X-Files: 7 episodi indimenticabili della serie originale

Mentre va ora in onda la nuova stagione, ripercorriamo la storia della serie con alcune delle puntate più significative del periodo originale.

X-Files: 7 episodi indimenticabili della serie originale
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Da un mese va in onda l'undicesima stagione di X-Files, la celebre serie di fantascienza che nel 1993 lanciò le carriere di David Duchovny, Gillian Anderson e Chris Carter. Un autentico fenomeno popolare che, nella sua incarnazione originale, giunse al termine nella primavera del 2002 dopo nove stagioni, più un lungometraggio uscito in sala tra la quinta e la sesta annata. Da due anni è in corso il revival, un'operazione dal futuro incerto adesso che è ufficiale l'addio di Gillian Anderson al ruolo di Scully, e le reazioni sono state meno entusiaste rispetto al ciclo classico, che vogliamo ricordare qui tramite alcuni episodi emblematici, in ordine di messa in onda.

Ricomparsa (stagione 1, episodio 4)

La trama orizzontale legata al complotto extraterrestre è sempre stata un elemento controverso della serie, soprattutto nelle annate più tardive quando è diventato palese che Carter e i suoi collaboratori se la inventavano di sana pianta (la sesta stagione contiene una parziale chiusura della storyline proprio per semplificare la progressione narrativa dello show). Nelle prime stagioni era però una componente abbastanza forte, grazie a personaggi carismatici come l'informatore Gola Profonda e un'attenzione speciale all'evoluzione psicologica di Mulder e Scully. Questa puntata è molto significativa da quel punto di vista poiché viene introdotto il motivo per cui Mulder è ossessionato dall'esistenza di entità aliene: esse sarebbero responsabili della scomparsa misteriosa di sua sorella Samantha, e lui rifiuta di accettare l'ipotesi che lei non torni più. Memorabile anche il debutto parlato - l'avevamo già vista sotto forma di poster - della frase che riassume la filosofia del protagonista: "Voglio crederci".

Previsioni (stagione 3, episodio 4)

Nel corso degli anni lo show ha avuto diverse guest star di alto livello, tra cui il premio Oscar Jodie Foster che prestò la voce a un malefico tatuaggio. Tra gli ospiti più memorabili c'è il compianto Peter Boyle, vincitore di un Emmy nei panni di Clyde Bruckman, uomo dotato di capacità precognitive e già consapevole della propria morte imminente, che lui aspetta serenamente mentre assiste Mulder e Scully in un'indagine. Raro esempio di episodio dove i doni paranormali non sono in mano a personaggi maligni, e una delle vette emotive della serie al suo meglio.

Dov'è la verità? (stagione 3, episodio 20)

Noto soprattutto con il suo titolo originale, Jose Chung's From Outer Space, l'episodio è incentrato sull'omonimo personaggio, tramite il quale Carter fa una raffinata ed esilarante operazione di decostruzione del mito di X-Files. Inconcepibile nel primo anno di vita dello show, questo racconto mostra quanto la serie si fosse già affermata, dando agli autori la possibilità di andare oltre qualunque limite ipotetico e inaugurando un filone di puntate autoironiche che continua ancora oggi e ha influenzato in modo palese la scrittura di diversi episodi di Supernatural. Chung fu poi ripescato, con esiti leggermente meno felici, per l'altra serie paranormale di Carter, Millennium.

I segreti del Fumatore (stagione 4, episodio 7)

Talvolta i protagonisti si prendevano delle piccole vacanze, a seconda di varie esigenze produttive (l'esempio più lampante è il film, le cui riprese costrinsero gli autori a inventare degli episodi in cui appariva solo uno dei due personaggi principali, o addirittura nessuno dei due). Tra questi racconti "fuori formato" è particolarmente degno di nota quello che svela - in teoria, poiché i dubbi abbondano - il passato del Fumatore, antagonista principale della serie. Inizialmente concepito come una comparsa, il suo ruolo fu gradualmente ampliato quando Carter si rese conto del talento e del curriculum dell'attore canadese William B. Davis, e questo episodio conferma definitivamente, tra teorie complottiste e citazioni ironiche di Forrest Gump, il suo posto di rilievo all'interno della mitologia della serie.

Prometeo Post-Moderno (stagione 5, episodio 5)

Non capita spesso che la fantascienza venga notata in sede di Emmy, candidature tecniche escluse. Tra le eccezioni notevoli c'è la doppia nomination di Carter come sceneggiatore e regista di questo episodio strepitoso che è un evidente omaggio al Frankenstein di Mary Shelley, al celebre adattamento cinematografico di James Whale e alle atmosfere pulp di film e fumetti "di serie B". Perfettamente calibrato a livello di equilibrio tra orrore e risate, con un cattivo memorabilmente schietto: quando gli viene chiesto perché mai farebbe esperimenti di un certo tipo, risponde semplicemente "Perché posso", con tanto di tuono in sottofondo.

L'esistenza del tempo: Parte 2 (stagione 7, episodio 11)

Il titolo originale dell'episodio, Closure, è la scelta perfetta per ciò che, per lo meno sul piano spirituale ed emotivo, poteva essere il vero finale di serie di X-Files: è qui, infatti, nella seconda parte di una storia tragica su bambini scomparsi e misteriose entità che ne alleviano le sofferenze, che scopriamo la verità inconfutabile sul destino di Samantha Mulder, svelato in una sequenza che ancora oggi colpisce dritto al cuore. Un viaggio onirico straziante ma anche catartico, che Mulder commenta nell'unico modo possibile: "Sto bene. Sono libero." Resta solo da sperare che questo sviluppo non sia mai oggetto di un retcon, come accaduto con altri eventi dello show.

Hollywood A.D. (stagione 7, episodio 19)

Avevamo già accennato al filone delle puntate autoironiche, che raggiunge il proprio apice in questo episodio scritto e diretto da David Duchovny: le indagini di Mulder e Scully arriveranno al cinema, e i due agenti si ritrovano a fare da consulenti per gli attori chiamati a interpretarli (lei è Téa Leoni, all'epoca moglie di Duchovny). Tra siparietti comici e un minimo di lavoro serio, il sistema hollywoodiano e la mitologia dello show vengono messi alla berlina con deliziosa sagacia e simpatica cattiveria. Irresistibile soprattutto il duetto recitativo tra Duchovny e il compianto Garry Shandling, un inside joke che, anche senza la conoscenza pregressa della loro amicizia fuori dal set e precedente collaborazione, strappa tante sane risate.