Watchmen 1x04 Recensione: l'orologiaio

La storia di Damon Lindelof entra nel suo secondo atto, mentre nuovi misteri si sostituiscono ad alcune rivelazioni.

Watchmen 1x04 Recensione: l'orologiaio
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If You Don't Like My Story, Write Your Own si apre con una classica idea lindelofiana, una scena di montaggio - di quelle viste spessissimo in Lost - in cui il quotidiano viene bloccato dall'intromissione di un fattore esterno assurdo, improvviso e deflagrante. Nella prima scena facciamo la conoscenza di Lady Trieu, interpretata con suadente freddezza dalla vietnamita Hong Chau (che alcuni di voi potrebbero ricordare in Vizio di Forma di Paul Thomas Anderson). Damon Lindelof è un fan accanito de Il Padrino di Francis Ford Coppola, come ci ricordava nell'episodio "Assassino Internazionale" di The Leftovers 2, e dopo che l'episodio tre di Watchmen - She Was Killed By Space Junk - proprio a The Leftovers si era avvicinato moltissimo sia per struttura che per tematiche, ecco che la puntata quattro - il cui titolo sembra indirizzato al ben noto snobismo di Alan Moore nei confronti degli adattamenti delle sue opere - assottiglia ancora di più la linea che separa il reale dal surreale, un gioco che il precedente lavoro dell'autore, sempre prodotto da HBO, faceva benissimo.

Nel corso della puntata ci verrà detto che la funzione del Millennium Clock è quella di dire il tempo - battuta molto intelligente dal molteplice significato, che Lindelof è sempre molto bravo ad architettare e piazzare nelle sue sceneggiature come piccoli, fugaci indizi - ed essendo Lady Trieu proprietaria di quel gigantesco marchingegno è ipotizzabile che - oltre a fabbricare (letteralmente) dei neonati - il personaggio sia in qualche modo in grado di vedere il futuro: che il misterioso oggetto caduto dal cielo (satellite? meteorite?) arrivi proprio a contrattazione ultimata, la dice lunga in questo senso.

You're my thrill

Ma insieme al sorgere di ulteriori domande il quarto episodio svela finalmente due grosse questioni rimaste finora nascoste dietro altrettanti punti interrogativi: William Reeves, assassino di capitani di polizia su due ruote, non solo è in combutta proprio con la conturbante Lady Trieu, ma è anche il nonno della protagonista Angela Abar, nonché il bambino del prologo del primo episodio ambientato ai tempi delle rivolte di Tulsa.

Anche in questa doppia rivelazione si intuisce che If You Don't Like My Story, Write Your Own sia l'episodio più di passaggio fra quelli finora andati in onda, doppia rivelazione che Lindelof sfrutta per legare i tre episodi precedenti con i prossimi due (dei quali ovviamente non possiamo anticiparvi nulla) e far avanzare quanto più possibile il racconto in vista dell'addentrarsi nel secondo atto: con Laurie Blake abbiamo conosciuto tutti i personaggi principali - ad eccezione di uno solo, del quale parleremo fra poco - e con una struttura in nove episodi, che ricalca forse in qualche modo la griglia 3x3 del Watchmen a fumetti ma che di certo rimanda ai tre atti cinematografici dei lungometraggi a '90 minuti - è tempo di entrare nel vivo dell'intreccio.

L'unico protagonista ancora assente cui accennavamo poco fa è ovviamente il Dottor Manhattan, che però, come ci ricorda la splendida scena in auto fra Laurie e Angela (accompagnati dall'agente Petey) in qualche modo è stato presente in tutte le puntante: l'uso che Lindelof sta facendo di Jon Osterman oseremmo definirlo magistrale e kierkegaardiano, un paradosso la cui presenza va accettata a priori. Lui c'è ma non è mai in campo, si parla di lui ma è irraggiungibile, addirittura si parla con lui (come visto nella scorsa puntata) ma non risponde.

Nella scena in questione, scandita dalle note di You're My Thrill di Billie Holiday (brano molto legato a Watchmen, apparso originariamente nel fumetto di Moore e poi ripreso nel film di Zack Snyder) si arriva perfino a citare "il suo Verbo" (il dialogo sui miracoli termodinamici, che addirittura nel corso dell'episodio influenzeranno una risposta di Angela, un personaggio che non ha mai avuto a che fare con Dottor Manhattan), una trovata narrativa letteralmente più unica che rara che rende la presenza di un personaggio mai apparso a schermo sia ingombrante che intangibile.

L'orologiaio

La definizione di puntata di passaggio nell'epoca dei social in cui tutti possono giudicare sbrigativamente a colpi di click e commenti ha assunto quasi un'accezione negativa, come se per il pubblico del binge-watching che vuole tutto e subito non fosse narrativamente necessaria allo sviluppo di un racconto e dei suoi personaggi: ovviamente così non è e If You Don't Like My Story, Write Your Own, oltre a reggere senza problemi il confronto con i precedenti tre appuntamenti settimanali, ci regala anche alcune delle immagini più belle partorite dalla serie fantascientifica di HBO.

Sicuramente la più esilarante, innanzitutto, è quella che sancisce l'esordio del misterioso e geniale vigilante-lubrificato che Sister Night incontra casualmente dando vita ad uno degli inseguimenti più folli e spassosi mai concepiti risolti con una trovata a dir poco indimenticabile; al contrario, l'abisso di oscurità raggiunto nelle scene dedicate a Ozymandias tocca profondità inesplorate, trapiantando la storia in ambientazioni da horror gotico puro.
Che l'uomo più intelligente del mondo fosse diventato lo scienziato pazzo più intelligente del mondo lo si poteva intuire anche nel primo atto di Watchmen. Ma che l'inizio di questo secondo atto ce lo presenti come un coltivatore di feti armato di acceleratori di crescita dal design incredibilmente cyberpunk che paiono usciti un po' dal Metropolis di Rintan e un po' dal Mary Shelley's Frankenstein di Kenneth Branagh, è un dettaglio a dir poco agghiacciante.

Neanche il tempo di riprenderci dallo shock del come sia in grado di creare il suo esercito personale di cloni-servitori, che l'episodio ci rivela anche quale sia il suo obiettivo più immediato: un wormhole è stato piazzato nel cielo immediatamente sopra la proprietà in cui è confinato, e da angelo decaduto intrappolato all'Inferno qual è, vuole usarlo per ... fuggire? Raggiungere Dio? Per il momento la questione rimane aperta.