The Book of Boba Fett, com'è stato realizzato Luke Skywalker?

The Book of Boba Fett, com'è stato realizzato Luke Skywalker?
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Ha quasi dell'inquietante la somiglianza con cui la produzione di The Book of Boba Fett è riuscita a ricreare il volto e la voce di Luke Skywalker nell'ultimo episodio trasmesso. Ci è riuscita affidandosi solo a programmi computerizzati, migliorando di molto il deepfake nella seconda stagione di The Mandalorian: il come ha dell'incredibile.

Domani è il grande giorno che vedrà la fine di una serie non accolta al suo massimo, ma che grazie al ritorno di uno storico personaggio in The Book of Boba Fett è riuscita a risollevarsi notevolmente. Secondo altri invece, il link ricreato con il sotto-franchise di The Mandalorian ha finito per svilire definitivamente The Book of Boba Fett. Ai posteri l’ardua sentenza. Sia come sia, il penultimo episodio di stagione ha scombussolato non pochi spettatori, giocandosi la carta dei camei in vista dell’esplosivo finale di stagione di The Book of Boba Fett.

Fra i tanti ritorni, è stata effettivamente confermata la presenza di Luke Skywalker in The Book of Boba Fett, ricreato in modo molto più fedele e realistico rispetto al finale della seconda stagione di The Mandalorian. Non è la prima volta che Disney si appoggia alla computer grafica per ringiovanire attori invecchiati o addirittura morti da tempo. Aveva fatto discutere l’impiego del deepfake, tecnologia principale in questo campo, per riportare dalla tomba Peter Cushing nei panni dell’Ammiraglio Tarkin e ringiovanire Carrie Fisher in quelli della Principessa Leila in Rogue One: dopo la morte della seconda, il deepfake continuerà fino alla fine della nuova trilogia.

Ora, un nuovo programma chiamato Lola surclassa il deepfake per rendere Luke ancora più credibile, come spiega Richard Bluff di ILM: “Abbiamo riprodotto in modo efficace una versione non invecchiata di Mark combinando la consistenza del suo viso e anche il viso più giovane. La sfida più grande per questa sequenza è stata che non stavamo invecchiando Mark in ogni singola inquadratura e abbiamo avuto una varietà di performance su cui anche Lola ha dovuto lavorare”.

Per quanto riguarda la voce invece, anch’essa ricreata dall’originale, è intervenuto il montatore audio Matthew Wood grazie al software Respeecher: “È una rete neurale che apprende sulla base delle informazioni inserite. Abbiamo usato il materiale d’archivio del Mark dell’epoca, dai film originali e dalle trasmissioni radiofoniche che aveva realizzato a quel tempo. Sono stato in grado di ottenere registrazioni pulite, le ho inserite nel sistema e il programma ha poi sintetizzato le nuove battute con quella voce computerizzata”.

A prestare il corpo dal collo in giù, infine, l’attore Graham Hamilton: “Ricreare Luke Skywalker è stata una delle esperienze creative più magiche e appaganti della mia vita. Ringrazio molto Filoni e Favreau per avermi accolto in famiglia e tutti i geni di Star Wars e della Lucasfilm che ci ricordano il potere del mito e la profonda responsabilità degli artisti che danno vita a questi archetipi”. Una tecnologia che potrebbe tornare nuovamente utile, se si inverasse la teoria che vuole Han Solo nel finale di The Book of Boba Fett. Voi che ne pensate dei risvolti etici di queste tecnologie? Ditecelo nei commenti!