Obi-Wan Kenobi, perché il Codice Jedi l'ha reso un maestro crudele e sadico?

Obi-Wan Kenobi, perché il Codice Jedi l'ha reso un maestro crudele e sadico?
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Girano voci di cambiamento negli alti ranghi della Lucasfilm. Una nuova trilogia cinematografica che riparta dalla rifondazione dell'Ordine Jedi secondo principi meno conservatori e inflessibili, visti i guasti cui hanno portato. Ce ne siamo accorti nella reinterpretazione di Luke Skywalker, ma potrebbe valere anche per Obi-Wan Kenobi.

Con il loro personaggio che si prepara a uno standalone a lui dedicato per piccolo schermo – dopo il fallimento delle Star Wars Stories, da che era stato pensato come film – Alec Guinnes prima e Ewan McGregor, è proprio il caso di dirlo, hanno interpretato uno dei Jedi più stimati, rispettati e soprattutto bonari dell’Ordine Jedi. Molto scherzoso con il suo Padawan, Anakin, con il quale sviluppa quasi un rapporto paterno e molto meno inflessibile del restante Consiglio – sarà l’influenza ribelle di Qui-Gon Jinn. Per usare le parole di Anakin insomma: “È saggio come il Maestro Yoda e forte come il Maestro Windu”. Ma come tutti, soprattutto alla luce delle nuove reinterpretazioni apportate dal canone Disney, le regole del suo Ordine l’hanno reso spigoloso e alle volte – secondo l’opinione di alcuni – anche crudele.

Dopo tanto sperare la sua presenza in The Book of Boba Fett per esempio, abbiamo potuto vedere ulteriormente approfondita la critica a Luke Skywalker nei nuovi Star Wars. Le accuse di essere stato trasformato in un vecchio – ma anche in un giovane – arido ed eccessivamente severo, chiuso di mente e poco aperto alla scala di grigi: per un Jedi è tutto bianco o nero. Di tutti quelli che possano venire in mente, Obi-Wan non sembra avere lo stesso approccio: si ricorderà lo scontro con Yoda per addestrare Ani, anche se troppo grande. Ma di fronte alla serie che affronterà il suo periodo di esilio su Tatooine dopo la caduta della Repubblica e che lo rimetterà di fronte al Vader di Hayden Christensen, alcuni si sono chiesti se questa inflessibilità non avesse corrotto anche lui.

Ciò che gli si imputa maggiormente è la Battaglia di Mustafar. Attaccare il suo operato sarebbe senz’altro spingersi troppo oltre: Anakin andava fermato, su questo non c’è dubbio. Ma già un momento prima di gambizzarlo, Obi-Wan avrebbe sfruttato la sua posizione – metaforica, in termini di gradi; ma anche spaziale, “sono più in alto di te” – per provocare e quasi deridere Anakin. E una volta sconfitto, l’ha lasciato (potenzialmente) a morire nel peggiore dei modi, mangiato dalle fiamme. Sarebbe stato più umano invece – anche se, certo, non avremmo avuto una trilogia originale così – ucciderlo. Il problema è che, come spiegano i romanzi dell’Universo Espanso, lui non poteva compiere la scelta.

Il romanzo La vendetta dei Sith di Matthew Stover lo conferma: l’Ordine Jedi proibiva ai suoi adepti di uccidere un uomo disarmato, anche se per pietà. In altre parole, non è Obi-Wan a esser stato crudele, ma le imposizioni dell’Ordine a renderlo tale. Cosa che getta le premesse, appunto, per una nuova trilogia sequel sulla rifondazione dei Jedi, nella quale Grogu e il Mandaloriano dovrebbero avere un ruolo fondamentale. Voi che ne pensate? Ditecelo nei commenti!