Half season Nikita - Stagione 1

Un' assassina pentita in cerca della sua vendetta è al centro della nuova serie Nikita, che rispetto all'omonimo film risulta mediocre

Half season Nikita - Stagione 1
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In principio fu il film di Luc Besson, poi ci fu la famosa serie tv canadese, ora ci provano gli USA a portare nuovamente sullo schermo le vicende di Nikita, tenace killer in gonnella. E a questo punto la domanda nasce spontanea: ce n’era proprio bisogno? La risposta è negativa ed anzi, il progetto sembra confermare la stanchezza e la mancanza di idee degli sceneggiatori americani (non solo quelli televisivi tra l’altro) che piuttosto che pensare a qualcosa di nuovo preferiscono adagiarsi su remake, reboot e chi più ne ha più ne metta.

La trama in breve

Il soggetto è presto detto. Sei anni prima delle vicende che ci vengono mostrare, una più giovane Nikita (Maggie Q) viene assoldata come spia/assassina dalla Divisione, una organizzazione pseudo -governativa che in realtà sarebbe più corretto definire criminale. Il clima repressivo e opprimente e la presa di coscienza della giovane la portano a fuggire con in mente un solo proposito: distruggere la Divisione. Nell’impresa, condotta mettendo ogni qualvolta possibile i bastoni tra le ruote all’organizzazione, Nikita non è sola. All’interno dell’agenzia vi è infatti un’infiltrata, una giovane recluta di nome Alex (Lyndsy Fonseca) che fornisce alla nostra protagonista le informazioni necessarie per intercettare e sabotare le missioni della Divisione.

Scelte discutibili

Basta guardare un paio di puntate della serie in questione per rendersi conto di come sia né più né meno di una scopiazzatura maldestra degli altri telefilm dello stesso genere che ci hanno tenuto compagnia in questi ultimi anni. Non vi è un barlume di originalità ed anche la qualità latita. Il comparto attoriale lascia molto a desiderare, la pigra regia strizza troppo l’occhio al pubblico maschile (e dunque oltre che pigra è pure furba!) soffermandosi più del dovuto sulle avvenenti protagoniste, Alex e Nikita, alle prese rispettivamente con addestramenti e scazzottate/ inseguimenti/sparatorie. Fedeli compagne delle due donne sono apparecchiature di ultima generazione e, ovviamente, le immancabili ed innumerevoli armi che, come da copione, maneggiano alla perfezione. Se quest’ultimo dettaglio è più che comprensibile (del resto sono allenate per questo) non è invece chiaro perché Nikita, che impugni una pistola o imbracci un fucile di precisione, debba costantemente avere quell’aria ammiccante e farlo su tacchi vertiginosi vestita di tutto punto. O meglio, il perché è evidente, ma ciò non toglie che risulti fastidioso. Fatto felice dunque il pubblico maschile, la CW (canale che produce la serie) ha ben pensato di dare un contentino anche a quello femminile, aggiungendo in questa minestra riscaldata anche un pizzico di velata tensione erotica tra Nikita e il suo ex addestratore Michael (Shane West), che, ancora membro della Divisione si ritrova ora a doverle dare la caccia.

Le mille e una pecca

Più o meno ogni puntata mostra una missione che la Divisione deve portare a compimento e i corrispettivi tentativi da parte di Nikita di boicottarla. Ora, le suddette missioni sono purtroppo non solo autoconclusive (probabilmente gli sceneggiatori erano distratti mentre a lezione gli spiegavano l’importanza del cliffhanger), ma sanno eccessivamente di già visto, sono come prive di mordente e dunque scordatevi pure di poterne restare coinvolti. Anche il contrattacco di Nikita è prevedibile ed è basato principalmente sulle sue doti da “guerrigliera”. Di quella complessità narrativa regalataci da serie come 24 o Alias (per restare in tema), di quell’attenzione ai dettagli qui non vi è traccia.
Un cenno, infine, va fatto a quelle soluzioni ridicole e raffazzonate che servono ad uscire da quelle che altrimenti sarebbero imbarazzanti impasse (“Ehi Nikita quanti proiettili hai detto che avevi nel caricatore?”, “Come diavolo sapevi del GPS su quell’auto?”, “Di che straordinario materiale è quella sedia che hai usato come scudo per ripararti da quella feroce pioggia di pallottole?”, ecc.) e che fanno apparire la serie molto artificiosa. In altri casi avremmo chiuso un occhio, si sa, la finzione ha bisogno di prendersi le sue licenze, ma qui ti fanno solo gridare al ridicolo. Visto dunque che le missioni, ovvero il cuore pulsante di ogni episodio, lasciano a desiderare, uno pensa di consolarsi col resto, e invece no. I personaggi sono monodimensionali, praticamente statici e non esistono al di fuori delle mansioni che hanno da portare a termine. Niente vita privata, niente relazioni interpersonali, niente di niente. E se si ricorre alle volte al flashback per mostrarci stralci della vita passata di Nikita e Alex, ciò non risulta comunque sufficiente a migliorare lo stato delle cose. In ultimo notare il forte squilibro a favore della due donne che finisce col mettere in ombra gli altri co-protagonisti.

Nikita - Stagione 1 Riprendendo la domanda postaci in apertura possiamo non solo ribadire quanto non fosse auspicabile un progetto simile, ma affermare anche la correttezza delle nostre previsioni. Da La Femme Nikita ne è passata di acqua sotto i ponti e il pubblico contemporaneo si è fatto più smaliziato, nonché attento ed esigente. Gli anni precedenti ci hanno donato ottimi serial di simile genere che hanno saputo mixare bene azione, dramma, spionaggio e thriller e che evidenziano tutta la mediocrità di una serie come la nuova Nikita. Sia chiaro, c’è di peggio e se proprio non avete nulla, ma nulla nulla nulla da vedere, fate pure, poi però non dite che non vi avevamo avvisati.