Strappare lungo i bordi, il romanesco è difficile? Ecco altre 5 serie in dialetto stretto

Strappare lungo i bordi, il romanesco è difficile? Ecco altre 5 serie in dialetto stretto
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Poche serie su Netflix possono vantarsi di aver sortito, in Italia, un successo equivalente a Strappare lungo i bordi. Nonostante la promozione unanime di pubblico ed esperti del settore, non è mancata qualche critica (forse superflua) al dialetto romanesco. Ma quella di Zerocalcare non è la prima serie a usarlo e sulle altre non si è mai opinato.

Da quando è uscita su Netflix la serie Strappare lungo i bordi, sono davvero poche le voci che si sono dette scontente del lavoro di Zerocalcare. Tanto che in molti scommettono su un rinnovo quasi sicuro di Strappare lungo i bordi, in vista di una seconda stagione. Tuttavia, i pochi puntigliosi che hanno avuto qualcosa da ridire si sono concentrati, alla fin fine, solo sulla (parziale) incomprensibilità del dialetto romanesco adottato da Zero per tutti i personaggi.

Diciamo parziale, perché se alcune parti dovessero risultare biascicate, nulla vieta di usare i sottotitoli per farsi guidare nella narrazione. Insomma, per “capire” la serie basta davvero poco: semmai può risultare utile dare uno sguardo ai fumetti che hanno ispirato Strappare lungo i bordi. Sono altre, invece, le serie (acclamatissime) che ben prima di Zero hanno adottato questa scelta. Eccone alcune.

Romanzo criminale: Una delle prime ad adottare il romanaccio proprio per dare maggiore credibilità e caratterizzazione ai protagonisti, la storica serie è ispirata all’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo e segue all’adattamento cinematografico del 2005 diretto da Michele Placido. Nella Roma degli Anni ’70, un gruppo di amici (Libanese, Freddo, Dandi) cerca di farsi strada nella criminalità romana. Segneranno la nascita della Banda della Magliana.

Gomorra: Anche questa, come non citarla per quanto riguarda invece il dialetto campano – qui anche più spinto e incomprensibile? Fu nuovamente una scelta a tavolino fatta dagli autori, praticamente irremovibili su questo, per calare perfettamente i personaggi nel loro contesto. Riassumerne la trama è impossibile, probabilmente è già conosciuta da tutti, ma per i pochi che non l’hanno ancora vista vi segnaliamo che sta andando in onda proprio in questi giorni la quinta e ultima stagione di Gomorra.

Suburra: Torniamo al dialetto romanesco con una serie nuovamente tratta da un romanzo di De Cataldo e dal film omonimo del 2015. Protagonisti sono Aureliano, Spadino e Gabriele, tre ragazzi di provenienze completamente diverse che, nella Roma più moderna, cercano di farsi strada nelle maglie del potere, fra sacro e profano. Per chi critica Zero, sappia che Alessandro Borghi biascica pesantemente (e volutamente).

Mare Fuori: Serie RAI di recente produzione – siamo solo alla seconda stagione – è ambientata in un istituto minorile su un isolotto nei pressi di Napoli. Elogiata per il suo realismo, lo ottiene anche qui al prezzo di diversi dialoghi (quasi) incomprensibili, in linea con le personalità dei ragazzi detenuti.

L’Amica Geniale: Ambientata nella Napoli degli Anni ’50, racconta l’amiciazia di due bambine di estrazioni sociali diametralmente opposte. Il pesante dialetto da scugnizza adottato da Ludovica Nasti intende rispolverare, assieme a molti altri dettagli, la tradizione del Neorealismo.

Avete visto queste serie? Cosa ne pensate delle critiche a Zerocalcare? Parliamone nei commenti!