reciproca. Un androide che, con il suo profondo senso di umanità, insegna ad una donna spezzata cosa significhi realmente l'amore.
È uno dei momenti più belli ed intensi di tutto il Marvel Cinematic Universe, che confeziona uno dei migliori dialoghi mai scritti da un autore del MCU, lo specchio riflesso di un prodotto confezionato con incredibile maturità.
E infine arriviamo all'ultimo grande step: quel giorno, poco dopo il Blip, in cui Wanda fece irruzione nella base dello S.W.O.R.D. O meglio, questo è quel che ci ha fatto credere Tyler Heyward. La Maximoff, in realtà, era a colloquio con il direttore, e le sue intenzioni erano tutt'altro che ostili.
Era una donna triste, disperata e sola che aveva un unico desiderio: riavere il corpo del suo amato per offrirgli una degna sepoltura. Questi momenti di WandaVision ci restituiscono ciò che Avengers: Endgame non ci aveva dato fino in fondo: le conseguenze del Blip per personaggi come Wanda, che una volta tornati in vita si sono ritrovati ancora più soli di prima. Se, bene o male, ogni protagonista ha avuto il suo lieto fine (esclusi gli eroi deceduti nello scontro finale con Thanos), Wanda è tornata dalla morte solo per scoprire che l'amore della sua vita non era lì ad aspettarla. Che il baratro era di nuovo lì, pronto ad inghiottirla, e che questa volta non ci sarebbe stato nessuno a salvarla dall'oscurità.
Purtroppo il corpo di Visione, da un punto di vista legale, appartiene allo S.W.O.R.D. che ha preso in eredità i possessi dello S.H.I.E.L.D. e quindi ogni proprietà degli Avengers. Quando Wanda fa irruzione nel laboratorio è solo per rendersi conto che il suo Visione è realmente morto. In pezzi, senza vita, senza che la sua magia le permetta di percepirlo. Con gli occhi gonfi di lacrime, Wanda capisce finalmente che l'ha perso. Va via e si dirige a Westview, dove scopriamo che il sintezoide aveva acquistato un terreno in cui mettere radici e invecchiare insieme alla sua amata.
Ed è quell'ultima consapevolezza che innesca in Wanda il trauma finale: la sua magia, la sua vera magia, si risveglia, esplode con forza, si sprigiona dal suo corpo con una devastante onda scarlatta che investe tutta la città, plasmandola a immagine e somiglianza dei ricordi e dei traumi della Maximoff: una sitcom anni Cinquanta in cui vive ciò che ha sempre voluto, un amore, una famiglia, una casa, un'esistenza normale.
Ecco Scarlet Witch
Si torna al presente. Agatha ha finalmente capito l'origine dei poteri di Wanda. Sono capacità appartenenti a un'antica forza cosmica che nei secoli era null'altro che un mito, ma che infine si è manifestata in Wanda: la Magia del Caos. Un potere primrodiale che la identifica come una Scarlet Witch. Ecco che WandaVision si ricollega finalmente alla letteratura fumettistica, donando alla protagonista quel nomignolo che tutti stavamo aspettando. E qui bisogna fare alcune precisazioni.
In questi giorni parte della rete ha accusato WandaVision di aver operato una retcon nel momento in cui ha deciso di svelare le vere origini della magia di Scarlet. Quanto avvenuto nell'ottavo episodio di WandaVision, a mio avviso, non è una retcon, ma un intelligente arricchimento rispetto a ciò che sapevamo sulla Maximoff targata MCU, che si riaggancia con efficacia (anche se solo in parte) alla letteratura fumettistica originale, nella quale un certo immaginario di stampo fortemente magico e stregonesco è sempre stato forte in gran parte delle storie su Scarlet Witch.
Se proprio dobbiamo "tirare le orecchie" a Kevin Feige e soci è per aver sempre lasciato un personaggio come Wanda ai margini dell'universo narrativo degli Avengers, con pochissimi picchi in termini di centralità e peso nel racconto. Una scelta per la quale forse, proprio adesso, stiamo affrontando le conseguenze, ovvero una parte di pubblico piuttosto scettica sulla direzione narrativa che hanno preso gli sviluppi più recenti.
Eppure credo sia proprio questa la potenza di un prodotto come WandaVision: aver deciso di dare (finalmente) a personaggi rimasti per lungo tempo ai margini della narrazione lo spazio che meritavano e di cui avevano bisogno, e sfruttare la loro parabola drammatica per raccontare con grande sensibilità tematiche preziose come quelle sin qui descritte.
E infatti l'ottavo episodio è magnifico, potente, drammatico ed emozionante. Un esempio straordinario di drammaturgia, assolutamente non banale per una produzione dai toni così pop. È quasi lo specchio riflesso della 1x04, èd è inoltre tutt'altro che uno "spiegone": anche qui, la definizione che a volte gli utenti ne danno è fin troppo fuorviante, perché non c'è alcun deus ex machina che riepiloga in maniera fin troppo pedante gli eventi affinché il pubblico ne capisca pienamente lo svolgimento. È piuttosto un ricostruire, tassello dopo tassello, tante piccole tessere di un puzzle assemblato con arguzia.
Adesso fa paura pensare come sarà possibile chiudere una del genere in un solo episodio, il nono, nella speranza che duri anche più di un'oretta per fornirci tutte le risposte adeguate. Anche perché la scena post-credit, che ci mostra "L'Anti-Visione" creato dallo S.W.O.R.D. con il corpo dell'Avenger e alimentandolo con l'energia radioattiva del missile rispedito indietro da Wanda, lascia presagire uno scontro davvero esplosivo tra la famiglia Maximoff e Agatha Harkness, con lo S.W.O.R.D. e Monica Rambeau nel mezzo. Il finale farà sicuramente la differenza nel giudizio complessivo del prodotto, che fino a questo momento rimane totalmente (e ribadisco totalmente, dal primo all'ottavo episodio) una piccola, deliziosa ed intrigante perla.
Altri contenuti per WandaVision