Strappare lungo i bordi, perché Zerocalcare ha doppiato tutti i personaggi?

Strappare lungo i bordi, perché Zerocalcare ha doppiato tutti i personaggi?
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Ha già l'aura del cult - o meglio, dell'instant cult - il debutto di Zerocalcare sul piccolo schermo targato Netflix: Strappare lungo i bordi. E come per tutti i cult, già si vuole conoscere tutti i retroscena e le scelte narrative fatte dal fumettista, in questa semi-adorazione in cui è avvolto: su tutte, l'atipico doppiaggio.

È uscita da pochissimi giorni Strappare lungo i bordi, la prima serie "ufficiale" di Michele Rech, in arte Zerocalcare, fumettista e voce a lungo inascoltata - ora invece fin troppo, per fortuna - dei disagi e le insicurezze di un'intera generazione e di quelle successive. Tanto è stato il successo, che ha fatto schizzare il titolo in testa alla Top 10 serie di Netflix Italia, che già si vocifera di una seconda stagione per Strappare lungo i bordi.

Regalando una progressione emotiva perfettamente graduale ma piacevolmente - e assolutamente - inaspettata, Zerocalcare ha conquistato le risate fino alle lacrime e le lacrime senza risate di tutto il pubblico nostrano e non solo - visto che qualche testata estera particolarmente attenta già lo consiglia come uno dei migliori ritrovati degli ultimi tempi, sul catalogo della Grande N.

Contro i timori di chi lo vedeva già snaturato dalle imposizioni del gigante dello streaming, Zerocalcare ha mantenuto quello stile personalissimo, frenetico ma comprensibile a tutti, che l'ha contraddistinto negli ultimi dieci anni come nei fumetti così nelle poche, uniche sperimentazioni animate che sono alla radice poi di questo prodotto più strutturato.

Ci riferiamo ovviamente a Rebibbia Quarantine, miniserie a puntate che ci ha intrattenuto per gran parte dei lunghi lockdown da Covid-19, strappandoci un sorriso su tutte le quelle drammatiche e stressanti azioni e idiosincrasie che ci hanno accompagnato durante tutta la pandemia. Caratteristica peculiare di quel prodotto, fra le tante, fu la scelta di Zerocalcare di doppiare - modificandone ogni volta la voce - tutti i personaggi coinvolti, cosa che ha riproposto nella serie Netflix - a eccezione dell'Armadillo, doppiato da Valerio Mastandrea. Ma quali sono le ragioni alla base?

In una nostra recente intervista a Zerocalcare maturata nell'ambito della Festa del Cinema di Roma, il fumettista ha così spiegato: "Questa cosa è iniziata quando ho cominciato a fare le cose da solo [con Rebibbia Quarantine]. Facevo tutto a casa registrando col cellulare. Poi in realtà l’ho mantenuta perché mi piaceva l’idea che questa serie fosse percepita come qualcuno che ti sta raccontando una cosa. Quindi non come se si stesse vedendo una situazione di cui si è spettatori esterni, ma è come stare seduti di fronte al tavolo con qualcuno che ti sta raccontando la vicenda e lo fa tutto con la sua voce”.

Non si tratterebbe quindi di un semplice esercizio di stile, che una volta piaciuto al pubblico si è limitato a riproporre invariato. Ma di un'operazione ragionata volta - come si comprenderà verso fine serie - a costruire una cornice in cui è proprio Zerocalcare a raccontare la storia, in retrospettiva, come in un gigantesco flusso di voci e di pensieri. Cos'altro dire, se non che è l'ennesima dimostrazione che ci troviamo al cospetto di n genio? Voi cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti!