X-Men The Animated Series: uno show da riscoprire

In attesa di X-Men '97, volgiamo lo sguardo al passato e ricordiamo l'iconica serie animata sui mutanti Marvel

X-Men The Animated Series: uno show da riscoprire
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Il San Diego Comic-Con 2022 ha ribadito a tutta l'industria cinematografica e agli appassionati la potenza produttiva dei Marvel Studios. In attesa di comprendere se il futuro del Marvel Cinematic Universe soddisferà le aspettative e quali saranno i progetti che mancano all'appello nella Fase 6, gli ultimi annunci fatti da Kevin Feige hanno generato un grandissimo hype attorno alla nuova Saga del Multiverso. Ma, parallelamente ai titoli canon, un altro percorso fuori continuity stuzzica non poco: il giorno prima della presentazione della rinascita di Matt Murdock in Daredevil Born Again e di due nuovi film sugli Avengers, il ramo dedicato all'animazione ha mostrato qualcosa in più di due prodotti che hanno, fin dagli annunci negli scorsi mesi, attirato l'attenzione.

Vi abbiamo già parlato del potenziale di Spider-Man Freshmen Year e di quanto si prospetti interessante questo show. Di un altro titolo, però, sappiamo molto di più, non essendo in realtà una vera e propria novità. Parliamo del revival della serie animata sui Mutanti, X-Men '97, che sembra proprio essere la diretta continuazione di ciò che si è visto negli anni Novanta in X-Men: The Animated Series. A distanza di decenni e in attesa di novità, volgiamo indietro lo sguardo e riscopriamo gli elementi ancora attuali, ma anche cosa funzionava meno, nello show animato attualmente disponibile nel catalogo di Disney+.

Un mix vincente

Poche produzioni animate hanno influenzato la cultura pop come la serie animata dedicata ai mutanti (l'unica vera grande rivale fu Batman TAS di Bruce Timm, per certi versi superiore). Andata in onda per cinque stagioni dal 1992, è ancora oggi uno degli adattamenti più appassionanti, fedeli e maturi che si siano visti.

Basterebbe citare l'iconica sigla ancora impressa nelle menti di molti, come la citazione nell'ultimo episodio di Ms Marvel ha ricordato. X-Men: The Animated Series è da ricordare non solo per esser stata l'apripista per numerosi prodotti seriali animati dedicati ai supereroi, ma soprattutto per la capacità di creare una più che riuscita commistione tra argomenti spigolosi e divertimento per i più piccoli - ciò che invece, ai giorni nostri, non sembra riuscire altrettanto bene ai Marvel Studios. Non sono mai mancate le battute e i momenti umoristici, alcuni di essi diventati tali nel tempo grazie alla trasformazione in meme di successo: tra questi, la celeberrima scena in cui Wolverine a letto fissa la foto incorniciata (presente nella puntata Weapon X, Lies and Videotape, che già dal titolo parodiava Sesso, bugie e videotape di Steven Soderbergh).

Parallelamente, uno dei punti di forza dell'opera era il modo in cui temi come il divorzio, la morte, la religione e la discriminazione (si vedano gli insegnamenti legati all'uguaglianza, alla non violenza e le lotte politiche di Bestia), nutrivano le trame degli episodi, non appesantendone mai la visione e permettendo alla produzione di spingersi in territori poco esplorati, non avendo paura di rendere le donne più forti degli uomini, aspetto non così comune all'epoca, o di far riflettere sul senso e la presenza di Dio. E questi elementi, che secondo alcuni dirigenti della Fox avrebbero portato al fallimento il progetto ritenendoli troppo oscuri e complessi per i bambini, sono diventati in grado di stabilire una diversa relazione, più profonda, con lo spettatore, risultando vincenti.

Uno per tutti, tutti per uno

X-Men: The Animated Series ha colpito maggiormente quando è riuscita a restituire ciò che era alla base delle storie a fumetti: i mutanti come una famiglia, non di sangue ma riuniti dalla loro alterità e pronti, per questo, a proteggersi.

E come ogni racconto corale che si rispetti, non ha mai sminuito o messo da parte troppo a lungo nessuno dei personaggi e delle rispettive (tantissime!) storyline, a volte separandole dagli eventi principali o distribuendole in più episodi, esempio di un trattamento della narrazione seriale maturo e difficile da trovare negli show televisivi, animati e non, di inizio anni Novanta. Erano i legami a contare, le relazioni tra membri del team così come quelle con i tantissimi nemici presenti - si veda a proposito la scrittura del rapporto tra Xavier e Magneto. E tanti furono i volti meno noti a meritare il giusto spazio, da Jubilee a Gambit, quest'ultimo molto spesso più carismatico e affascinante di colleghi dai nomi più altisonanti come Wolverine e Ciclope. A vantaggio dei protagonisti, poi, un cast vocale originale che ne valorizzava gli espetti caratteriali e fisici. La formazione era ricchissima e il numero delle voci aumentava di stagione in stagione ma, almeno inizialmente, sembrava - ed oggi ci sembra così assurdo - aver messo da parte Jean, Xavier e Bestia (difatti dietro le sbarre nei primi episodi), considerati secondari. Col tempo è risultato difficile raccontarne la storia senza il loro mentore e un personaggio come Jean Grey, capace di generare uno dei più coinvolgenti triangoli amorosi del fumetto supereroistico: quello tra quest'ultima, Wolverine e Ciclope, che trova in questa trasposizione un livello di intensità emotiva e drammatica notevole.

E sempre in relazione a Jean, la serie tocca una delle vette più alte con un arco narrativo intricato e memorabile: dopo due stagioni in cui i caratteri vengono ben delineati, la terza ci mostra uno degli eventi più importanti della storia Marvel, la Saga di Fenice Nera - sviluppata non filologicamente ma decisamente meglio di come verrà poi fatto sia in Conflitto finale che in Dark Phoenix (e lo stesso possiamo dire di Apocalisse). Ma non solo protagonisti e villain: le puntate erano, infatti, costellate di presenze note come Deadpool, Doctor Strange, Spider-Man e gli Avengers, aprendo a curiosi crossover che hanno dato vita a nuovi progetti, oltre che ad aver fatto scoprire agli spettatori l vastità del roaster della Casa delle Idee.

Il prodotto però, visto nel 2022, a prescindere dai temi e dall'attenzione ai personaggi e alla fedeltà alle storie originali, può rischiare di allontanare per il livello qualitativo dell'animazione che sembra non essere invecchiato così bene. Specie guardando l'ultima stagione, per la quale fu drasticamente ridotto il budget a disposizione e che non gode neanche di una sceneggiatura così brillante, è facile trovare grossolane sviste e difetti.

Pur godendo di un design perfetto per il periodo, il 2D dello show era spesso rifinito grossolanamente, tra una scena e l'altra alcune animazioni sembravano mancare di fluidità e omogeneità e anche le anatomie non riuscivano a stabilizzarsi per più di qualche secondo. Un'animazione quasi tecnicamente stilizzata che restituisce l'effetto del fumetto e che va contestualizzata al prodotto televisivo e non al cinema, ma che è probabilmente uno dei punti a sfavore di una serie che, a prescindere da ciò, resta comunque un piccolo cult a cui dare una seconda chance.