Stranger Things, 5 cose che non hanno funzionato nella terza stagione

Stranger Things, 5 cose che non hanno funzionato nella terza stagione
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Mentre aspettiamo la prossima stagione fra mille domande, ad esempio su quanto grande sarà il salto temporale in Stranger Things 4, ci guardiamo indietro alla terza, per scoprire quali sono i punti che per alcuni fan potrebbero non aver funzionato nell'ultimo capitolo della serie dei fratelli Duffer.

5 secondo noi i difetti principali di Stranger Things 3. Il primo riguarda la decisione degli sceneggiatori di separare il gruppo di ragazzini nerd protagonista delle due season precedenti, Mike, Lucas, Dustin e Will, ai quali si era aggiunta nella prima stagione anche Undici. La banda di nerd, accaniti giocatori di Dungen & Dragons, aveva degli equilibri perfetti, quindi non c'era motivo per separarla. In Stranger Things 3, invece, vediamo Dustin che fa comunella con Steve, Robin ed Erica nel tentativo di stanare i Russi, Undici e Mike fare coppia lasciando spesso Will da solo, con Lucas preso dalla giovane Max. Ci sono, inoltre altre due linee narrative, che coinvolgono una Nancy e Jonathan alla ricerca del Mind Flayer e l'altra Hopper e Joyce che cercano indizi al laboratorio.

Un altro possibile difetto, secondo noi, riguarderebbe la decisione di focalizzarsi sulle storie d'amore. Raccontando l'adolescenza e la crescita dei protagonisti, infatti, si lascia andare la dimensione più nerd che li aveva caratterizzati nelle precedenti stagioni, per esplorare i primi amori. In particolare ci si concentra sulla storia tra Mike e Undici, che tra le prime esperienze e l'esagerata gelosia di Hopper nei confronti di Undici, non convince del tutto, soprattutto chi adolescente non lo è da un po'. Inoltre questo nuovo interessa amoroso crea un grande cambiamento in Mike e in ciò che lui vuole: il gruppo di amici non è più al centro dei suoi interessi.

Ed è proprio la reazione di Hopper a questo fidanzamento che potrebbe non essere stata gradita dal pubblico. Il personaggio tira fuori un lato permaloso e grottesco, che può infastidire. Tra l'altro la fine di Hopper al termine della stagione, proprio per le modalità con cui si verifica, ha diviso i fan, tra chi ha gradito e chi un po' meno. Ma a prescindere da questo bisogna ammettere che questo evento crea sicuramente un cliffhanger che è positivo per la serie, perché porta lo spettatore a desiderare ancora di più l'arrivo di Stranger Things 4 per capire meglio cosa è successo a Hopper.

Tra gli elementi che potrebbero non aver funzionato c'è poi sicuramente la decisione di inserire i russi. Era inevitabile che, parlando del 1985, il nemico fosse la Russia. Siamo nel periodo della Guerra Fredda, che sarebbe finita solo nel 91, quindi anche se non molto originale, è una trovata che ha senso. Tuttavia i russi vengono rappresentati dai fratelli Duffer secondo una serie di stereotipi spesso molto fastidiosi. Tanti i luoghi comuni, dalle torture adottate dagli scienziati russi agli accenti assurdi di questi ultimi, che tra le altre cose sembrerebbero accogliere il sogno americano. Pura fantascienza.

Il quinto elemento non riguarda tanto un evento accaduto nella terza stagione, quanto la serie in generale. Infatti si nota, in quest'ultima season più che mai, che il prodotto fosse destinato a non andare avanti per così tanto. Non tanto per una mancanza di storie da raccontare, quanto per la direzione che il gioiello di Netflix ha preso nel tempo. Come dichiarato da Ross Duffer, la serie era pensata per essere un prodotto limitato, e al termine della prima stagione Undici si sarebbe dovuta sacrificare per salvare il mondo, concludendo così l'arco narrativo. Ciò non è accaduto, e Stranger Things è andata avanti. Ma quello che noi oggi notiamo è proprio che la serie di Netflix è diventata un prodotto commerciale, molto più di quanto potesse esserlo nella stagione 1, e si vede. Il motivo per cui è continuata era perché un prodotto che vende deve andare avanti. Anche a costo di veder calare la sua qualità. Che, chiariamolo, resta comunque alta.