X-Files: su Prime Video la serie di Chris Carter che ha cambiato la TV

Su Amazon Prime Video arrivano tutte le stagioni di X-Files, la serie cult che ha fatto la storia della TV. Siete pronti a credere ancora?

X-Files: su Prime Video la serie di Chris Carter che ha cambiato la TV
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Nei primi anni Novanta la serialità televisiva era molto lontana da quella che conosciamo oggi. Non solo lo streaming era un'utopia, ma, incredibile a dirsi, il concetto stesso di streaming era di per sé fantascientifico; un'ottica che probabilmente al giorno d'oggi risulta molto ostica per lo spettatore abituato a tutto e subito e alle sterminate possibilità che offre una buona connessione a banda larga. Erano anni nei quali il predominio seriale si giocava esclusivamente sullo share televisivo, la cadenza degli episodi era settimanale e il binge watching era una primordiale maratona da nerd e fan sfegatati, che macinavano VHS, magari registrate personalmente nei propri videoregistratori.

Proprio in quegli anni nasceva e spopolava un fenomeno destinato a far parlare di sé nei decenni a venire; un'innovativa serie tv che fondeva la scienza con il paranormale, tessendo una trama fitta di complotti e di chiaroscuri. Quella serie si chiamava X-Files ed era destinata a cambiare per sempre la storia della televisione. Lo show creato da Chris Carter rappresenta infatti una delle nostalgiche novità Amazon di luglio. Il catalogo Prime Video si arricchisce così di vere e proprie eccellenze in campo serial, che non vediamo l'ora di esplorare insieme a voi nei prossimi giorni. Per ora seguiteci alla riscoperta delle avventure degli agenti Mulder e Scully.

La tv di genere. Quella bella.

Era il 29 giugno 1994 e sulla rete ammiraglia Mediaset andava in onda la prima puntata di X-Files, la cui prima stagione venne trasmessa - come da consuetudine nostrana - distruggendo l'ortodossia della messa in onda originale, per esempio cambiando l'ordine degli episodi, ma questa è un'altra storia che un giorno andrà raccontata. Erano passati pochi anni da Twin Peaks e il pubblico di tutto il mondo poteva consolidare la propria passione per la tv di genere con una serie che terrorizzava, incuriosiva e metteva in discussione gli elementi della nostra quotidianità. Portando all'ennesima potenza la grammatica che aveva fatto la fortuna dell'opera di Lynch e Frost e prima ancora di The Twilight Zone, Chris Carter con X-Files rafforzò di fatto l'identità delle serie di genere a livello mondiale.

L'interesse per la fantascienza e gli alieni non era certo nuovo all'epoca, ma X-Files faceva leva anche su una narrativa complottista e su presunte ricerche non propriamente ortodosse che venivano svolte nel mondo. La stessa premessa della serie - una branca dell'FBI che si occupa esclusivamente di indagare i fenomeni paranormali - era un'idea alquanto affascinante all'epoca, perché fantasticava sul coinvolgimento dei governi a livello mondiale, gettando aloni di mistero conditi con presunte verità su leggende popolari declinate in chiave sci-fi e horror.

La struttura di X-Files ricalca gli stilemi dell'epoca, con una forte tendenza alla narrazione verticale - con la vicenda relativa al mostro della settimana, per intenderci - contaminata da una linea orizzontale per nulla scontata che si dipana in maniera a tratti subdola nel corso degli episodi e che riguarda la cospirazione governativa e i tentativi di nascondere la verità. L'elemento cospirativo era di per sé innovativo all'epoca e avrebbe condizionato molti show a venire, come Mr. Robot, 24 e Homeland, per fare solo qualche nome. In X-Files impariamo presto che non possiamo fidarci di nessuno e se oggi può sembrare una cosa quasi scontata in show di un determinato genere, lo dobbiamo in gran parte alla creatura di Chris Carter.

Di fatto X-Files ha cercato di riformulare una mitologia moderna appropriandosi di contenuti preesistenti e rielaborandoli, in un'epoca che stava vivendo un'evoluzione tecnologica senza precedenti nella storia, creando un'antologia di trame fantascientifiche e dell'orrore che sopravvivono tutt'ora al peso degli anni e che hanno dato vita a scarse imitazioni e a geniali parodie, oltre ad alimentare a loro volta altre pietre miliari della serialità di genere, come Buffy, Supernatural e Fringe.

Agenti Mulder e Scully... FBI!

Se il genere identifica senza ombra di dubbio la creatura di Chris Carter, non possiamo fare a meno di parlare del secondo elemento vincente di questa serie: i protagonisti. David Duchovny e Gillian Anderson sono i volti iconici degli agenti Fox Mulder e Dana Scully, diventati negli anni la coppia investigativa per eccellenza, quando la situazione vira sul paranormale e su eventi al di fuori dell'ordinario. Il rispetto l'uno per l'altra è il collante che li unisce nel corso degli episodi; un legame dovuto all'inossidabile chimica tra i due protagonisti.

Mulder e Scully sono una coppia di amici e colleghi che fa di tutto per sostenersi a vicenda, in una parità di genere per nulla scontata all'epoca; una relazione lavorativa che non deborda mai dal platonico, sebbene l'incedere delle stagioni abbia più volte minacciato di premere l'acceleratore sulla componente romance. All'inizio Mulder e Scully sono due facce della stessa medaglia.

Mulder ha una profonda ferita del passato, rappresentata dal rapimento della sorella da parte degli alieni, e crede fermamente che ci sia qualcosa là fuori - l'iconico poster "I Want to Believe" nell'ufficio di Mulder ne è l'espressione scenografica. Scully è invece l'elemento razionale, che cerca una spiegazione in ogni cosa, rifiutandosi di cedere all'inspiegabile. Col tempo questi due caratteri si compenseranno, creando quell'alchimia che abbiamo discusso pocanzi.

Ma è importante non dimenticare quanto il personaggio di Scully non sia scontato nella sua essenza. Una donna che è razionalità pura e che non rappresenta il classico sex symbol accalappia-ascolti presente in altre serie. Il personaggio interpretato da Gillian Anderson ha il proprio passato, le proprie credenze e il proprio scopo, così come Mulder. Il suo è un ruolo attivo, alla pari di quello di Duchovny, ed è stato fonte d'ispirazione non solo per molti altri show, ma anche per molte donne che, vivendo le gesta di Scully, hanno deciso di intraprendere una carriera nelle discipline scientifico-tecnologiche. Insomma, ad X-Files va il merito di aver sdoganato una visione della donna a tutto tondo e di aver restituito una naturale luce ed importanza al suo ruolo, non più relegato agli stereotipi che ne imbavagliavano lo sviluppo nelle serie televisive.

Una palestra per il futuro

X-Files è stato anche la palestra di molti autori che sono riusciti col tempo a scalare le vette del piccolo schermo, basti pensare a Vince Gilligan, il creatore di Breaking Bad e Better Call Saul, che è stato sceneggiatore di una trentina di episodi della serie, regista di due e che proprio sul set di X-Files ha conosciuto Brian Cranston, l'attore che avrebbe poi dato il volto a Walter White. Alcune atmosfere di queste serie sono eredi dirette dell'opera di Carter, nonostante la disparità di genere.

Ma Gilligan non è il solo ad essersi fatto i muscoli nella palestra di X-Files, anche Howard Gordon ha seguito il medesimo percorso, diventando prima showrunner di 24 e poi creatore di Homeland, non a caso con Alex Gansa, altra penna della serie di Carter. In tutte queste serie aleggiano i fantasmi di Mulder e Scully e il clima di paranoia e cospirazione che permea X-Files.

Il fandom all'alba di internet

X-Files è stato di fatto tra i primissimi show a sfruttare le potenzialità della neonata internet per creare un punto di ritrovo per i fan. La messagge board della serie ha accolto per anni i messaggi - e lo spam - degli appassionati, che si ritrovavano per discutere le teorie presentate nella serie o per esprimere semplicemente la loro soddisfazione per un determinato episodio. L'importanza di questa comunity non è mai stata sottovalutata da Carter, al punto che nella nona stagione ha voluto inserire un easter egg molto apprezzato.

L'iconica e indimenticabile opening di X-Files - una delle più azzeccate della storia della tv, con la sua capacità di stabilire il mood dello show e la sua natura in pochi secondi - prevedeva ad un certo punto una lista di informatori dell'FBI in grafica e, nella nona stagione, i nomi di questi informatori sono proprio quelli di alcuni membri della community selezionati a caso per ogni episodio.

Al di là di questa simpatica e pionieristica curiosità, che fa però ben capire la lungimiranza dell'epoca - quanti avrebbero voluto una cosa simile in Mr. Robot, per esempio? - il concetto fondamentale rimane il fatto di aver sfruttato una particolare congiunzione astrale e tecnologica che ha permesso l'esplosione del fandom all'alba del World Wide Web, con numerosi siti e forum dedicati alle avventure di Mulder e Scully e gestiti da fedelissimi adepti dello show. Una potenzialità che sarebbe poi dilagata a livello globale nel corso degli anni con altre serie, fino a raggiungere l'apice nei primi anni Duemila.

Oggi X-Files approda proprio su quelle piattaforme streaming che erano la vera fantascienza dell'epoca e il nostro consiglio è quello di non perderlo ad ogni costo, perché dopo nove stagioni, due film e due revival, resta il fatto che X-Files è una delle pietre miliari sulle quali poggia la serialità televisiva contemporanea e che all'interno dei suoi episodi c'è sicuramente ancora qualcosa che stimolerà nuovi autori a creare le proprie opere, dopo aver portato milioni di persone a sognare l'indicibile e a voler credere che la verità fosse davvero là fuori.