Fringe, la recensione della quarta stagione

La serie tv che ha riportato la Science Fiction ai suoi antichi fasti è arrivata alla quarta stagione: ecco la nostra analisi.

Fringe, la recensione della quarta stagione
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Nonostante una terza stagione spettacolare, caratterizzata dall'esplosione della trama, una piccola gemma tra le storie di fantascienza dell'ultimo decennio, Fringe non ha saputo conquistare il cuore dei telespettatori americani. Il risultato è stato prima, il passaggio al Venerdì, considerato l'anticamera per la cancellazione di una serie, ed infine un rating poco meno che sufficiente durante l'incredibile season finale. Per fortuna ci sono i dati dei dvr, ovvero delle persone che registrato il telefilm per guardarlo, a sollevare un pò le sorti del serial che è stato, quasi miracolosamente, confermato per una quarta stagione. Poco più di 3 milioni di spettatori a puntata sono troppo pochi per un canale come Fox, anche considerati i costi molto elevati tra cast, effetti speciali e location. Purtroppo, le prime due puntate della nuova stagione non si discostano troppo come ascolti e rating dal finale della terza, il che mantiene costantemente la spada di Damocle sugli appassionati telespettatori: vedremo almeno una quarta serie, completa, che concluda la storia dell'agente Dunam, Peter e Walter Bishop? Ricordiamo che nelle prime interviste ai produttori si era parlato di almeno 6 serie, per districare e concludere tutta la trama di questa serie.

Problema di fondo: gli ascolti.

Diciamo la verità, sono gli autori stessi che, all'inizio della prima stagione, si sono fatti del male da soli: la prima parte della stagione uno è risultata totalmente priva di una sotto trama portante, e si è basata esclusivamente sulla risoluzione di casi alla "x-files" tutti o quasi legati al lavoro di scienziato "pazzo" di Walter Bishop. Troppo banale, poco incisivo, sopratutto poco credibile. Moltissimi hanno abbandonato Fringe, prima di scoprire le sue vere qualità.
Poi l'intricata ed originale trama ha iniziato a prendere forma sotto gli occhi degli spettatori pià fedeli: con lo scontro tra i due universi, prima accennato, poi esplicito ed infine diretto e violentissimo, avvenuto durante tutta la terza stagione. Il serial quindi si è lentamente trasformato, lasciando sempre più da parte le puntate auto conclusive, spostando l'attenzione sui personaggi, le loro relazioni (tra le più criticate, ma secondo noi riuscite, la tormentata storia d'amore tra Peter e l'agente Dunam) e la lotta per salvare il nostro mondo da quello parallelo. Inutile ripetere che neppure questo ha accontentato il pubblico americano. Paradossalmente Fringe è di sicuro tra le serie più seguite in Italia dal popolo dei "subs addicted", mentre in effetti i passaggi un pò casuali sulle reti mediaset non hanno contribuito a creare un affezionato pubblico di massa.

Un inizio che non convince?

La quarta stagione inizia esattamente dove finisce la terza: la scomparsa di Peter (che ha creato un ponte stabile tra i due universi, impedendo così che si auto distruggessero a vicenda) è l'elemento caratterizzante dell'inizio di questa stagione. Talmente straniante che, all'inizio, lo spettatore farà fatica a capire cosa stia succedendo. Di sicuro le due Olivia continuano ad odiarsi e non fidarsi l'una dell'altra, ma è questo un terzo universo che stiamo guardando? Anche la nuova sigla, colore dominante arancione, sembra suggerire questa ipotesi. Broyles dell'universo B non è morto, ed ovviamente il figlio di Peter e bOlivia non è mai stato concepito. Cos'altro è cambiato? La prima puntata scorre lenta, sonnacchiosa, seguiamo l'entrata in scena di Lincoln Lee, protagonista poco incisivo nell'universo B e fin ora assente nella vita dell' Olivia originale. Il suo ingresso nella Fringe division, parte da lontano. Gli autori hanno deciso di rispolverare un nemico antico, i mutaforma dalla pelle trasparente visti nelle primissime puntate della prima serie. Sembra ripetersi l'errore iniziale: casi isolati, trama principale nascosta tra le pieghe del caso da risolvere. Ma manca Peter, manca la tensione tra i due universi ed il nuovo nemico comune sembra uscire dal nulla.
In tutto questo gli Osservatori, sembrano sempre meno capaci di trovare il loro ruolo: osservano, o incidono sugli eventi? L'agire di Settembre (il primo Osservatore di cui facciamo conoscenza in Fringe) è soggetto al libero arbitrio, come sembra, oppure prosegue su binari prestabiliti? Eppure c'è il fascino di sempre, le idee originali ed avvincenti che elevano Fringe dalla massa dei serial "normali" e che già nella seconda puntata si fanno apprezzare. Intanto Walter, lo scienziato responsabile di gran parte dei guai dei due universi, continua il suo peregrinare tra sanità mentale e genialità. Tra una spiegazione data all'inspiegabile, e la fragilità di un vecchio perduto tra i fumi delle droghe sperimentali. "I saw a man", " ho visto un uomo, un uomo nello specchio", inizia a ripetere più volte durante la prima puntata. Forse Peter esiste, è in un limbo e vuole essere salvato. Cerca il contatto con il padre, che ovviamente non lo riconosce: suo figlio è morto due volte quando era piccolo: di malattia prima, nel lago ghiacciato la seconda. Eppure visioni e voci continuano, è solo l'effetto della sua mente disturbata oppure....

Speranze per il futuro

Il ritorno di Peter, la salvezza di entrambi gli universi, la spiegazione dell'esistenza di nuovi mutaforma che non sembrano appartenere a nessuno dei due schieramenti, sono i piccoli appigli che gli sceneggiatori ci hanno lasciato in queste due puntate per credere in un futuro glorioso per Fringe. Il primo caso è appena passabile, si spiegano così anche gli ascolti mediocri che ha ottenuto, mentre il secondo è decisamente più affascinante e con pochi spunti, porta lo spettatore a volerne sapere sempre di più ed ancora.

Fringe - Stagione 4 La prima puntata della stagione non centra il bersaglio: si torna a parlare troppo del caso e poco della trama: la guerra tra universi che è la parte migliore di Fringe. Il richiamo poi al primo caso della prima serie appare poco incisivo ed un pò fine a se stesso. La puntata scorre lenta, con un senso di frustrazione dovuta alla difficoltà nel capire: ci troviamo in un terzo universo? Oppure è il primo, modificato dall'assenza di Peter? La seconda puntata, pur rimanendo concentrata sul caso da risolvere, introduce elementi nuovi, come la collaborazione tra i due universi, ed una nuova chiarezza su cosa, l'assenza di Peter, abbia determinato nella linea temporale dei due universi. Attori, location ed effetti sono sempre ai massimi livelli, e le potenzialità rimangono intatte, la trama stupenda, le idee originali per i casi e per i personaggi, così come le mille domande a cui spesso viene data una risposta razionale ma sorprendente. Speriamo vivamente che la produzione non si fermi e che gli ascolti salgano, e che alle domande sia data una risposta in stile Fringe. Nonostante l'inizio un pò sottotono, se si considera il finale della terza stagione, Fringe resta tra i serial meglio realizzati e più intriganti da seguire. Non lasciatevelo sfuggire nemmeno quest'anno.