Watchmen 1x07 Recensione: Pulp Science-Fiction

Dopo la lunga digressione della puntata precedente, Watchmen avanza verso il suo atto finale con una forte impennata e notevoli rivelazioni.

Watchmen 1x07 Recensione: Pulp Science-Fiction
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Dopo aver lasciato quell'impronta soul e in bianco e nero nella storia della televisione che vi abbiamo raccontato nella recensione di Watchmen 1x06, l'ultimo episodio di Watchmen andato in onda la settimana scorsa, Damon Lindelof dimostra di aver studiato con perfezione maniacale i ritmi della sua nuova serie. Con questo settimo capitolo, An Almost Religious Awe, fa esplodere il terzo e ultimo atto della narrazione tirando le fila di tutte le trame intessute per prepararci al gran finale. Indizio dopo indizio, l'episodio allestisce un continuo dialogo col passato, approfittando dello "slancio" temporale che l'overdose di Nostalgia ha causato alla mente di Angela, in rotta di collisione verso le sue origini: attraverso geniali dissolvenze (una fra tutte il viso della protagonista che sfuma nel soffitto di una chiesa, con gli occhi che diventano vetrate), tecnica già utilizzata ampiamente nelle scorse puntate, An Almost Religious Awe fa compiere alla serie un'accelerata potentissima, svelando - in sequenza - l'infanzia di Angela, la complicità di Jane Crawford nell'omicidio di suo marito, l'obiettivo del Settimo Cavalleria guidato dal senatore Keene, quello di Lady Trieu (e la vera natura di sua "figlia" Bian) e, ultimo ma non meno importante, la precisa ubicazione e identità di Dottor Manhattan, che evidentemente (per un motivo o per un altro, che ad oggi non ci è dato sapere) ad un certo punto della sua esistenza ha lasciato Marte per trasferirsi sulla Terra e vivere una vita di banale quotidianità nei panni di Cal Abar (Yahya Abdul-Mateen II).

La puntata, la prima che non vanta un credito in sceneggiatura di Lindelof (il copione è firmato da Stacy Osey-Kuffour e Claire Kiechel), si concentra anche sul Vietnam post-conquista da parte degli Stati Uniti e soprattutto assume tratti marcatamente pulp, con situazioni e ambientazioni che sembrano uscite da un fumetto di fantascienza anni '50-'60, discostandosi dall'oscurità dell'episodio precedente ma apparendo al tempo stesso sia scorrevole che intrigante.

Viaggio a Manhattan

Che la settima ora di Watchmen si sarebbe concentrata finalmente su Dottor Manhattan lo si può intuire fin dai suoi primissimi istanti, quando un video informativo (non sarà l'unico, dato che Lady Trieu spiegherà il trattamento anti-Nostalgia con una sorta di foglio illustrativo mnemonico sparato direttamente nel cervello della sua paziente) riassume i fatti salienti della vita di Jon Osterman. Il nome della persona che fu Dottor Manhattan tornerà utile alla fine, quando Angela lo userà per rivolgersi a suo marito, ed è il primo indizio che la sceneggiatura ci offre in questo senso.

Addirittura una delle primissime cose che possiamo notare, nella scena d'apertura ambientata durante la tragica infanzia di Angela a Saigon, è un Dottor Manhattan burattino mosso dalle stringhe di un (malvagio) burattinaio: l'immagine è un collegamento diretto al fumetto di Alan Moore ("Sono solo un burattino che può vedere i fili" è una delle frasi più celebri del Dio-blu) e l'idea che oggi Jon abbia deciso di diventare Cal (e quindi smettere di vedere i fili) è incredibilmente potente, romantica e in qualche modo giustissima per il personaggio.

Ma la rivelazione arriverà solo nell'ultima, violentissima e scioccante sequenza, meta finale di un viaggio pieno di tante altre tappe fondamentali.
Nella puntata, un montaggio eccellente continua ad intersecare i ricordi di Angela a quelli di suo nonno. Damon Lindelof, che in passato ha usato spessissimo questi rapidi flash per riflettere con uno schiocco di dita ciò che un personaggio sta pensando, è magistrale nel trovare le immagini giuste per questi tagli improvvisi, una fra tutte l'abbraccio fra Will, sua moglie e Angela, con la donna che abbiamo appena visto accasciarsi a terra che in quel momento è sia moglie che nonna, anche se è stata entrambe per poco tempo.

Un'altra potrebbe essere quella con Angela bambina, definitivamente sola, ferma in primissimo piano con un murales di Dottor Manhattan (sfregiato con una scritta rossa che lo definisce assassino) che si staglia alle sue spalle: certo non sappiamo ancora cosa abbia spinto Jon ad assumere forma umana, perché abbia scelto proprio Angela per questa sua nuova esistenza e quando esattamente i due si siano incontrati, ma ci sono ancora due puntate per scoprirlo.

L'oscurità del mero esistere

Pulp, dicevamo: come definire altrimenti divani-trappola, porte segrete che nascondono elefanti donatori di midollo spinale, bambine clonate con ricordi di vecchie defunte e grossi macchinari di metallo costruiti per imprigionare divinità immortali?

An Almost Religious Awe è stravagante ed eccentrico come i comportamenti di Ozymandias, anche se all'arrivo dei titoli di coda il personaggio di Jeremy Irons e il suo misterioso piano sono gli unici punti rimasti ancora irrisolti: finora l'assassino del Comico è rimasto totalmente avulso dal resto della trama, e dalla sua unica scena in questa puntata possiamo capire che si trova anche completamente fuori dal tempo, in quanto ci viene fatto capire che sono passati trecentosessantacinque giorni dal tentativo di evasione che lo ha portato su una delle lune di Giove.

Ma il fatto che Lady Trieu, parlando di suo padre, faccia intendere che "molto presto arriverà", e data la straordinaria intelligenza della giovane scienziata, è probabile che i due siano imparentati in qualche modo e che Ozymandias sappia esattamente ciò che sta facendo, e che ciò che sta facendo faccia tutto parte delle sue macchinazioni: il primo piano finale su Adrian Veidt mostra un dolore che forse lui stesso si sta auto-infliggendo nella monotona esistenza di questo terribile purgatorio in cui è stato esiliato (da chi?), ma del resto l'intera serie è impostata sul rapporto fra uomo e Dio ed è improbabile che, prima della fine, non vedremo un (ri)incontro fra lui e Manhattan.

Chi non abbiamo visto affatto invece è Glass, dato che la puntata ha aggirato il cliffhanger dell'episodio cinque Little Fear of Nothing decidendo di non mostrarci la sua continuazione ma soltanto le sue conseguenze (tutti i Rorschach mandati ad uccidere Wade sono stati uccisi da Wade, una soluzione un po' furba ma evidentemente congeniale), quindi è lecito domandarsi dove si trovi: il dettaglio della maschera sparita di uno solo dei Rorschach mandati ad ucciderlo può spingerci a credere che si sia infiltrato nell'organizzazione, e che forse stia sorvegliando Angela? O sta sorvegliando chi sorveglia Angela? È lui che sorveglia i sorveglianti? Il fatto che alcuni membri del Settimo Cavalleria siano appostati fuori da casa Abar ci spinge a credere che Keene e i suoi uomini sappiano che Manhattan si nasconde dentro Cal, ma ora come ora fare supposizioni è alquanto complesso e inutile: siamo totalmente impreparati a ciò che questa imprevedibile serie ha in serbo nei suoi ultimi capitoli.